La crescita dei prezzi dei prodotti alimentari è fonte di numerose preoccupazioni sia nei paesi industrializzati che nei paesi in via di sviluppo. In particolare in questi ultimi la crescente “food bill” ha effetti devastanti sulle fasce più povere della popolazione, minacciando la sopravvivenza di migliaia di persone.
Ma quali sono i fattori determinanti della “emergenza cibo” a cui stiamo assistendo? Il fenomeno è complesso e il rischio di un’eccessiva semplificazione è forte, tuttavia è possibile offrire alcune chiavi di lettura. In particolare è utile distinguere tra fattori congiunturali e fattori strutturali, i primi fanno riferimento a dinamiche di breve periodo, i secondi a dinamiche di lungo periodo.
a. Scarsi raccolti negli ultimi anni in alcuni paesi chiave. Negli ultimi due anni alcuni paesi forti esportatori di prodotti agricoli (in particolare Europa e Australia) hanno effettuato raccolti relativamente scarsi, a causa delle avverse condizioni metereologiche. Alcuni ritengono che questi fenomeni non siano di natura congiunturale quanto piuttosto di natura strutturale, dovuti al riscaldamento globale del pianeta. In ogni modo gli scarsi raccolti non sono stati in grado di soddisfare la crescente domanda mettendo pressione sui prezzi.
b. Forte domanda derivante dai biocarburanti. La crescita rilevante del prezzo del petrolio a cui abbiamo assistito negli ultimi anni ha reso conveniente la produzione di energia derivata da fonti alternative, tra cui quella dai prodotti alimentari, i cosiddetti biocarburanti, nonostante il loro processo di produzione sia per certi versi inefficiente e costoso. L’impatto sul prezzo dei prodotti agricoli è stato rilevante, dato che da una parte è aumentata la domanda di cereali e dall’altra ha ridotto l’offerta di coltivazioni destinate all’uso alimentare.
c. Rilevante aumento dei costi di produzione. Il crescente costo del petrolio ha impattato notevolmente sul settore agricolo aumentando l’incidenza dei costi di produzione: il costo di esercizio dei macchinari (es. trattori) e il costo dei fertilizzanti sono infatti fortemente legati al costo del greggio.
d. Fattori di carattere speculativo. Così come per il petrolio, anche nel mercato dei prodotti agricoli in questi ultimi mesi sono all’opera elementi speculativi che possono creare vere e proprie bolle nei prezzi. Il motivo è che il prezzo è determinato sia dalle condizioni di domanda e di offerta che, soprattutto, dalle aspettative sulle condizioni future. Ne consegue che, nella misura in cui il mercato si attende futuri incrementi dei prezzi, è perfettamente logico continuare ad acquistare anche a prezzi elevati. È significativo, a questo proposito, quanto riportato da un trader di Wall Street intervistato alla CNN la scorsa settimana a proposito del livello record del prezzo del petrolio. L’operatore ha infatti ammesso che superata la soglia dei 100 dollari al barile, ha smesso di utilizzare analisi basate sui fondamentali, per considerare la dinamica dei prezzi recenti come fenomeno puramente speculativo. D’altronde, ha concluso, con la crisi dei mutui che ha depresso le borse e drasticamente ridotto il prezzo degli immobili “…this is the only game in town left”. È facile immaginare che fattori simili siano all’opera anche nel prezzo delle principali commodities agricole. Si badi tuttavia che sarebbe fuorviante attribuire la crisi del prezzo del cibo integralmente alla speculazione. Essa può essere un fattore, soprattutto congiunturale, ma le ragioni principali della crescita dei prezzi dei prodotti agricoli sono principalmente quelle di carattere strutturale analizzate di seguito.
a. Fattori di domanda. Sono legati alla crescita della popolazione e allo sviluppo economico di alcuni paesi in via di sviluppo. La popolazione cresce a ritmi elevati grazie in particolare al contributo delle regioni asiatiche. Le previsioni più recenti stimano che la popolazione mondiale passerà dagli attuali 6,5 miliardi a quasi 9 miliardi nel 2050. La crescita della popolazione ovviamente comporta una correlata domanda di cibo. In aggiunta ai fattori demografici, la forte crescita economica dei paesi maggiormente popolati (Cina ed India in primis) è associata ad uno spostamento della domanda da cibi ”poveri” a cibi maggiormente energetici (cereali e carne) alimentando la domanda di un ampio spettro di beni alimentari.
