I corsi e i ricorsi della storia assumono, non di rado, pieghe bizzarre. Ciò che fino a pochi anni fa sarebbe parso del tutto impossibile, se non in circostanze improbabili, diventa realtà. Vedremo, infatti, schierata in campo alle prossime elezioni una coalizione composta da ciò che resta dei comunisti e da ciò che resta dei democristiani. Salvo, ovviamente, eccezionali imprevisti. Che in passato ci fossero stati sostegni esterni, collaborazione di vario genere o trattative è risaputo. Ma correre assieme per le politiche è tutta un’altra cosa. Sembra che neppure le posizioni antitetiche sui matrimoni gay, oramai, siano in grado di incrinare il sodalizio che si è creato tra Bersani e Casini. La pensa così Peppino Caldarola, secondo il quale l’asse Pd-Ucd sta andando sempre più consolidandosi.
Non crede che per trovare un accordo sulle nozze omosessuali Pd e Udc dovrebbero rinunciare ad una parte troppo importante delle proprie identità?
Non penso che l’alleanza salterà su questo tema. Le unioni civili, nel dibattito parlamentare, non rientreranno nell’obbligatorietà di partito, ma saranno affidate alla libera scelta. Non saranno, quindi, oggetto di trattativa.
Su quali punti, invece, sarà possibile identificare un programma comune?
Il tema di fondo sarà l’Europa. Andiamo, del resto, incontro ad una stagione in cui gli euroscettici potrebbero moltiplicarsi; a maggior ragione, quindi, l’europeismo, potrebbe rappresentare la materia su cui fare fronte comune. Credo che un secondo punto di raccordo potrebbe essere rappresentato dal rilancio della crescita. Infine, entrambi potrebbero fare della difesa della famiglia, particolarmente penalizzata dalla crisi, la propria bandiera.
Una volta individuati gli obiettivi, crede anche che saranno in grado di accordarsi sugli strumenti per realizzarli?
All’indomani delle elezioni ci troveremo nella stessa identica situazione in cui siamo adesso. Credo, quindi, che ciascun partito non potrà fare altro che un piccolo passo indietro per dar vita ad una sorta di patto di sopravvivenza dell’Italia. Un patto che, tuttavia, le parti potranno tranquillamente considerare transitorio, necessario al solo scopo di uscire dall’emergenza.
Il rinsaldarsi dell’asse Bersani-Casini potrebbe estromettere definitivamente l’Idv e Sel dall’alleanza?
Benché Vendola abbia sempre ribadito l’essenzialità del legame con Di Pietro per allearsi con il Pd, dovrà fare i conti con il fatto che la rottura del rapporto tra Idv e Pd, oramai irreversibile, nasce da alcune scelte di Di Pietro inaccettabili per il partito di Bersani. La prima è la demonizzazione del governo Monti, la seconda è l’attacco continuo al Quirinale. A questo punto, se il Pd accettasse l’alleanza con Di Pietro, si snaturerebbe.
Vendola, in ogni caso, potrebbe mai accettare una convivenza forzata con l’Udc?
Nella sua Regione ha sempre avuto un atteggiamento piuttosto dialogante con i moderati e, in particolare, con i moderati cattolici. Non si capisce, quindi, perché a livello nazionale non possa comportarsi allo stesso modo.
Pippo Civati, invece, al quale è stata, in questo caso, intestata la rappresentata dei Rottamatori, ha detto che l’alleanza con Casini, che per anni ha governato con Berlusconi, è da escludersi
Non mi pare che, attualmente, la posizione di Civati sia maggioritaria. Si basa, del resto, su valutazioni inesatte. Casini, infatti, è ormai da tempo che sta all’opposizione di Berlusconi e ha rifiutato di formare con lui il Pdl.
E se tornasse in auge l’ipotesi di un Monti bis?
Mi pare che sia più probabile che Monti vada al Quirinale e il candidato premier lo faccia Bersani. Ovviamente, da qui alle elezioni lo scenario potrebbe cambiare e il personaggio in grado di raccogliere maggiori consensi potrebbe essere un altro.
Potrebbe essere Berlusconi stesso a lanciare Monti come suo candidato…
Mi pare che, attualmente, prima ancora della leadership, abbia a che fare con un problema più grave, che riguarda la consistenza e la tenuta del partito, nei confronti del quale i sondaggi sono piuttosto impietosi.
Crede possibile che i partiti si accordino sulla legge elettorale per votare entro novembre?
Tecnicamente è possibile. Politicamente, no. L’accordo tra le maggiori forze politiche, infatti, non è ancora stato raggiunto.
(Paolo Nessi)