L’incontro tra Renzi e Berlusconi finisce in un buco nell’acqua. Secondo quanto emerso da diversi parlamentari di Pd e Forza Italia, il presidente del Consiglio ha invitato il Cavaliere ad accelerare sulla legge elettorale ma quest’ultimo ha preso tempo. La segreteria del Pd vuole andare avanti con il Patto del Nazareno, mentre i deputati e i senatori di Fi stanno attuando una strategia finalizzata a rallentare il più possibile il percorso di riforme. Ne abbiamo parlato con Massimo Giannini, conduttore di Ballarò.
Che cosa si sono detti Renzi e Berlusconi nell’incontro a Palazzo Chigi?
Da quanto è trapelato, si può immaginare che abbiano tentato di fare un pit-stop rispetto al percorso accidentato delle misure che dovrebbero far parte del Patto del Nazareno. Hanno parlato quindi di legge elettorale, riforma del Senato, riforma della giustizia e forse anche dell’elezione del prossimo presidente della Repubblica.
Che fine hanno fatto queste riforme?
Ciascuno di questi fronti non marcia più con la velocità che ciascuno dei contraenti del patto aveva immaginato fin dall’inizio. La legge elettorale langue in Parlamento ormai da sette mesi, e ci rendiamo quindi conto che questa è una tra le più clamorose ed eclatanti tra le riforme annunciate e tradite dal presidente del consiglio. L’Italicum è stato approvato dalla Camera il 12 marzo 2014, e da allora non ha più mosso un passo.
E la riforma del Senato?
Lo stesso si può dire per quanto riguarda la riforma del Senato, che ha avuto un primo via libera l’8 agosto scorso e adesso giace alla Camera sommerso da 300 emendamenti. A metà novembre si riparlerà del fatto di riprendere o meno il cammino. Già questo dimostra quanto il patto del Nazareno sia improduttivo sotto tutto il profilo del cambiamento del nostro sistema di regole.
Quale strategia hanno definito insieme Renzi e Berlusconi nell’incontro di ieri?
Renzi e Berlusconi hanno l’esigenza di rilanciare l’azione riformatrice, con al fondo un obiettivo decisivo per Renzi che è quello di mettersi nelle condizioni di accelerare i tempi e tenersi pronto per le elezioni anticipate. Meglio se ciò avverrà con una nuova legge elettorale, condivisa e approvata con i voti di Forza Italia. Se anche questa ipotesi dovesse saltare, per l’impossibilità di mettere insieme gli interessi di Ncd e Forza Italia, allora non è escluso di andare a votare con la legge rimasta in piedi dopo la sentenza della Corte costituzionale.
Fino a che punto il Patto del Nazareno è ancora solido?
Berlusconi e Renzi sono tenuti insieme al tavolo delle riforme dalla reciproca convenienza, ma non sono convinti fino in fondo che quella sia la cosa migliore da fare. D’altra parte le riforme stentano perché gli altri partiti non si fidano di quello che i due contraenti del patto compiono nel chiuso delle stanze nelle quali si incontrano. Il risultato è quindi questa sorta di empasse che non si riesce a sbloccare, se non attraverso strappi improvvisi che ogni tanto Renzi prova a fare.
Si dice che attualmente Berlusconi tema molto l’ascesa di Salvini. E’ vero secondo lei?
Salvini è sicuramente il leader che più di ogni altro dopo Renzi dimostra di avere frecce nel suo arco. Nella diaspora e nell’eclissi della destra post berlusconiana sta coprendo un’area politica che è rimasta clamorosamente sguarnita. Mi riferisco alla destra più populista e protestataria, che declina i suoi valori con la logica del “contro”: contro l’Europa e contro gli immigrati. E’ una destra insicura ed eternamente impaurita. Se non altro per la crisi politica, istituzionale e identitaria che l’Europa sta vivendo, la destra lepenista italiana può fare proseliti.
Quali saranno le conseguenze del rinvio a giudizio di Verdini?
Stando a quanto mi ha detto nell’intervista che gli ho fatto a Ballarò, per Renzi il rinvio a giudizio di Verdini non rappresenta un problema. Il premier ha affermato che sia la condanna definitiva di Berlusconi, sia il nuovo rinvio a giudizio che riguarda Verdini, sono questioni che attengono soltanto alle loro vicende giudiziarie personali e alle vicende interne alla destra. Non c’è quindi nessuna ricaduta dal punto di vista della credibilità e dell’affidabilità di Berlusconi e Verdini come interlocutori nella trattativa per portare avanti il Patto del Nazareno.
(Pietro Vernizzi)