Mentre in settimana ci sono stati dati positivi per l’economia italiana, Carlo Calenda avverte che la crisi non è alle spalle. Ma nella sua intervista a Repubblica, il ministro per lo Sviluppo economico dà anche un giudizio – “Il governo Renzi ha fatto per l’economia cose che nessuno aveva fatto prima. Ma ha dato l’impressione che i problemi fossero ormai alle spalle. Non era e non è così” – che secondo l’economista Francesco Forte merita una speciale attenzione.
Perché è così importante questo passaggio?
Viene ricordato che il Governo Renzi ha commesso un errore tragico: utilizzare i risparmi sugli interessi e il tempo concesso dal Quantitative easing non per ridurre il debito pubblico, ma addirittura per nuove spese e per riduzioni di imposte servite a fini elettorali, non per l’economia. E non aver capito che la crisi non era alle spalle (perché oltre al debito pubblico c’era la montagna dei crediti in sofferenza delle banche) è un problema drammatico che rischia di ripetersi anche adesso.
Qual è il rischio che corriamo?
Lo spread è tornato a salire e si sta avvicinando la fine del Qe. È iniziata già una fuga dai nostri Btp di più recente emissione, che rischia di generare un effetto domino sul resto del nostro debito pubblico. Il Governo di cui fa parte Calenda dovrebbe quindi provvedere a una manovra di rientro che utilizzi al massimo la crescita che abbiamo avuto allo scopo di ridurre il deficit intorno all’1,5%, onde determinare una riduzione consistente del debito pubblico già nel 2017, dando un segnale importante. Per questo ha ragione il ministro a dire che la crisi non è ancora alle spalle. Un messaggio chiaro anche rispetto alle “buone notizie” degli ultimi giorni sull’economia. In realtà, sono brutte notizie: indicano che ormai è vicina la fine del Qe.
Nella sua intervista Calenda parla anche di scarsi interventi per le imprese negli ultimi trent’anni e della mancanza di politica industriale in Italia. Cosa ne pensa?
Anche in questo caso il Governo si trova ad affrontare la questione Telecom/Vivendi senza che qualcuno se ne sia occupato prima ai sensi di una politica industriale ispirata alla libertà di mercato e quindi alla concorrenza e alla tutela dell’interesse nazionale. Credo che Calenda faccia riferimento al fatto che pur essendoci delle leggi, l’esecutivo di Renzi non si è curato di applicarle. Non è stata fatta chiarezza sulla politica industriale e ora lui si trova a cercare di far ricorso alla Golden Power quando può essere troppo tardi. In sintesi, sia nella micro che nella macroeconomia siamo in una situazione debole. E credo che quindi Calenda stia dicendo che il Governo ha bisogno di arrivare fino alla fine della legislatura per affrontare questi problemi.
In un certo senso una risposta a chi, come Rosato, sostiene che il voto sulla Legge di bilancio dovrà considerarsi l’ultimo atto della legislatura?
Sì, è come se Calenda dicesse che ci sono cose che Renzi avrebbe dovuto fare, ma non ha fatto. Quindi ora tocca al Governo, pur in condizioni difficili, agire perché non siamo ancora usciti dalla crisi e non abbiamo ancora una politica industriale. Il messaggio è chiaro anche rispetto alla Legge di bilancio: non potrà essere elettorale, sarebbe un rischio tremendo. Mi domando solo perché Calenda queste cose non le ha dette qualche tempo fa, visto che sono sotto gli occhi di tutti.
E come si risponde?
Probabilmente per una scelta politica. Deve aver pensato che la “devozione” a Renzi costasse troppo. Essendo un onest’uomo, una persona che tiene alla sua reputazione e guarda anche al futuro dell’Italia, deve aver scelto di non turarsi più il naso e si è deciso a sputare il rospo.
(Lorenzo Torrisi)