Continua la cavalcata degli spread. D’altronde era prevedibile, visto il costante rallentamento verso cui è da tempo instradata l’economia dell’eurozona e l’assenza di eurosummit in calendario a stretto giro. Con queste condizioni è “normale” che gli investitori siano di nuovo liberi di speculare. E, come da copione, in mattinata il differenziale tra i Btp decennali italiani e i Bund tedeschi è schizzato a quota 528, per poi fermarsi a 522, con un rendimento del 6,4%. Ancora peggio è andata per i Bonos spagnoli che hanno toccato quota 643 punti con rendimenti oltre il 7,5%.
Non è sorpreso l’analista finanziario Paolo Annoni che spiega a ilsussidiario.net i motivi dell’andamento degli spread negli ultimi giorni. La cavalcata al rialzo prosegue «perché non sono previsti a breve appuntamenti – tipo summmit europei o decisioni della Banca centrale europea – che possano calmare, anche solo temporaneamente, i mercati. Motivo per cui gli investitori non hanno paura di svendere i titoli di stato italiani e spagnoli. In questo momento, dunque, la speculazione ha sostanzialmente le porte aperte». E intanto, mentre il ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schaeuble ha chiesto alla Grecia maggiori sforzi per adeguarsi alle condizioni del salvataggio, «le economie dei paesi sotto attacco continuano a peggiorare: è in atto un circolo vizioso di cui non si vede la fine».
Ad aggravare lo scenario è stato il Fondo monetario internazionale che, secondo il Der Spiegel, sarebbe pronto a bloccare gli aiuti alla Grecia, reputandoli di fatto come soldi “buttati via”. E la realtà non è poi così lontana dalle ipotesi della rivista tedesca: «I mercati nutrono forti dubbi sulla reale possibilità di permanenza della Grecia nell’euro. Tuttavia, se il Fmi e il ministro delle Finanze tedesco parlano come se si fosse pronti all’uscita dall’euro della Grecia, non dobbiamo dimenticare che una simile decisione costituirebbe un precedente molto preoccupante. Se uno Stato può farlo, a determinate condizioni, allora possono uscire tutti».
Ma non è la Grecia a destabilizzare più di tutto i mercati. Secondo Annoni la situazione più preoccupante ora è quella della Spagna, seguita da quella dell’Italia: «La Spagna ha chiesto 100 miliardi di euro senza dei quali il Paese sarebbe già al collasso. Inoltre sta vivendo una crisi economica più profonda: ha il sistema bancario a pezzi e una situazione di crisi di liquidità a breve termine molto grave. Basti pensare che solo qualche giorno fa Rajoy ha detto che non ha i soldi per pagare gli stipendi ai dipendenti pubblici. E l’Italia, se al momento non è ancora in questa situazione, non è detto che non lo possa essere tra 12 o 18 mesi». Per Annoni «il problema spagnolo è un multiplo di quello greco: bisognerebbe fare un conto preciso sul debito “outstanding”, ma comunque siamo nell’orbita delle 4 o 5 volte superiore».
Le cose di cui bisogna preoccuparsi relativamente alla crescita degli spread sono due: «Anzitutto il riflesso indiretto sull’economia (imprese e famiglie) e sulle banche che, non riuscendo più a rifinanziarsi sui mercati e avendo in pancia un sacco di titoli di stato, reagiscono restringendo il credito o concedendolo a costi molto superiori. Questo mette in crisi tutto il sistema. Il secondo problema è costituito dall’unica strategia che resta a Spagna e Italia per far fonte a queste circostanze: aumentare le entrate fiscali e tagliare voci della spesa pubblica; soluzioni che, in un’economia che si sta già avvitando su se stessa, potrebbero avere esiti drammatici».
L’ultima fonte di preoccupazione sono i disordini sociali che già in Spagna stanno montando: «Al momento in Italia non si è visto ancora niente solo perché il tasso di disoccupazione è di molto inferiore a quello spagnolo, non sono state eliminate le tredicesime e nemmeno tagliati gli stipendi del pubblico impiego. Ma se mai dovesse arrivare a soluzioni di questo tipo non so cosa vedremmo. Al momento la Sicilia non ha ancora licenziato nessuno. Lo Stato nemmeno. Ma in caso simili misure venissero adottate non escluderei che non possa succedere qualcosa del genere anche da noi».