Cambiamenti repentini, contratto di governo che sembra fatto, poi sfuma, poi si torna a dire di essere in direttiva di arrivo. L’Italia, secondo Carlo Buttaroni, presidente dell’Istituto di sondaggi Tecnè, in questa conversazione con il sussidiario, “vive un momento di forte aspettativa, c’è molta attesa per vedere come andrà a finire, cosa che rende difficile dare un quadro preciso degli orientamenti dell’opinione pubblica”. Una cosa però è sicura: “La trattativa in atto sta avvantaggiando solo la Lega di Salvini, che conquista un altro punto percentuale, portandosi al 21,8%, quasi il 22 (alle politiche del 4 marzo prese il 17,4%, ndr)”. E intanto la nuova candidabilità di Berlusconi riapre i giochi: “La riabilitazione in atto porterà voti a Forza Italia”.
Lega ed M5s hanno trovato l’accordo, resta solo l’intesa tra i leader su alcuni punti. Come sarebbe visto oggi un governo tecnico del presidente?
La situazione politica ha alimentato le aspettative, un governo tecnico del presidente della Repubblica potrebbe solo fare da ponte verso nuove elezioni. Gli italiani rifiutano l’idea di un nuovo governo Monti con la durata che ebbe quell’esecutivo, oggi un tale progetto è improponibile. Potrebbe trattarsi di un governo che fa sostanzialmente due cose, occuparsi delle clausole di salvaguardia e di una nuove legge elettorale che dia un vincitore.
L’opzione del ritorno al voto in caso di fallimento tra Lega e M5s?
Il voto a luglio non è più tecnicamente possibile dati i tempi. Anche l’ipotesi Di Maio di un decreto per accorciare i tempi sarebbe politicamente difficile e tecnicamente non fattibile. Si tratta di eventi eccezionali che richiedono motivazioni eccezionali, non è questo il caso.
Voto a ottobre invece?
E’ nel campo delle possibilità, le rilevazioni ci dicono che verrebbe accolto favorevolmente dalla maggioranza degli italiani, anche se i tempi per una nuova legge elettorale sarebbero comunque brevi.
In quanti cambierebbero opinione e voto rispetto alle ultime votazioni?
L’unico partito in crescita è la Lega, al 21,8%. Considerando il voto del 4 marzo, in cui Salvini prese il 17,4%, questo ci dice di un partito che sta andando a gonfie vele in caso di voto oggi.
Il Movimento 5 Stelle?
Ha delle piccole fluttuazioni, ma sostanzialmente è allo stesso punto, il 33,5% contro il 32,7% del 4 marzo e dopo una crescita ad aprile che aveva toccato il 34.
Il Pd?
Tiene, anche lui con piccole fluttuazioni, oggi è al 18,1% contro il 18,7% del voto. Teniamo però conto che al momento è difficile capire quali dinamiche un insuccesso, teoricamente ancora possibile, del tavolo di lavoro potrebbe attivare. Certamente in caso di successo Lega e 5 Stelle ne beneficerebbero.
Il Pd viene sempre visto come naturale alleato di Berlusconi?
No, anzi, il Pd ha spostato il baricentro delle attese a sinistra, visto anche il fallimento di Liberi e Uguali.
Forza Italia quanto vale? La candidabilità di Berlusconi sposta voti?
Sicuramente. L’eleggibilità di Berlusconi cambia la prospettiva della narrazione politica che c’è stata fino a questo momento, assistiamo a una sorta di riabilitazione nei suoi confronti che sposterebbe dei voti a favore di Forza Italia. Attualmente è al 12,6%.
Qual è per gli italiani il problema più grave del Paese?
Il lavoro, come sempre, insieme al tema delle tasse e del fisco.
Come è vista la Ue oggi? Come un qualcosa di ineluttabile, come la salvezza, come la nostra vera casa, come una miniera di vincoli che ci opprimono?
Il sentimento verso l’Europa è cambiato molto anche se negli ultimi tempi si era deteriorato non poco. Ma gli europeisti, quelli che vogliono si rimanga nell’euro sono sopra il 50%, quelli favorevoli all’uscita dall’euro sono circa il 30%.