Il voto sulle unioni civili spacca la sinistra. La minoranza interna al Pd, dopo il voto di fiducia cui hanno partecipato i verdiniani, è andata all’attacco. Roberto Speranza ha sottolineato: “Non si può più stare zitti ed è il momento che si faccia una discussione vera sull’identità del Partito democratico. L’identità del Pd si può decidere solo in un congresso anticipato”. Tra chi è uscito dall’aula al momento del voto di fiducia sulle unioni civili c’è anche Felice Casson, senatore del gruppo del Pd pur non essendo più iscritto al partito da un anno e mezzo.
Senatore Casson, perché non ha votato la legge sulle unioni civili?
La legge è fatta male e ho scelto di non votarla per motivi tecnici, politici e costituzionali. Ritengo che mettere la fiducia sia stata un’aberrazione, perché su temi etici di questo tipo la fiducia non può essere posta. Non sono inoltre stati rispettati gli articoli 2 e 3 della Costituzione che parlano di uguaglianza di tutti i cittadini di fronte alla legge senza alcuna distinzione, nonché di solidarietà che riguarda tutti quanti. La legge sulle unioni civili conferma la discriminazione nei confronti degli omosessuali ma non solo.
Che cosa cambia dopo che i verdiniani hanno votato la fiducia?
Sul voto di giovedì sulle unioni civili bisogna fare una distinzione. Un conto sono i contenuti sui quali si è votato, un altro sono le conseguenze politiche legate a chi ha votato la fiducia. Si palesa in modo sempre più evidente che c’è un sostegno da truppe cammellate delle forze di Verdini. Questo cambia comunque la prospettiva politica della maggioranza di governo. Al di là del caso singolo di giovedì, queste truppe cammellate si presentano sempre pronte a dare il sostegno e quindi spostano gli equilibri da una parte o dall’altra a seconda dei temi.
Verdini sta cercando di spostare Renzi al centro?
Non è che Verdini stia cercando di spostare Renzi al centro, ma che il premier al centro si trova molto bene. Cerca quindi a sua volta un sostegno per giustificare su un tema o sull’altro un ricorso a forze esterne rispetto a quelle di centrosinistra. Renzi si trova meglio con Verdini che con forze di sinistra.
E’ in corso una mutazione genetica del Pd?
Sì. Io sono uscito appunto perché ho ravvisato questa strada e non condividevo tutta una serie di decisioni del Pd in contrasto con il programma sia delle primarie sia delle ultime politiche.
In fondo Renzi è così diverso da un leader come Romano Prodi?
Visto che siamo freschi del voto sulle unioni civili, va detto che Prodi era un cattolico adulto. Sapeva cioè ragionare in autonomia e comunque restando nell’alveo del centrosinistra. Questo tema invece a Renzi non interessa particolarmente.
Lei sta lavorando per ricostruire una nuova sinistra?
Sono in questo Senato con un mandato ben preciso, che è quello che mi è stato dato quando ho fatto le primarie. Porterò quindi a conclusione con quei contenuti il mio mandato da senatore. A Venezia c’è una lista civica che porta il mio nome e quindi faremo delle battaglie sul lavoro, sull’ambiente, sulla legalità partendo dal territorio. Questi mesi di lavoro, soprattutto fuori dal parlamento, saranno fondamentali per capire che cosa può succedere.
Perché all’esterno e non dentro al Parlamento?
Basta pensare al numero di fiducie che sono state poste. In questo modo si sono bloccate discussioni, valutazioni e approfondimenti, nonché la possibilità di fare qualcosa di diverso rispetto alla linea del governo. Il governo ha voluto mettere becco anche dove c’era la possibilità che fosse il parlamento a decidere, come appunto in materia di unioni civili o di riforme costituzionali. In questo modo si è deformato il lineare percorso di discussione.
M5s è espressione di parte delle istanze originali della sinistra?
M5s è un movimento autonomo, che anche al suo interno ha delle menti autonome. Ha ancora certamente una carica innovativa e cerca una configurazione politica più precisa. E’ la prima tornata in cui si trova presente in Parlamento e quindi è un movimento completamente nuovo che deve ancora trovare una propria fisionomia.
Perché attacca Renzi dopo essere stato candidato sindaco del Pd a Venezia?
No, io sono stato il candidato di una coalizione di otto forze diverse tra le quali c’era anche il Pd, nonché una lista civica che porta il mio nome e che è la seconda forza per numero di consiglieri comunali dopo quella del sindaco Brugnaro.
(Pietro Vernizzi)