Noto una distorsione nella campagna elettorale per le europee. Da un lato viene offerto di risolvere il problema delle tante cose che non vanno nell’architettura dell’Ue e in quella dell’Eurozona smontando tutto e/o andandosene. Dall’altro, la persistenza del sistema europeo viene proposta tacendone i difetti, enfatizzando l’europeismo, ma senza proposte di miglioramento. Vedrei più produttivo, invece, un confronto tra idee sul come riparare i difetti.
Perché non sta avvenendo, a parte una minoranza di espressioni? I partiti, dappertutto, vedono che gli elettorati non hanno conoscenze sufficienti su come funzionino Ue ed Eurozona e ciò li porta a semplificare i messaggi di offerta: pro o contro senza troppe analisi raffinate. L’Ue, poi, è più un’alleanza tra nazioni che non una confederazione e quindi la sua architettura sarà eventualmente variabile da un accordo tra nazioni, via trattati, e non certo da un Parlamento europeo. Infatti, tutti i movimenti “anti” utilizzano questa caratteristica offrendo progetti nazionali, ma anti-Europa.
Qui c’è un grave difetto del lato pro-Europa: non vengono definiti progetti di interesse nazionale di miglioramento del sistema europeo. In tal modo il confronto è tra “uscitisti” e quelli che marcano l’irrazionalità e i pericoli nel demolire, in particolare, l’euro, di fatto de-enfatizzando la necessità di rifarne i trattati per farlo funzionare.
Come finirà? Nelle 28 nazioni dell’Ue, forse con l’eccezione del Regno Unito, e nelle 18 dell’Eurozona non si formeranno maggioranze anti-euro. Ma tale esito sarà politicamente irrilevante come ritengono parecchi esperti? Non credo: il formarsi di robuste minoranze anti-Europa nelle nazioni condizionerà i governi portandoli su posizioni protezioniste e chiuse che possono anticipare una futura dissoluzione dell’eurosistema e un suo rimanere bloccato nel mentre.
Secondo me, ci vuole un rilancio del progetto europeo per evitare tale scenario, caricandolo di tre enfasi: (a) rifare l’architettura dell’euro affinché sia fattore di ricchezza e non di impoverimento; (b) riorganizzare l’Europa come un’area di libero scambio aperta al mondo, dando priorità al completamento del mercato unico e riducendo i poteri impositivi di Bruxelles; (c) cioè rendere l’Ue meno Unione (e meno Reich), ma molto più un’alleanza basata sull’utilità per tutti.
Temo che un tale progetto, che ho tratteggiato nel libro “Europa oltre”, non sarà oggetto di confronti nell’ambito di una campagna pro o contro, ambedue i lati troppo semplicistici. Ma dopo sarà importante ritrovare razionalità, realismo e visione.