L’implacabile Moody’s appioppa un altro downgrade all’Italia. Due livelli in meno sui titoli di Stato, con un tempismo di “apertura alla speculazione”, dato che proprio in giornata c’era un ‘asta di Btp. Naturalmente a mercato aperto, in mattinata; ovviamente di venerdì, in modo da preparare una riapertura lunedì al “calor bianco”, Moody’s ha stilato il suo giudizio, portando all’inizio lo spread a 480 punti. Poi, durante la giornata, il mercato si è in parte rasserenato, perché l’asta dei titoli di Stato è andata bene e lo stesso spread è disceso. Ma la chiusura è stata buona solo per il mercato azionario, in positivo, non per lo spread che ha chiuso a 478 punti. In sintesi il rendimento del decennale è risalito sopra il 6%. Contro il giudizio di Moody’s c’è stata una autentica “levata di scudi” a partire dal premier Mario Monti alle sedi europee di Bruxelles, dal mondo delle imprese italiane alla indomita procura di Trani che chiude la sua inchiesta, accusando i “padroni del rating” di manipolazione del mercato, con una richiesta di risarcimento per i risparmiatori che è quasi “astronomica”. C’è infine da segnalare un “timing nel timing”. Mentre la procura di Trani rinvia a giudizio nel pomeriggio Moody’s, in mattinata l’agenzia di rating, sembra annusare un “siluro in arrivo” e rifila l’ennesima stangata all’Italia. Quasi un “botta e risposta “ preventivo.
In verità, le nuove motivazioni di Moody’s lasciano un po’ tutti perplessi. Si parla soprattutto di “incertezza politica” dell’Italia, oltre ad altre considerazioni sul debito. E si deve guardare bene al senso della considerazioni dell’agenzia di rating: non si può comprendere se proseguirà l’azione che sta facendo il “governo dei tecnici”. Il che diventa paradossale. Perché si attacca l’Italia in considerazione di quello che potrebbe accadere con le elezioni politiche del 2013, quando si dovrebbe ritornare a un governo politico, in base alla maggioranza che uscirà dalle urne. Il tutto fa pensare che Moody’s attacca Monti, per difendere Monti! Sono dei misteri dei “maestri del rating” ai tempi degli algoritmi. Nel frattempo, il Premier italiano vola negli Stati Uniti per incontrarsi con il “gotha” mondiale dalla finanza, dove risponde alle domande che gli pone Bill Gates e raccoglie gli applausi del miliardario Warren Buffet. In questo “guazzabuglio”, di confusione e di incertezza verrebbe voglia di scrivere di fantascienza, o di tecnica di “comunicazione bellica non guerreggiata”, ma è doveroso invece affidarsi al giudizio di un uomo come Francesco Forte, ex ministro delle Finanze e grande economista italiano.
Che cosa ne pensa di questo nuovo giudizio di Moody’s?
Appare evidente a tutti che questo sia un giudizio pretestuoso. Come si può stilare un simile giudizio dopo la cura dolorosa che sta facendo il Paese per fermare il debito? La sensazione è che l’agenzia di rating Moody’s stia giocando una partita, o comunque stia accompagnando la scommessa che è stata fatta da alcuni protagonisti della grande speculazione internazionale. La scommessa è ormai nota. Si mette l’Italia nel mirino (è questo ormai è evidente a tutti) per colpirla. Nel momento che l’Italia entra in difficoltà seria, alla fine anche l’euro rischia grosso. Insomma, in breve sintesi, la scommessa è che facendo saltare l’Italia alla fine salta anche l’euro.
Forse il nostro presidente del Consiglio è volato negli Stati Uniti per incontrare la comunità finanziaria americana e per cercare di convincerla a non puntare su quella scommessa.
Quella di Wall Street e di alcuni operatori non è la logica del “gotha” dei grandi finanzieri e dei grandi milionari americani. Non è che con un convegno, un incontro, un dibattito si possa modificare la strategia di alcuni grandi speculatori. Almeno questo è quello che io penso.
Ma non le appare strano che adesso Moody’s giudichi l’Italia sulla base della sua incertezza politica?
Ma è proprio questo che appare pretestuoso. C’è un “governo dei tecnici”, che rassicura, come si dice, tutti mercati e che ha credibilità internazionale. Questo governo è nato proprio per l’incertezza politica dell’Italia, si giustifica proprio per questa incertezza. Siamo in una situazione di emergenza che ha portato alla formazione di questo governo. E allora di che cosa si preoccupano? Del dopo?
Complessivamente però, a parte questa “incertezza” scoperta da Moody’s venerdì 13 luglio, non si vede migliorare la situazione economica.
Diciamo pure che questo governo è fallito. Il commissariamento è fallito. Siamo in depressione e non ci si preoccupa per nulla di questo dato di fatto. In sintesi: siamo in depressione; la riforma del lavoro è stata “battezzata” molto bene dal presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi; la spending review viene ostacolata dalla parte di sinistra della coalizione parlamentare. Questi sono i fatti. Si può dire al limite che il giudizio di Moody’s è incompleto nella sua formulazione. Su che cosa si basa questa incertezza politica? Solo sul dopo elezioni del 2013, oppure sul fatto che con certe forze politiche non si può uscire da questa depressione? È su questo punto che l’agenzia di rating dovrebbe essere più precisa.
Eppure Monti in Europa sembra muoversi con una certa autorevolezza.
Credo che farebbe meglio a occuparsi meno di scudi anti-spread e un po’ di più a come far uscire dalla depressione l’Italia e promuovere la crescita, su cui si parla a vanvera e non se ne vede traccia. Questo governo mi ricorda il fallimento del Partito d’azione. Un gruppo di intellettuali che pensano di interpretare la situazione del Paese e di indirizzarne le scelte senza neppure ascoltare le reali esigenze di questo Paese.
(Gianluigi Da Rold)