Secondo il periodico specializzato Automotive News Europe, Alfa Romeo diventerà una società autonoma, come del resto lo sono Ferrari e Maserati. Il 6 maggio, a Detroit, Sergio Marchionne presenterà il piano industriale 2014-2018 del gruppo Fiat-Chrysler, e questa possibile scelta che riguarda Alfa Romeo dovrebbe far parte del piano di rilancio del marchio. “Marchionne deve rendere visibili i conti di Alfa Romeo per aumentare la credibilità del piano di rilancio del marchio” dice una delle fonti di Automotive News.
Durante la gestione Marchionne, Fiat ha annunciato diversi piani di rilancio di Alfa Romeo, nessuno dei quali ha però prodotto effetti significativi: le vendite del Biscione, infatti, sono attualmente scese a poco più di metà di quelle di dieci anni fa. Quanto aveva dichiarato Marchionne nella sua intervista a Repubblica del 10 gennaio scorso, quando si riferiva ai “capannoni fantasma mimetizzati in giro per l’Italia” e a “squadre di uomini che stanno preparando i nuovi modelli Alfa Romeo”, trova quindi ulteriori conferme, oltre a quelle – molto più attendibili – che abbiamo più volte raccolto da fonti sindacali. Ma manca davvero poco al 6 maggio, quando le reali intenzioni del manager canadese saranno note a tutto il mondo.
Questa pare proprio la volta buona per il rilancio di Alfa Romeo, anche perché sono note le intenzioni di Marchionne di puntare sulla fascia premium del mercato dell’auto, in particolare negli Usa, dove Fca ha importanti margini di crescita superiori a quelli che ha nel mass market: basti pensare alla Maserati, che sul mercato americano ha avuto una buona performance. Questa è la strategia di Fiat per il prossimo piano industriale, peraltro apertamente dichiarata da Marchionne nella medesima intervista. La Ghibli promette di dare una spinta decisiva verso il traguardo delle 50.000 auto all’anno: nel 2013 gli ordini sono stati circa 30.000, di cui circa il 50% sottoscritti da clienti americani. Il mercato americano promette molto bene e la scalata verso quota 50.000 sembra sempre meno impossibile.
Per quanto riguarda Alfa, è in corso attualmente lo sviluppo di una nuova piattaforma a trazione posteriore, sulla quale dovrebbero essere basate almeno due berline – una media e un’ammiraglia – e un Suv; il primo nuovo modello dovrebbe arrivare sul mercato nel 2016. Il rilancio di Alfa Romeo potrebbe avere effetti significativi sullo stabilimento di Cassino, che pare il più adeguato in virtù della sua capacità produttiva e in relazione al personale al momento piuttosto sottoimpiegato.
Per meglio comprendere la logica dell’operazione occorre fare un passo indietro per accorgersi del fatto che, sotto l’era Marchionne, Fiat ridefinisce i settori di attività, separando quelli “core business” da quelli “accessori”. A partire da aprile 2005, avviene il trasferimento della proprietà di Maserati da Ferrari a Fiat Partecipazioni S.p.A., rendendo le due società separate. Prima ancora la strategia di Marchionne è quella di una ridefinizione delle attività “macro”, raggruppando le attività in “aree”; le “automobili” vengono separate dalla produzione delle “macchine per utilizzo agricolo e di costruzioni” e, infine, anche le “altre attività” (principalmente servizi ed editoria) trovano spazio autonomo.
La logica dell’operazione Alfa Romeo, più recentemente, riporta alla notizia di inizio anno dello scorporo del marchio Ferrari; in questo caso il biscione troverebbe una miglior organizzazione per un eventuale rilancio, facendo parte di una linea differente dagli autoveicoli “Fiat”. A questa maggior indipendenza di Alfa, diventando società autonoma, potrebbe conseguire un rilancio significativo del marchio. Una società ormai ampiamente “internazionalizzata” non può certamente essere gestita con una mentalità provinciale, occorre che i “growth drivers” che andranno a generare i futuri flussi di cassa siano individuati e valorizzati opportunamente.
In sintesi, la strategia di Fiat sotto la gestione Marchionne è volta a separare le attività per aree, dando così modo di effettuare un processo molto più snello e virtuoso nell’implementazione delle strategie industriali. Sappiamo bene che questa separazione è del tutto necessaria affinché un’impresa possa sopravvivere, soprattutto in un contesto dinamico come quello degli autoveicoli, così fortemente internazionalizzato, facendo in modo che ogni area di attività, con tutte le peculiarità gestionali che richiede, non sia inficiata da aree di attività completamente diverse.
Questo, che è un ragionamento semplice ed elementare – un po’ come se si pensasse di gestire con medesime prassi operative, per esempio, un padiglione ospedaliero che si occupa di chirurgia d’urgenza con uno di ostetricia -, presta ancora il fianco a sterili disquisizioni, dando conto di un’arretratezza culturale purtroppo piuttosto rilevante nel nostro Paese.
Ecco che allora, se da un lato è stato compiuto un processo di ri-organizzazione dei settori per aree, dall’altro si preannuncia un ulteriore e contestuale processo di ri-definizione delle linee al proprio interno, attraverso strategie che permettano al gruppo un piano di sviluppo in linea con il mercato, senza il quale (è bene ricordarlo) un’impresa potrebbe chiudere i battenti con risvolti sul settore occupazionale drammatici.
In collaborazione con www.think-in.it