Alcuni hanno interpretato il discorso di oggi di Bersani all’assemblea del Pd che ha incaricato Epifani si succedergli come una sorta di commiato. L’ex segretario ha spiegato che, in un partito in cui non ci sono padroni, è più facile smontare che costruire qualcosa. Poi, ha ringraziato tutti per quello di buone che è stato fatto. E per quello che non ha funzionato, «si dia, per carità, a me la colpa – ha dichiarato -: è legge della politica che si vince assieme e si perde da soli, bisogna dirlo, anche ai giovani». Ribadendo che resterà nel Pd, contribuendone alla ricostruzione, sia da capitano che da mozzo, ha auspicato che si realizzi un nuovo inizio, dicendosi convinto che ci sono tutte le premesse perché ciò possa accadere. Poi, ha fatto presente che al partito è chiesta un’assunzione di responsabilità collettiva. «Bisogna che guardiamo al Paese, di fronte alla situazione economica bisogna reggere gli assetti della nostra democrazia e dobbiamo essere all’altezza di questa domanda profondissima». In questo scenario, Bersani ha sottolineato come avendo enormi responsabilità a livello di governo, il partito dovrà sapersi giocare le proprie carte, cercando di correggersi e senza chiudersi.