La caduta a picco della critptovaluta Bitcoin, dimezzatasi nel giro di un mese fino a raggiungere un valore inferiore ai 10mila dollari, sta facendo molto riflettere. Il vicepresidente della Bce, Vitor Constâncio, in un’intervista a Repubblica ha paragonato quanto sta accadendo al Bitcoin con la bolla dei tulipani, ovvero quanto avvenne nel ‘600 con la prima crisi finanziaria innescata da strumenti con fini speculativi. Siamo nell’Olanda di quattro secoli fa quando un bulbo di tulipano fu venduto all’asta a un prezzo medio pari al reddito di oltre un anno e mezzo di un muratore di quel periodo. Solo qualche giorno dopo un’asta andò deserta e dopo quattro anni di euforia ed investimenti folli, la bolla scoppio d’improvviso. Lo stesso si può dire anche per la criptovaluta che solo il 18 dicembre scorso ha sfiorato i 20 mila dollari ma che oggi si trova sotto i 10 mila, dimezzando il suo valore in appena 29 giorni. Per comprendere al meglio il paragone è necessario comprendere cosa accadde nel ‘600: i ricchi mercanti e la borghesia del tempo iniziarono a vedere nelle varietà di tulipano meno comuni una merce di lusso, un vezzo che avrebbe potuto portare grande ricchezza. E così in pochi anni il Semper Augustus – una delle specie più ricercate – passò da una iniziale quotazione di 1000 fiorini a 3000, fino a sfondare qualche anno dopo i 6000. In questo contesto di follia però si inserì la speculazione che poco alla volta portò ad una inversione di marcia e quindi all’esplosione della bolla. (Aggiornamento di Emanuela Longo)
CRISI CRIPTOVALUTA AL -50%
Se ne parla da settimane ma ormai la crisi non è più “nascondibile”: i bitcoin (ecco qui una breve scheda che ci aiuta nell’analisi, ndr) nella notte tra lunedì e martedì hanno visto un crollo del valore incredibile e preoccupante, addirittura sfiorando il -50% rispetto ai valori massimi raggiunti nel dicembre scorso. La criptovaluta è scesa sotto 10.000 dollari, ai minimi da novembre e questo pomeriggio sono state toccate quote attorno ai 9mila dollari come valore della moneta elettronica, da molti indicata come possibile nuova merce di interscambio nel prossimo futuro. Solo a dicembre, tanto per capirci, la criptovaluta valeva più di 20mila dollari e si pensava già a quel futuro come “anticipato” nel 2018 di rivoluzionaria portata per i mercati di scambio: e invece qualcosa pare essersi rotto, alcuni avanzano già di “scoppio della bolla”. Ma cosa è successo per davvero? Al momento è molto complesso muoversi su questi valori e non solo perché variabili da un giorno all’altro: «Il Bitcoin sconta la stretta della Cina, che ha messo nel mirino siti web e app, che offrono servizi simili a piattaforme di scambi di criptovalute, per bloccare la speculazione e la proposta della Corea del Sud di un bando totale». spiega l’Ansa. Ma non l’unico problema in “casa” Bitcoin.
MA PERCHÈ LA CRIPTOVALUTA CONTINUA A PERDERE?
Appena fuori dai nostri confini, in Francia, il ministro delle Finanze Le Marie ha chiesto una sorta di rigida regolamentazione per poter meglio vigilare sulle valute virtuale. «Bitcoin e le criptovalute comportano alti rischi di speculazione e possibile manipolazione finanziaria», spiega il ministro dell’Economia di Macron. I rischi sono alti e il mercato li teme, figuriamoci ora che sono in picchiata. Nonostante questo, da qui a parlare di una “certa bolla” che si aspettava solo che scoppiasse, di distanza ne corre: «un grande crollo seguito a un picco enorme, e non significa che “sia scoppiata la bolla”, cioè che il mercato sia collassato: o perlomeno non ancora. Contrariamente a quello che si legge in giro online, nessuno può sapere con certezza se sia l’inizio della fine delle criptovalute, o soltanto un momento passeggero che sarà seguito da un nuovo aumento», spiega con dovizia di analisi il Post di oggi, sottolineando l’estrema volatilità del Bitcoin e simili, una caratteristica che nel bene e nel male accompagnerà sempre le criptovalute e con la quale il mercato mondiale dovrà imparare a farci meglio i conti. In queste ore si assiste sempre di più al “panic selling”, ovvero proprio quel timore degli investitori che vendono di colpo il proprio bene per un iniziale crollo del valore, «contribuendo in questo modo al suo andamento negativo. In molti attribuiscono il crollo delle ultime ore al susseguirsi di notizie potenzialmente dannose per il mercato delle criptovalute, e in particolare alla notizia di una possibile chiusura dei siti di exchange sudcoreani», conclude il Post. Insomma, il concetto è assai complicato e il futuro difficile da prevedere: ma un mercato volatile per eccellenza deve ammettere anche momenti del genere, dove tra l’altro comprare Bitcoin risulta molto più facile e con possibili ricavi qualora (con buone probabilità) il mercato si dovesse rialzare nel giro di qualche settimana.