Come era stato previsto e largamene auspicato, cambia il sistema previdenziale per i parlamentari. Una modifica all’insegno dei tagli ai privilegi della politica e all’adeguamento delle condizioni previste per i deputati a quelle dei cittadini comuni. Nel segno, quindi, dell’equità alla quale il governo Monti ha dichiarato di volersi programmaticamente ispirare. L’ufficio di presidenza della Camera ha dato il via libera per gli inquilini di Montecitorio al sistema contributivo. Sarà completamente contributivo per i nuovi eletti e pro rata per gli attuali. Significa che, d’ora in avanti, il calcolo della pensione per i parlamentari sarà effettuato sulla media dei contributi versati nel corso della propria esistenza e non solo sugli ultimi anni. Per quanto riguarda quelli attualmente in carica, invece, il nuovo regime si applica sui contributi versati da qui in avanti, dal prossimo primo gennaio.
L’età pensionabile passa, inoltre, dai 50 ai 60 anni per chi ha è stato eletto in più legislature, passa a 65 anni per chi, invece, ne ha sulle spalle una sola. Su proposta di Rosy Bindi, inoltre, è stata inserita una clausola che prevede che il singolo Deputato possa concordare un trattamento meno favorevole per se stesso. Cambiano le regole anche per i dipendenti di Montecitorio, ai quali sarà applicato il contributivo e la soglia di età di 66 anni per andare in pensione, esattamente come gli altri cittadini.
Contro il provvedimento hanno votato Idv e Lega, sostenendo che, siccome il vitalizio non è paragonabile completamene alla pensione e non rappresenta un diritto acquisito, non era necessario attendere la data del primo gennaio, ma poteva subire modifiche, anche più incisive, sin da subito. Si attendono novità anche sul fronte del sistema di retribuzione dei deputati. Vi è una commissione preposta alla studio del livellamento degli stipendi sulla media ponderata sul costo della vita dei parlamentari europei. Il presidente della Camera Gianfranco Fini ha fatto sapere che sa i lavori non saranno giunti a termine entro il 31 dicembre prossimo, «l’ufficio di presidenza sarà convocato entro il 30 gennaio per deliberare sulle nuove forme contributive, introdotte oggi, e sulle voci di spesa e servizi garantiti ai deputati».
E’ prevista, inoltre, una stretta su «tutte le altre voci di spesa relative ai servizi ad essi fino a oggi garantiti», come il rimborso per i collaboratori.