C’è davvero il rischio che il bipolarismo destra-sinistra che stiamo faticosamente cercando di comporre in una visione responsabile e condivisa dei bisogni del Paese, si trasformi in un bipolarismo etico, ridotto in ultima istanza all’ultimo quesito che occupa le pagine di tutti i giornali: nozze gay si o no… Casini contro Bersani? O Casini come Bersani? O ancora Casini e Bersani, uguali nella fermezza con cui difendono le loro posizioni, ma fermamente diversi nei contenuti.
Il matrimonio gay è un’alternativa che si pone prima di tutto all’interno del Pd, fortemente assorbito da questa querelle soprattutto nell’ultima settimana, dopo la direzione nazionale di sabato scorso. Ma che qualcuno ha cercato di trascinare anche nella dinamica tra le alleanze politiche, in particolare nel rapporto Pd-Udc, proprio perché nella prossima legislatura potrebbero convergere in una alleanza di coalizione. La provocazione è stata lanciata inizialmente dalla Roccella, ma è esplosa in occasione della Direzione nazionale dell’Udc di venerdì 20 luglio. Avvenire dal canto suo ha dato ampio risalto a questo aspetto di un dibattito politico, che cerca di non appiattirsi esclusivamente sui temi economici, ma vuole mantenere alta la sua tensione valoriale. Tanto più se comprendiamo l’esatta natura dei diversi problemi in corso, che non si possono ridurre ad una sola ed esclusiva domanda sul matrimonio gay: si o no.
Una settimana fa all’assemblea nazionale del Pd si è votato a larghissima maggioranza un documento proposto e coordinato dalla Bindi. “Quanto ai matrimoni gay, osservava la Bindi, con una maggioranza del 95% il partito ha trovato la sua unità intorno al riconoscimento delle unioni civili anche omosessuali, in linea con la Costituzione e con i grandi paesi europei. Mi sembra già un grande risultato. Dobbiamo evitare atteggiamenti massimalistici”. E Beppe Fioroni, altro leader cattolico del Pd, in quella stessa occasione, in una intervista su Repubblica confermava: “All’assemblea nazionale il Pd ha assunto una decisione a stragrande maggioranza, con solo 38 contrari, che va verso il riconoscimento dei diritti, e dà l’alt al matrimonio gay equiparato al matrimonio come lo intende la Costituzione, a fondamento della famiglia. Questo fa fare un passo avanti ai diritti e blocca le speculazioni e le strumentalizzazioni”.
Ma per ridimensionare la posizione assunta dai due leader cattolici del Pd sono bastati pochi giorni di polemiche intense, anche se a volte violente e volgari. Infatti nel Pd oggi, dopo tante polemiche, dopo tanti distinguo tre le diverse anime del partito, prevale un netto orientamento verso il matrimonio gay alla tedesca. Lo hanno affermato rispettivamente Bindi e Fioroni in una loro recente intervista al Corriere della sera.
Il dibattito nel Pd in alcuni momenti ha visto alzarsi il livello di tensione fino a lasciar supporre una potenziale difformità di idee e di posizioni tra Bindi e Bersani, tra il presidente e il segretario generale del partito. Questo nonostante la prima avesse dalla sua circa il 90% del partito, e i fautori del matrimonio gay in sede assembleare si potessero contare sulle punte di una mano. Ma Bersani ha affermato in modo lapidario che nel Pd i matrimoni gay si faranno. Punto. E tutte le agenzie hanno riportato: “Bersani, noi le unioni civili le facciamo, gli altri si regolino”. E Bindi e Fioroni si sono regolati subito, mentre la Roccella, provocando un gruppo di amici di sicura fede cattolica, lanciava un sasso in casa Udc: “E’ possibile per l’Udc allearsi con chi la pensa in questo modo? E che accadrebbe in una eventuale necessità di votare in un senso o nell’altro?”. Secco e chiara la risposta di tutti gli interpellati: “Per l’Udc queste questioni non sono all’ordine del giorno, se lo fossero la sua posizione sarebbe netta e chiara, come conferma la sua storia e la storia personale di tutti gli interpellati. Non temere, per quanto ci riguarda questi ddl non passeranno né oggi e né domani”. E in questo senso si esprime chiaramente anche il documento politico presentato in occasione della direzione generale del 20 luglio.
