Nell’aria aleggia sempre più la volontà di elezioni anticipate, anche se dopo la Direzione Pd l’ipotesi si allontana: i sondaggi che arrivano sui tavoli delle segreterie dei partiti mostrano abbastanza chiaramente come la scelta degli elettori va all’opposto della fine naturale della Legislatura. Solo il 23% infatti, stando ai sondaggi di Istituto Ixè, vorrebbero andare alle urne dopo la fine naturale della Legislatura in atto, con l’attuale governo Gentiloni. Per una grossa fetta invece rimanente, gli italiani intendono andare al voto ben prima del marzo 2018. Per il 38% addirittura la scelta di andare ad elezioni va considerata immediata, ovvero già da questo giugno, come riportano del resto in maniera diversa Grillo, Salvini e Renzi. Una buona fetta però, il 35% per la precisione, opta per una via intermedia: sì alle elezioni anticipate ma con una nuova legge elettorale approvata. Non convince infatti il doppio Consultellum alla Camera e al Senato: si può votare ora, ma la governabilità resta un punto alquanto critico
Se si dovesse andare ora al voto con questo sistema elettorale, lo abbiamo visto qui sotto cosa succederebbe: ma per i sondaggi politici elettorali prodotti in questi giorni di complicata lettura politica tra le crisi interne di tutti i principali partiti politici italiani, il Consultellum o qualsiasi sistema elettorale che verrà utilizzato nei prossimi mesi, potrà vedere nuovi cambi di offerta politica. Nuove liste o coalizioni post-voto: dunque, con queste premesse, quali sarebbero le intenzioni di voto ad oggi? Il Pd prenderebbe da solo il 24,1%, mentre il Movimento 5 Stelle vincerebbe con il 31,7% delle preferenze (ma poi andrebbe in difficoltà per la mancanza di alleanze). La Lista Sinistra invece, con Bersani, Rossi, D’Alema, Emiliano e forse anche Pisapia potrebbe raccogliere ad oggi il 7,7%, secondi i sondaggi offerti da Index Research. Sinistra italiana è al 2,9%, mentre la lista di destra unita potrebbe prendere ad oggi il 25,2%, dunque maggiori rispetto al Pd di Renzi, impegnato nella dura battaglia interna verso il Congresso.
I sondaggi elettorali sono scatenati per provare a capire verso quali scenari andremo ad orientarci nei prossimi mesi di inevitabili campagne elettorali; ebbene, nell’ultimo periodo sono nate/potrebbero nascere nuove liste politiche che in maniera diversa tra loro potrebbero cambiare qualche carta in tavola nel mondo della sinistra alternativa al Pd. Sono Massimo D’Alema, con la minaccia di scissione dal Pd e Giuliano Pisapia, con la sua corrente di Riformisti di sinistra i possibili “nuovi” volti della politica italiana in vista del ritorno alle urne. Le intenzioni di voto registrate dai sondaggi di – Scenari Politici vedono subito qualche novità interessante, con il Pd che resta davanti ma con calo vistoso, così come i Cinque Stelle. Ecco i risultati nel dettaglio: se ci fossero oggi le elezioni, il Partito Democratico senza parte della minoranza “fuggita” con D’Alema prenderebbe il 25,7%, davanti al M5s al 24,1%; centro destra pressoché pari alla norma, con Lega Nord al 12,9%, Forza Italia al 13,1% e Fratelli d’Italia al 4,5%. Ed ecco la novità: Sinistra Italiana si vede spolpata, al 1,8%, visto che la possibile lista D’Alema prenderebbe il 5,8% e quella di Giuliano Pisapia otterrebbe invece un 4,3%. Una fetta interessante che potrebbe segnare e non poco le alleanze e i possibili futuri accordi elettorali.
Negli ultimi sondaggi politici prodotti da Emg Acqua si scopre come se le elezioni arrivassero oggi, la situazione domani mattina nel conteggio dei seggi alla Camera sarebbe del tutto “drammatica”, ovviamente a livello politico. Con il “doppio” Consultellum infatti non si produrrebbero reali maggioranze con i partiti attualmente in lizza per candidarsi alle urne: il Pd infatti “vincerebbe” ma senza una maggioranza che garantisca i numeri minimi alla Camera. Stando infatti ai sondaggi politici collegati all’attuale sistema di legge elettorale, il partito di Renzi prenderebbe 201 seggi, 180 andrebbero al Movimento 5 Stelle e 86 alla Lega Nord (battuti dunque Forza Italia e gli altri di destra). Berlusconi rimane a 79 seggi, Fratelli d’Italia a 29 e Sinistra Italiana batterebbe di un solo seggio Ncd, 22 a 21. La maggioranza andrebbe a questo punto ricercata ben oltre i semplici partiti, ma con accordi elettorali, alleanze che possano garantire minimamente una stabilità governativa. Il tutto ovviamente in attesa di una ridefinizone possibile della legge elettorale; passerà da quei risultati la possibilità o meno di vedere questa situazione elettorale qualora arrivassero vere elezioni.