La vera novità è che tutto è come prima. Il Pdl sarà alleato della Lega mentre, per la sinistra, il più abominevole degli imprevisti si chiamerà ancora una volta Berlusconi. In questa tornata, forse – anzi – probabilmente, non vincerà. Ma, se fino a poche settimane fa sembrava destinato a perdere miserabilmente, oggi ha recuperato parecchi punti. E, tra non molto, chissà che i sondaggi non rivelino ulteriori sorprese. Non sarà, in ogni caso, candidato premier. Era una delle condizioni imposte dal Carroccio per siglare l’accordo. Ieri, al Viminale, l’intesa è stata registrata ufficialmente: Berlusconi, non corre per Palazzo Chigi ma è la guida della coalizione composta, oltre che da Lega e Pdl, da Grande Sud, Fratelli d’Italia, La Destra, Mpa, e da una costellazione di liste minori. Roberto Calderoli, vicepresidente del Senato ed ex ministro della Semplificazione elettorale leghista, ci spiega le ragioni del suo partito.
Cosa vi ha convinto a stringere l’alleanza con Berlusconi?
Il fatto che ha accolto il progetto della macroregione del Nord, il trattenimento del 75% dei tributi versati nel territorio che li ha prodotti e l’aver accettato di essere solamente il capo della coalizione e non il candidato premier.
Questo sarà sufficiente, considerando che gran parte della vostra base considera Berlusconi impresentabile?
Questo lo dice lei. La base richiedeva soltanto che non fosse il candidato premier. E’ stato posto a capo della coalizione perché l’aggregazione nasce da un progetto che ha voluto mettere in pista lui.
Sulla lista del Pdl c’è scritto “Berlusconi presidente”. Maroni ha detto non c’è nulla di strano. Berlusconi, semplicemente, è il presidente del Pdl e gli elettori non cadranno in equivoci. La pensa anche lei così?
Beh, mi pare che sia stato lo stesso Berlusconi a sgomberare il campo da qualunque equivoco, affermando che non intende ricandidarsi alla presidenza del Consiglio ma che, al limite, si riserverà il ministero dell’Economia accorpato, magari, a quello per lo Sviluppo economico. Non dimentichiamo che la legge impone di indicare, esclusivamente, il capo della coalizione; il candidato premier, di per sé, non è previsto né dalla Costituzione né da nessun’altra legge dello Stato. I partiti, negli ultimi anni, si sono limitati ad indicarlo graficamente sui loro simboli, senza che questa pratica avesse alcun valore formale.
Eppure, prima o poi, dovrete ben dire chi intendete candidare.
Quando ci saranno le consultazioni con il presidente delle Repubblica anche noi, come tutte le altre forze politiche, sottoporremo una nostre ipotesi.
Quindi il centrodestra, prima della fine delle elezioni, non avrà un candidato premier?
No. Abbiamo deciso che qualunque decisione sarà presa alla luce dei risultati.
Vi sarete, almeno, fatti un’idea.
Maroni ha lanciato come possibile candidato Tremonti.
Ma gran parte del Pdl non lo sopporta.
Vedremo chi prende più voti. Vede, a differenza delle finte primarie che ha fatto qualcuno, organizzandosi in maniera tale da rendere impossibile la certificazione ufficiale dei consensi, le nostre saranno le elezioni; in questo modo, i voti saranno stati certificati obbligatoriamente dal ministero dell’Interno.
Intanto, però, in tv si vede e si parla solo di Berlusconi.
Lui sta indubbiamente facendo un ottima campagna mediatica. Per quanto ci riguarda, la campagna elettorale non è ancora partita. Aspettiamo, quindi, di vedere il risultato elettorale.
Come pensate di ottenere il mantenimento del 75% delle tasse nella regione che le produce?
Attraverso una legge nazionale. Diversamente, non avrebbe avuto avuto alcun senso inserirla nel programma della coalizione.
Quindi, avete un programma?
E’ stato depositato alle 12 di domenica presso il ministero degli Interni. Al suo interno abbiamo inserito la costruzione della macroregione del Nord attraverso il penultimo comma della legge 117 della Costituzione (quello relativo alle intese tra Regioni), e il trattenimento a livello regionale dei tributi versati dai cittadini.
Ci sveli qualche altro punto del programma.
Tra quelli più qualificanti, vi è la decisione di inserire un punto di sostegno alla famiglia, specificando che si possa definire tale solamente quella fondata tra l’unione tra un uomo e una donna. Pare incredibile, ma si è reso necessario, dati i tempi che corrono, doverlo introdurre.
Berlusconi va ripetendo l’intenzione di abolire l’Imu e azzerare, per gli imprenditori, le tasse sui giovani assunti.
Anche questi due punti fanno parte del programma.
(Paolo Nessi)