Pierferdinando Casini, che all’inizio della settimana aveva ribadito la sua personale contrarietà a matrimoni ed adozioni gay e aveva affermato che i temi etici non potevano entrare in una agenda di governo, si è spinto ancora più avanti. Ha affermato che non si tratta solo di una posizione personale, ma che tutta la linea politica del partito è contraria a matrimoni gay ed adozioni.
E’ contraria anche all’eutanasia; perché siamo sempre dalla parte della vita e della ricerca, purché siano sempre e costantemente al servizio dell’uomo. Ha fatto queste affermazioni con toni forti, ai limiti della durezza, nonostante mostrasse tutta la sua sensibilità nel voler venire incontro al riconoscimento di altri diritti per le coppie di fatto, gay e non. Tutta la direzione ha confermato con un lungo applauso la sua piena adesione alle parole di Pierferdinando Casini, riconoscendosi nei valori, nelle radici storiche e nelle motivazioni da lui riportate. In analogia con quanto affermato pochi giorni prima da Bersani, si potrebbe aggiungere: “Noi le unioni civili non le facciamo, gli altri si regolino Punto”. A questo punto si possono ricavare poche ma incontestabili conclusioni:
A) Nel Pd sui temi etici in generale, e sul matrimonio gay in particolare, sussistono posizioni diverse. Forse sono più i contrari che coloro che sono a favore: con valori del 90 a 10. Ma la posizione del segretario nazionale unita alla intensità della protesta del 10% dei favorevoli, modifica radicalmente il risultato delle consultazioni iniziali e produce un risultato finale di questo tenore: dite quel che volete, ma noi faremo le nozze gay. Punto.
B) Nell’Udc i toni sono diversi, non ci sono diktat, il primato della coscienza è garantito; ma la posizione del partito lascia chiare le posizioni: “Noi non faremo le nozze gay. Punto”, anche se cercheremo di garantire meglio i legittimi diritti delle persone omosessuali, senza per questo neppure lontanamente pensare ad un possibile matrimonio o ad una eventuale adozione.
C) Su questi temi non è possibile fare nessun tipo di accordo di naturale elettorale o di programma di governo. Non sono all’ordine del giorno, non faremo mediazione e voteremo contro come abbiamo sempre fatto, cercando per di più di portare dalla nostra parte non solo i Pd-dissenzienti, parte di quel famoso 90%, ma anche altri partiti presenti in parlamento, siano essi nella maggioranza di governo o no.
Ma la situazione politico-economica del Paese deve misurarsi anche con molte altre questioni, su cui è certamente possibile non solo un accordo e una mediazione, ma su cui vogliamo e dobbiamo impegnarci già da ora, per esempio sostenendo lealmente il Governo Monti. Si tratta di temi che hanno per oggetto la riduzione del carico fiscale, l’attuazione di norme per lo sviluppo che diano ossigeno alle piccole e medie imprese che sono in affanno. Occorre rilanciare politiche concrete per i giovani e per le famiglie, dobbiamo investire con maggiore rigore,. Ma anche con maggiore creatività nelle politiche per la sanità e per il welfare, e via dicendo. Il Paese oggi ha bisogno di tutti e i partiti con maggior senso di responsabilità debbono collaborare senza farsi trascinare da lotte interne o da sterili contrapposizioni. ABC su questa linea debbono intensificare la loro collaborazione oggi per poterla proseguire ancor più e ancor meglio domani. Proprio come ha recentemente raccomandato il Capo dello Stato, che immagina una larga coalizione anche nella prossima legislatura. Su alcune questioni però l’Udc non solo non sosterrà Bersani e i sostenitori del matrimonio gay. Ma remerà decisamente contro, coerentemente con la sua storia e con le sue convinzioni, Cercherà di far proseliti in aula al momento di un eventuale voto e sul territori parlerà con chiarezza ai suoi elettori e a chiunque vorrà ascoltarla, senza mai scadere però in quella violenta intolleranza che in questi giorni è affiorata e che non è nel nostro DNA.