La sentenza della Corte costituzionale che ha bocciato la legge elettorale in vigore, il cosiddetto Porcellum, apre nuovi scenari, mettendo in ulteriore difficoltà il governo Letta che ora dovrà proporre una nuova legge per permettere quella governabilità che in Italia, negli ultimi anni, è mancata. E un sistema proporzionale (come sottolineato dallo stesso presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano) non sarebbe certo la soluzione. Ed è bagarre: l’esecutivo si trova a fronteggiare le contrastanti richieste delle forze politiche parlamentari. Il Pd di Renzi, ammesso che il sindaco di Firenze vinca le primarie (e bisogna vedere con che scarto sugli avversari), non ha certamente ben accolto la decisione della Consulta. Lo stesso “rottamatore” vorrebbe un sistema maggioritario e bipolare. Berlusconi – neanche troppo velatamente – spinge per il ritorno al voto, accodandosi a Beppe Grillo che pressa da tempo per tornare alle urne con la vecchia legge, il Mattarellum. Per analizzare la sempre più intricata situazione della politica italiana, abbiamo contattato Antonio Polito, editorialista del Corriere della Sera.
Partiamo dal Pd. Renzi è quello che ha accolto più freddamente la decisione: perché?
La sentenza della Corte costituzionale indebolisce la posizione di Matteo Renzi. Per quanto lui volesse una riforma del sistema elettorale considerava l’ipotesi che, nel caso in cui questo Parlamento non fosse in grado di partorirla, si potesse tornare alle urne con il Porcellum stesso, che gli avrebbe garantito il ruolo di leader all’interno dello schieramento e gli avrebbe assicurato di contare su una maggioranza forte nel caso avesse vinto nettamente.
Ora invece?
L’intervento della Consulta rimette le lancette indietro e fa vivere un sistema elettorale del tutto proporzionale con il quale non si può certo andare a votare. Renzi ha quindi un’arma in meno. Non può minacciare le urne come aveva già iniziato a fare nei confronti di Alfano. Insomma, questo è il punto fondamentale. Ma ci sono altre ragioni…
Quali secondo lei?
Renzi adesso deve scendere a patti e accettare un compromesso per dar vita a una nuova legge. Ma c’è anche un altro aspetto politico da considerare, ovvero il fatto la forza politica che lui guiderà è fortemente sovra-rappresentata in Parlamento; la sentenza della Consulta rende evidente questo dato. Questo elemento rende meno forte il Pd in quanto è stato di fatto sancito che il Partito democratico non si meritava tutti quei parlamentari rispetto al risultato elettorale che ha avuto.
Il governo Letta si trova in una situazione non certo facile. L’esecutivo come si muoverà in Parlamento?
Il compito di fare una legge elettorale (così come ogni altra legge del resto) spetta alle Camere. Il Parlamento può essere sospinto e costretto a discutere di un testo di revisione costituzionale (abolizione del Senato e dunque del bicameralismo) ed eventualmente anche di un testo con un disegno di legge sulla legge elettorale di iniziativa governativa. Poi ovviamente tocca al Parlamento decidere. Se la situazione non si dovesse sbloccare, il governo potrebbe presentare una proposta che raccolga il volere della maggioranza.
Ma il Pd potrebbe diventare un fattore di instabilità? Molto dipenderà da come andranno le primarie. Se il distacco di Renzi su Cuperlo e Civati fosse risicato…
Certo, l’autorità di Renzi dipenderà naturalmente dal suo risultato alle Primarie. Penso però che i fattori di instabilità politica siano molto condizionati dal fatto che, indubitabilmente, non ci sia una legge elettorale che possa portare alle elezioni. Chiunque volesse mettere sul tavolo la pistola per minacciare il ricorso alle urne presenterebbe in realtà un’arma scarica. Nessuno vuole realmente tornare alle urne con questa legge perché otterrebbe un’inutile vittoria di Pirro.
Dovrebbe cioè cercare qualcuno con cui allearsi.
Esatto. Per esempio, qualora Renzi prendesse il 35% dei seggi dovrebbe comunque consegnarsi a qualcun altro che gli consenta il restante 15% per governare. C’è il rischio di una grande palude in cui non si può andare alle urne e dove regna una campagna elettorale permanente: sarebbe la soluzione peggiore.
Berlusconi e Grillo sono la strana coppia all’opposizione. Il primo, neanche troppo velatamente, invoca il voto.
Berlusconi è un po’ favorito da questa situazione: in caso di ritorno alle urne sarebbe l’unico a guadagnarci, in quanto il sistema elettorale che è venuto fuori lo porrebbe in una posizione decisiva per formare la maggioranza. Penso dunque che potrebbe puntare a far saltare tutto e tornare al voto.
E Grillo invece?
Per quanto riguarda Grillo io trovo che il Movimento 5 Stelle abbia assunto una posizione abbastanza responsabile, se pur nel solito modo caciarone e spettacolare.
In che senso?
Credo che nel partito abbia vinto l’ala che non voleva il Porcellum. Ricordiamo quando lo stesso Grillo disse: “A me va bene anche quella”, riferendosi alla Legge Calderoli. E in effetti il Porcellum era ideale per Grillo. Questa scelta di dirsi – per lo meno a parole – disponibili a partecipare a una riforma elettorale che ritorni al Mattarellum, è un dato interessante in quanto potrebbe creare una maggioranza parlamentare a favore del Mattarellum stesso.
Con quali conseguenze per M5S?
Con i collegi uninominali sarebbero i candidati a vincere, non più Grillo. Quindi il leader non avrebbe più il potere di vita o di morte che ha oggi sui suoi uomini. Forse però non avrebbe neanche il successo elettorale che ha fatto registrare nelle ultime consultazioni se la gente giudicasse collegio per collegio i candidati. E quelli penta stellati non sono molto forti…
Quale legge potrebbe mettere d’accordo tutti e garantire quella governabilità che oggi è un miraggio?
Che tutti ne escano vincitori e contenti è impossibile. Bisognerebbe legiferare sotto il velo dell’ignoranza, ovvero facendo finta che nessuno sa che cosa gli comporta. Probabilmente una legge che garantisce la governabilità non è una legge che favorisce tanti partiti. Ma proprio per questo diciamo che bisogna pensare al bene comune e non agli interessi di parte: non so se ci si riuscirà.
Di fatto, siamo di fronte all’ennesimo fallimento della politica nostrana. Aumenta lo scollamento con i cittadini-elettori?
Sicuramente, anche perché chi sta sostenedo che tutto – sistema politico e leggi fatte in questi sette anni – sarebbe incostituzionale (cosa non vera), accresce il senso di confusione, di smarrimento e di paura che c’è nell’opinione pubblica. Tutto ciò non fa certo bene alla democrazia.
(Fabio Franchini)