Dopo ipotesi e indiscrezioni riguardo le eventuali dimissioni di Giorgio Napolitano, è il Quirinale stesso a intervenire nella vicenda precisando in un comunicato che “in realtà i termini della questione sono noti da tempo”. Il Presidente della Repubblica, dopo la rielezione del 20 aprile 2013, “indicò i limiti e le condizioni – anche temporali – entro cui egli accettava il nuovo mandato. Ciò non gli ha impedito e non gli impedisce di esercitare nella loro pienezza tutte le funzioni attribuitegli dalla Costituzione, tenendo conto anche della speciale circostanza della Presidenza italiana del semestre europeo”, recita il comunicato del Colle nel quale si specifica che la Presidenza della Repubblica “non ha pertanto né da smentire né da confermare nessuna libera trattazione dell’argomento sulla stampa”. Restano inoltre esclusiva responsabilità del Capo dello Stato “il bilancio di questa fase di straordinario prolungamento, e di conseguenza le decisioni che riterrà di dover prendere. E delle quali come sempre offrirà ampia motivazione alle istituzioni, all’opinione pubblica, ai cittadini”.
Giorgio Napolitano si sta per dimettere, probabilmente lascerà il Quirinale entro un paio di mesi. Il Capo dello Stato dovrebbe annunciare il suo passo indietro prima di Natale, per poi lasciare definitivamente a gennaio. Dopo le prime indiscrezioni lanciate da La Repubblica, anche il Corriere della Sera conferma l’ipotesi che Napolitano voglia effettivamente interrompere il suo secondo mandato al Colle. A pesare sarebbe soprattutto l’età (compirà novanta anni il prossimo 29 giugno) e la stanchezza che si sta facendo sentire sempre di più in quest’ultimo periodo. “Non ce la faccio più”, avrebbe confidato all’amico di sempre Alfredo Reichlin. Come detto, Napolitano potrebbe annunciare le sue dimissioni verso la fine dell’anno, magari proprio durante il tradizionale messaggio del 31 dicembre: entro i quindici giorni successivi è prevista la convocazione delle Camere e a seguire l’elezione del nuovo presidente della Repubblica. Come riporta il Corriere della Sera, scatterebbe anche la cosiddetta “supplenza” da parte della seconda carica dello Stato, cioè del presidente del Senato, Piero Grasso, che dovrebbe prendere il testimone per quelle due settimane.