Beppe Grillo torna a farsi sentire dal suo blog, dopo la sfuriata di ieri sera nei confronti dei suoi stessi parlamentari. Il fondatore del Movimento cinque stelle infatti non aveva gradito che alcuni dei suoi senatori avessero votato per Piero Grasso, poi eletto presidente del Senato, invece di sostenere il proprio candidato, seguendo quella linea di opposizione verso tutti i partiti da lui sempre dettata. Aveva parlato di tradimento e di richiesta di dimissioni, ma i suoi stessi senatori lo hanno in qualche modo zittito parlando di voto in libertà di coscienza. Adesso nel mirino del capo Cinque stelle c’è Massimo D’Alema (ha intanto definito i due nuovi presidenti delle Camere, Boldrini e Grasso, foglie di fico del Pd, in quanto una di Sel e l’altro indipendente, dunque il Pd non è stato in grado di esprimere un proprio candidato). L’alto dirigente del Pd infatti sarebbe il possibile candidato al Quirinale, dopo che per gironi si era parlato di Romano Prodi. L’idea non va giù a Grillo che sostiene che tale candidatura sarebbe “irricevibile dall’opinione pubblica”. Si tratterebbe, dice, di sette anni di inciucio. Poi Grillo elenca i poteri di cui dispone un Capo dello Stato cosa che se fossero in mano di D’Alema per lui sarebbe intollerabili. Poteri definiti da monarca come la possibilità di sciogliere le Camere, concedere la grazia e commutare le pene E ancora: “Grazie all’articolo 90 non è responsabile di atti compiuti durante le sue funzioni, tranne che per alto tradimento o attentato alla Costituzione. Può eleggere cinque senatori a vita e alterare la volontà delle urne”. Ma non basta, c’è ancora altro: “Infine, per l’articolo 278 a norma di codice penale è comparabile a un’entità ultraterrena “Chiunque offenda l’onore o il prestigio del Presidente della Repubblica è punito con la reclusione da uno a cinque anni”.