Il progetto sull’autonomia energetica degli Stati Uniti è uno dei pilastri del programma di Donald Trump, che punta sull’indipendenza dalle nazioni “ostili”. La strategia per il primato energetico nazionale passa da due decreti esecutivi firmati dal neoeletto presidente Usa quattro giorni dopo il suo insediamento. I provvedimenti in questione puntano al completamento di opere infrastrutturali del settore energetico: l’oleodotto Keystone XL da parte di TransCanada e il Dakota Access da parte di Energy Transfer Partner. Come riportato da La Stampa, Trump vuole far indossare agli Stati Uniti una corazza per renderli impermeabili «a certe dinamiche indotte e opache». Da qui la volontà di dotarsi di risorse interne, di accrescere gli standard energetici di consumo e produzione, di sviluppare alternative per il trasporto veicoli a gas, elettrici o a idrogeno. Il quadro generale di riferimento è cambiato, quindi gli Usa possono cominciare a dettare le loro regole. Il Keystone XL trasporterà il petrolio dall’Alberta, in Canada, al Nebraska, dove sarebbe poi collegato ad un’altra struttura per il trasporto in Illinois e nelle raffinerie di Louisiana e Texas. Il Dakota Access, invece, consentirà il trasporto di greggio dal giacimento share Oil di Bakken, in North Dakota, fino a Patoka, in Illinois, dove però l’opera è osteggiata dalle popolazioni Sioux per l’impatto che potrebbe avere sulle terre. L’indipendenza energetica non può prescindere per Trump dalla sicurezza energetica: per questo è stata creata una commissione bipartisan alla Camera. Dovrà studiare le ricadute delle decisioni Opec sul mercato energetico globale e proporre misure di contrasto agli effetti negativi prodotti dal cartello. Il piano del suo “American First Energy Plan” è chiaro: diventare e restare indipendenti dall’Opec e da qualsiasi nazione ostile ai loro interessi.