“Di qualsiasi sentenza definitiva, e del conseguente obbligo di applicarla, non può che prendersi atto”. La presa di posizione del capo dello Stato che Berlusconi attendeva da giorni è finalmente arrivata. Ed è inequivocabile nella sua chiarezza, sia sul futuro del governo (non scioglierò le Camere) che sul destino politico di Berlusconi (sta a lui, ora, decidere cosa fare). “Berlusconi? Ora deve fare politica” dice a ilsussidiario.net il politologo Gianfranco Pasquino.
Professore, che fine fa l’agibilità politica di Berlusconi?
Non cambia, nel senso che c’è una sentenza definitiva che Berlusconi deve rispettare. È in attesa di conoscere l’entità e le modalità di espiazione della pena e soprattutto quale sarà la durata della sua sospensione dai pubblici uffici.
Qual è secondo lei il vero spirito della dichiarazione di Napolitano?
Penso che Napolitano sia stato infastidito dalle pressioni immediate di provenienza berlusconiana, di Schifani e Brunetta in primo luogo, e da parte organi di stampa come Il Giornale e Libero, che hanno esagerato. Anche perché hanno dato per scontato che il destino di Berlusconi fosse nelle mani di Napolitano quando invece non è così. A fronte di queste sollecitazioni, Napolitano ha ribadito che l’esigenza del paese è quella di avere un governo e che per questo non scioglierà il Parlamento. Inoltre, ha detto che il modo migliore per andare oltre questa situazione, da parte di Berlusconi, è di rispettare la sentenza.
Veniamo al passaggio sull’atto di clemenza. Napolitano ha detto di non aver ricevuto nessuna richiesta. Per alcuni è una giusta sottolineatura dopo le pressioni subite, per altri è un importante spiraglio. Lei che dice?
Che la domanda di grazia non sia pervenuta, Napolitano lo aveva già detto e lo ribadisce. Non gli si può rimproverare di non aver tirato qualcosa fuori dal cilindro, se prima non vi è stato messo. Ciò detto, Napolitano e non solo lui hanno già rilevato che è difficile che ci sia una domanda di grazia nel momento in cui ci sono altri processi pendenti nei confronti di Berlusconi. Ovvero: attenzione, perché l’istanza potrebbe essere prematura… Comunque, è come se il capo dello Stato dicesse: se farete qualcosa, deciderò. Sulla base delle leggi e della situazione.
Come valuta invece il passaggio in cui si cita il problema di una necessaria riforma della giustizia?
Napolitano ha già detto che la giustizia deve essere riformata. E lo diremmo tutti. Naturalmente un conto è dire che c’è un’esigenza di riforma, altro conto è pensare, come fanno Berlusconi e il Pdl, che la magistratura debba essere sottoposta al potere esecutivo o al potere legislativo o al potere elettorale del popolo. Questa non è una riforma, ma cercare di asservire la magistratura.
Qual è secondo lei il messaggio politico che il Quirinale manda al Pdl?
Primo, che dovrebbero calmarsi. Napolitano sta dicendo: fate politica, non cercate di sovvertirla; fate le riforme e fate funzionare il governo. Non so però quanto la situazione cambierà: i falchi continueranno a far i falchi, e forse lo faranno un po’ di più, e le colombe diranno “ma come, dobbiamo continuare nell’azione di governo, fare la legge elettorale, le riforme istituzionali, ottenere l’abolizione dell’Imu” e così via. Temo che il Pdl non avrà imparato la lezione.
Napolitano dice anche: sia Berlusconi a decidere come svolgere la sua funzione di guida.
Certo. Sia chiaro, interpeto liberamente a mio modo il presidente, al quale, però, credo non dispiaccia qualche volta di essere interpretato. E la sua lezione è: voi del Pdl dovete fare politica, dovete costruire un partito, non potete continuare ad essere berluscon-dipendenti.
Da oggi il governo Letta è più forte o più debole?
In politichese, la risposta è che il governo Letta è forte se riesce a fare le riforme. Fuori dal politichese, Napolitano sta dicendo che qualsiasi ipotesi di scioglimento del parlamento immediata è arbitraria e impraticabile; e questo rende il governo Letta piuttosto forte.
La nota del Quirinale influirà anche sul Pd?
Il Pd si dimentica molte cose: anche di avere ecceduto diverse volte nel criticare Napolitano. Chi vuole intendere, intende che Napolitano continua ad essere solidamente a sostegno del governo Letta e che quindi quelli di loro che per ragioni personali, di leadership, di piccoli brandelli di potere vogliono accelerarne la fine, sanno che non troveranno sostegno in Napolitano.
Per non far nomi, Renzi?
Io non credo che Renzi voglia la fine del governo Letta. Credo invece che a volerla siano altri: chi nel Pd che pensa di poter fare un’alleanza con Sel e con M5S e quindi Civati e Puppato, che si sono già espressi in questo senso; o altri ancora intorno a questa area, per esempio il professor Stefano Rodotà….
(Federico Ferraù)