Il redditometro “non è una crociata contro la ricchezza. E ad essere scandalosi sono i 120 miliardi di evasione fiscale”. Dopo il presidente Attilio Befera, anche il vicedirettore dell’Agenzia delle Entrate, Marco Di Capua, dice la sua su questo strumento, da tempo, al centro del dibattito, e che negli ultimi giorni ha già subito delle rettifiche circa il suo utilizzo, come l’esenzione dei pensionati (che non hanno altre forme di reddito) e l’introduzione di una “franchigia” di 12.000 euro annui. Ilsussidiario.net ha commentato le ultime novità con il professor Gian Carlo Blangiardo, Docente di Demografia all’Università Bicocca di Milano.
Professore, è d’accordo con le dichiarazioni del vicedirettore dell’Agenzia delle Entrate?
Sono convinto che sia scandaloso che ci siano persone che dichiarano di vivere con 10mila euro all’anno. Se vogliamo combattere l’evasione dobbiamo combattere non solo i grandi evasori, ma occorre dare un colpo anche ai milioni di contribuenti che se ne approfittano. Se questo è un modo per tenere sotto controllo queste situazioni e per dare un esempio di equità a coloro i quali pagano regolarmente le tasse e si chiedono “perché a pagare siamo sempre e solo noi?”, allora siamo sulla strada giusta.
Quali scenari potrebbero aprirsi, secondo lei, nell’escludere i pensionati dal redditometro?
Credo che più di un discorso di categoria, sia un discorso di redditi molto bassi, per cui non ha senso stare a indagare sul pensionato con reddito basso. Ritengo che comunque sul redditometro ci sia una specie di equivoco di fondo. Se mi trovo di fronte a una persona che dichiara un reddito di 10mila euro all’anno e vive con un’altra credo sia ragionevole e condivisibile verificare meglio la situazione. È evidente che se una persona ha un reddito commisurato al costo della vita, alle sue spese, credo che non debba temere il redditometro.
I pensionati, però non sono solo coloro i quali faticano ad arrivare a fine mese. C’è anche chi vanta una pensione significativa. Non pensa che i soliti furbetti potrebbero approfittarsene…
Intanto i pensionati che percepiscono una pensione di 4mila euro la ricevono da un ente pubblico e su quella pensione ci pagano fino all’ultimo euro. Chi ha un reddito alto e dichiara, per esempio, 50mila euro, può tranquillamente sostenere una serie di spese. Sono quelli che non dichiarano niente i veri bersagli del redditometro. E spesso si tratta di persone che non hanno un lavoro dipendente. Viene così naturale chiedersi: ma come fa quell’uomo a vivere se non dichiara niente?
Può essere giusto, secondo lei, escludere le pensioni di vecchiaia, e controllare meglio le pensioni di invalidità, laddove, si sa, esistono casi di truffa?
Il problema non è verificare se la pensione sia dovuta o meno. Il problema è verificare se c’è della gente che inevitabilmente deve consumare qualcosa e non arriva neanche a dichiarare ciò che è comunque indispensabile per vivere. Io credo che il redditometro nasca (anche se ora viene contestato da tutti e sembra che nessuno lo abbia voluto) come idea legata al buonsenso; è perciò evidente che non si può guadagnare meno di quanto serve per vivere, a meno che non ci sia qualche forma di aiuto, magari da parte dei parenti, che può essere dimostrato al fisco. Ma al di là di questi casi, in generale un contribuente che dichiara una cifra inferiore a quella che normalmente serve per vivere, credo che sia sospetto. E siccome credo sia interesse di tutti che non ci siano evasori e falsi poveri ritengo che questa sia una buona battaglia se vogliamo dare una colpo all’evasione.
Così come è stato pensato il redditometro è un buon strumento?
C’è bisogno di applicarlo con intelligenza. Il problema non è la norma, non sono le leggi, ma la capacità dei dipendenti dell’Agenzia delle Entrate di non essere troppo “pignoli”, ma di essere ragionevoli e disponibili ad accettare le spiegazioni e magari una capacità di non vessare, per esempio, una pensionata 90enne.
Secondo lei come stanno affrontando il tema del redditometro i candidati alle prossime elezioni politiche?
Secondo me, con paura. Temono di venire associati a questo strumento che i mezzi di comunicazione dipingono come una pratica vessatoria nel riguardo dei poveri cittadini. Se invece loro riuscissero a far capire che l’obiettivo è quello di dare una mano ai cittadini che pagano le tasse cercando di scovare quelli che evadono, se si dichiarassero sostenitori di questa creatura con le finalità con le quali è stata pensata, potrebbero dare l’impressione di essere delle persone serie che non si limitano a dire recuperiamo tot miliardi dall’evasione senza specificare in che modo.
(Elena Pescucci)