Alla vigilia del ballottaggio delle primarie del centrosinistra era stato Matteo Renzi a invitare Pier Luigi Bersani a prendere un caffè insieme. “Ci sono problemi logistici, ma lo invito anche a pranzo”, aveva replicato il segretario del Partito Democratico. Così alla fine è stato e i due si sono ritrovati quest’oggi, da soli e senza staff al seguito, in un ristorante al centro di Roma. Dopo aver confermato che Renzi avrà un ruolo di rilievo nella campagna elettorale che il Pd ha ormai iniziato ad affrontare, Bersani ha voluto rispondere a Mario Monti che proprio oggi gli chiedeva di “silenziare” Stefano Fassina e i “conservatori” del partito. “Io ribadisco rispetto, ma chiedo rispetto per tutto il Pd”, ha detto il segretario al termine del pranzo. “Siamo un partito liberale – ha poi aggiunto – che non chiuderà mai la bocca a nessuno, che troverà sempre una sintesi”. “Il coraggio che mi si chiede credo di averlo dimostrato e credo che sia non chiudere la bocca alla gente, ma lasciarla parlare, lasciarla partecipare e trovare una sintesi. Questa è la mia idea”, ha concluso Bersani. Dal canto suo Renzi, al termine dell’incontro, ha detto: “E’ normale che si possa restare dentro un partito quando finiscono le primarie. Anche se si perde vedo troppa gente abituata a scappare con il pallone, io non sono fatto in questo modo”. Riguardo alle recenti critiche ricevute per l’eccessivo immobilismo dimostrato dopo la sconfitta alle primarie, il giovane rottamatore fiorentino si era fatto sentire questa mattina su Twitter: “Dopo le primarie, ho mantenuto la parola data, in lealtà. Sarà bello il giorno in cui la coerenza di un uomo politico non farà più notizia”. “In questi giorni – ha poi aggiunto su Facebook – ho ricevuto critiche anche da amici per aver mantenuto dopo le primarie il comportamento che avevo annunciato: no correnti, lealtà, rispetto. Sarà un gran giorno quello in cui i commentatori italiani smetteranno di stupirsi se un politico mantiene la parola data in campagna elettorale. La credibilità si costruisce anche così”. Il sindaco di Firenze risponde dunque a quanto detto da da Giorgio Gori dopo essersi classificato solo quarto alle primarie per i parlamentari Pd a Bergamo.
“Il Pd era riuscito ad avvicinare a sé un’ampia fetta di elettorato nuovo in tutta Italia – aveva detto Gori, fino a poco fa spin doctor di Renzi – ma dopo quella sconfitta, complice anche il silenzio del sindaco di Firenze, ha in gran parte messo da parte l’idea di votare il nostro partito che considera a questo punto irriformabile”. Poco dopo lo stesso Renzi aveva replicato, ma senza gettare benzina sul fuoco: “Giorgio ha fatto una battaglia bella. E quando uno resta fuori di poco è evidente che possa avere un’amarezza doppia”.