“L’accordo di ieri è un fatto di una gravità inaudita. Cisl, Uil e Ugl non vogliono l’unità sindacale, ma hanno accettato il ricatto della Fiat”. Con queste parole il leader della Fiom Maurizio Landini ha commentato l’incontro di ieri tra le sigle sindacali e l’amministratore delegato di Fiat, Sergio Marchionne, durante il quale è stato confermato l’investimento di un miliardo da parte del Lingotto nello stabilimento di Mirafiori. “Trovo singolare – ha aggiunto Landini – che la Fiat, che dice di avere il consenso dei lavoratori in fabbrica, debba fare un accordo per difenderne un altro. E’ lo stesso atteggiamento che l’azienda ha usato a Melfi, dove i lavoratori licenziati e reintegrati dal giudice vengono pagati purché non rientrino in fabbrica”. “Formalmente la Fiat riconosce i nostri delegati – ha spiegato il segretario generale della Fiom – ma poi fa un accordo per dire che saranno gli altri sindacati a ricorrere contro chi non accetta quell’accordo. La Corte Costituzionale ha detto che un sindacato non esiste solo quando firma gli accordi ma se è rappresentativo”. Riguardo lo stabilimento di Mirafiori, Landini si dice convinto che “non siamo all’uscita dal tunnel, ma stiamo assistendo al tentativo di spegnerlo progressivamente”. Questo perché “non c’è alcun impegno scritto su cosa si farà e con quali tempi. Il polo del lusso non può garantire l’occupazione attuale a Mirafiori”. Inoltre, Landini dice di non conoscere “stabilimenti che danno lavoro a 5.000 persone solo con un Suv. Se c’è solo quello possiamo a spanne precedere che metà lavoratori resteranno fuori”. Poi ha concluso: “Marchionne tre anni fa diceva che per fare lavorare tutti a Mirafiori servivano 1.000 auto al giorno, 250-280.000 auto all’anno. Diceva che non poteva perdere mesi a discutere ma in tre anni non ha fatto nulla. Credo che sia impossibile produrre 280.000 suv e venderli. Ieri Fiat doveva dire qualcosa su Mirafiori perché la cassa integrazione è in scadenza, ma non c’è alcun impegno nero su bianco”.