Alla prima domanda la risposta è no: si tratta di un problema strutturale e di un problema legato alle politiche di offerta delle banche, sui loro prodotti. Credo che la fuga del risparmio gestito si stia arrestando, anche perchè c’é un’offerta di prodotti nuovi e convenienti soprattutto in termini di costi. Credo che sia effettivamente in atto una risposta dell’industria bancaria. Ci sono però dei problemi fondamentali di carattere strategico, dipenderà dalle scelte che faranno i due principali attori: Unicredit e Intesa Sanpaolo.
Il problema strutturale è legato al fatto che la fase favorevole dei mercati azionari è finita. I risparmiatori italiani sono entrati nei fondi comuni nell’ultima fase del ciclo alto, e quindi hanno preso una delusione forte perchè erano nuovi rispetto al prodotto. Per due anni hanno creduto nel paese di Bengodi, poi si sono trovati con perdite significative, come è successo in tutti gli altri paesi. Però negli altri paesi sanno che i mercati sono altalenanti, qualche volta vanno giù, qualche volta su. Questo spiega perchè dal 2002 in poi i mercati finanziari sono cresciuti ovunque e quindi è ritornata la domanda di fondi comuni in tutti i paesi, tranne in Italia.
Premetto che i risultati del modello duale bisogna ancora vederli, stiamo parlando in termini potenziali. Mi sembra che della governance duale abbiamo visto i problemi, soprattutto il fatto che è stata usata per moltiplicare i posti nei consigli e risolvere i problemi delle fusioni.
La Banca d’Italia ha pubblicato un documento che ha creato malcontento e mugugni, che però non sono emersi in superficie. Non abbiamo ancora visto gli aspetti positivi. Aspettiamo. Adesso l’applicazione del nuovo documento sarà il banco di prova.
Rendere compatibile la disciplina delle popolari con la loro condizione di grandi banche quotate. Rinunciare alla questione del voto capitario è molto delicato, però c’è un modo per conciliare la natura popolare con le esigenze degli investitori: introdurre un sistema di deleghe che consenta davvero agli investitori di esprimere il loro voto in assemblea.
Si tratta di un aspetto complicato. Una parte dei costi è sicuramente allineata rispetto alla media europea, le banche stanno anche sforzandosi di migliorare da questo punto di vista. Ci sono elementi di verità, ma non bisogna generalizzare. La cosa da fare per aumentare l’efficienza delle banche è aumentare la concorrenza, non c’é altro modo. La Banca d’Italia e l’Antitrust (Agcm) mi sembrano un ottimo punto di partenza.