Docente di Economia politica nella facoltà di Sociologia dell’Università Cattolica di Milano, Giovanni Marseguerra riassume in questo modo, ironico e più che mai calzante, il rapporto tra lo Stato e i cittadini: “Questo è uno Stato benevolente verso i suoi sudditi”. Se si vanno a guardare le insolvenze dello Stato verso i cittadini, si può comprendere subito che gli italiani sono spesso trattati come sudditi, che le esigenze delle persone, come stabilisce la Costituzione, vengono dopo le esigenze dello Stato. Forse sarebbe un bene rileggersi i dibattiti della Costituente e gli interventi dell’allora giovane giurista Aldo Moro.
È insolvente questo Stato con i cittadini italiani, professor Marseguerra?
Tecnicamente non possiamo definirlo insolvente, perché alla fine paga. Solamente che paga con tempi biblici, sei mesi, un anno. Ci sono una serie di piccole e medie imprese che vendono prodotti e servizi allo Stato. Prima di essere pagate, a volte, fanno a tempo a fallire. Oppure ricorrono alle banche e restano indebitate. Si può parlare di scandalo.
Nel Nord Est, per fatti del genere, ci sono stati dei suicidi.
È vero, ne ho sentito parlare. Persone che avevano piccole aziende, che erano creditori nei confronti dello Stato e sono finite nella disperazione. Ma vorrei aggiungere un’altra considerazione: noi parliamo stando nel Nord di questo Paese, occorre pensare anche che cosa accade al Sud…
A suo parere che incidenza hanno questi tempi così lunghi di pagamento sull’andamento economico, sulla vita delle imprese italiane?
Se si fa un’inchiesta, se si fanno dei sondaggi, se si interpellano degli imprenditori, ci si sente rispondere inequivocabilmente che le difficoltà maggiori vengono dalla pressione fiscale e dal ritardo dei pagamentui dello Stato. Questo è un motivo incessante, costante. Non ci sono altre risposte così impellenti. È vero che siamo in un periodo di crisi economica e finanziaria gravissima, ma quelle due voci che ho citato sono la prima risposta che danno le persone che fanno impresa. Ma io aggiungerei che ci sono insolvenze anche più gravi da parte dello Stato.
Quali ad esempio?
È uno Stato che non suggerisce nulla, che non indica nulla. Quale sarebbe il primo compito di uno Stato verso i suoi cittadini? Sarebbe proprio quello di indicare i nuovi obiettivi, le nuove filiere da sviluppare. Sarebbe quello di suggerire e di stimolare a fare impresa nei settori più importanti di una determinbata epoca. Qui lo Stato che ti va rovistare in tutti gli aspetti della tua vita, è completamente assente. Tace, non esiste.
È paradossale anche che quando chiede le tasse voglia essere pagato subito, all’istante, mentre quando ti deve qualche cosa “rispetti” sempre i suoi tempi biblici.
È la normalità, assurda, di questo Stato. Bisognerebbe andare a vedere quando ci sono le discussioni su detrarre i farmaci ai pensionati. La burocrazia sembra implacabile, sta a discutere sui due euro.
Ma tutto questo si potrà cambiare?
Occorreranno delle generazioni di italiani per cambiare un simile rapporto. Non so quanto tempi ci vorrà. Ma sicuramente passeranno molti anni. Ce lo tiriamo dietro da sempre, da quando è nato lo Stato italiano. Del resto, che cosa può fare un citadino che si trova creditore dello Stato, gli fa una causa? Penso che nessuno abbia una simile intenzione. A tempi biblici, si accumulerebbero altri tempi biblici.
Ma ci saranno modi per modificare una simile situazione, per difendersi almeno?
È importante ad esempio che sia stato fatto lo “Statuto delle imprese”. Almeno per fare un’impresa non bisogna prima chiedere un permesso, che magari dovevi aspettare chissà per quanto tempo, ma fai questa iniziativa e poi la fai verificare. È un passo avanti. Significa che lo Stato, almeno in una simile circostanza, non ti considera “cattivo” – fatto che è sempre stata una costante della realazione tra Stato e cittadini.
Ma ci sono anche ormai Stati insolventi?
Beh, con questa crisi del debito, in questo quadro economico e finanziario, alcuni Paesi possono anche diventare insolventi. Come è già accaduto.
(Gianluigi Da Rold)