b. Fattori di offerta. È probabilmente il fattore più importante che sta alla base della crescita dei prezzi degli ultimi anni. Nonostante il progresso tecnologico abbia permesso un incremento elevato della produttività in molti settori produttivi, il settore agricolo ha invece sperimentato una progressiva riduzione della produttività. Il motivo va ricercato nel fatto che non sono stati effettuati investimenti rilevanti in termini di ricerca e sviluppo. La cosiddetta “rivoluzione verde”, che ha comportato l’applicazione massiccia della tecnologia all’agricoltura (uso estensivo dei macchinari e dei fertilizzanti) è oramai datata più di 40 anni e da allora il settore non ha più sperimentato innovazioni rilevanti che aumentassero sensibilmente la produttività. Infatti la forte disponibilità di prodotti agricoli registrata negli anni ’80, frutto da una parte della crescita della produttività legata alla rivoluzione verde di cui sopra, e dall’altra al forte incentivo alla produzione dato dai sussidi erogati da Usa e Ue agli agricoltori, ha determinato un eccesso di offerta che ha fortemente ridotto i prezzi sui mercati internazionali. Non dobbiamo dimenticare che non meno di 5 anni fa i prezzi delle commodities agricole erano ai minimi storici. I bassi prezzi dei prodotti agricoli e l’eccesso di offerta ha scoraggiato l’investimento in ricerca e sviluppo nel settore agricolo (i prodotti utilizzati per combattere batteri e parassiti che colpiscono le colture devono infatti essere continuamente aggiornati, dato che rapidamente essi divengono resistenti ai trattamenti chimici). L’esito è stato una progressiva riduzione della produttività di cui vediamo gli effetti ora.
Lo scenario dipinto precedentemente suggerisce che gli elevati prezzi dei prodotti agricoli sono determinati da fattori principalmente strutturali (elevata domanda e scarsa offerta) su cui si sono innestati fattori di carattere congiunturale che ne hanno acuito l’effetto sui prezzi.
Gli elevati prezzi hanno tuttavia già messo in moto dinamiche di correzione: ai prezzi attuali l’investimento in biocarburanti diviene meno interessante, dato che si riesce ad ottenere un buon rendimento da un uso agricolo delle commodities necessarie, senza dover implementare la costosa attività di trasformazione. Inoltre il supporto politico per la diffusione dei biocarburanti è ora meno esteso; secondo gli obiettivi definiti lo scorso anno, entro il 2020 il 20% del fabbisogno energetico dell’Unione Europea dovrebbe essere soddisfatto tramite energie rinnovabili. In questi giorni, stanti gli effetti avversi sulle popolazioni povere dell’emergenza cibo, causata in parte anche dalla domanda derivante dai biocarburanti, numerosi politici stanno ponendo in discussione tali obiettivi chiedendo una riconsiderazione dell’effetto complessivo delle politiche energetiche.
Inoltre i maggiori prezzi dei prodotti agricoli stimoleranno l’offerta e l’investimento in tecnologie che possano migliorare sensibilmente la produttività. Purtroppo gli effetti sul lato dell’offerta tarderanno a manifestarsi perché sono legati imprescindibilmente al timing dei raccolti. A differenza del settore manifatturiero, in cui le imprese possono rapidamente aumentare la produzione di fronte ad un eccesso di domanda, nel settore agricolo gli aumenti di produzione potranno generare un output disponibile sul mercato solo con il prossimo raccolto. Nonostante la Fao preveda un robusto aumento della produzione agricola nel 2008, il rapporto tra lo stock complessivo di cereali (produzione più scorte) e la domanda complessiva è previsto in ulteriore contrazione anche nel biennio 2009-2010. Ne consegue che i maggiori investimenti in capacità produttiva manifesteranno i loro effetti appieno solo dopo il 2010.
I prezzi dei prodotti agricoli sono dunque destinati a calare, ma solo nel medio periodo, per ora dobbiamo rassegnarci ad una bolletta alimentare più pesante.