La maggioranza di governo, divisa dalla rivalità tra Fini e Berlusconi, annaspa alla ricerca di una soluzione unitaria che salvi il capo del governo dai processi incombenti. Il silenzio di Berlusconi degli ultimi giorni è stato interrotto l’altri ieri, quando, in risposta a Schifani che esortava la maggioranza a ritrovare unità perché una maggioranza inesistente non è legittimata a governare e deve ripresentarsi davanti agli elettori, ha detto di non aver mai pensato a elezioni. Dunque il lavoro continua. E i problemi su di una soluzione condivisa in tema di giustizia, anche. Ilsussidiario.net ne ha parlato con il costituzionalista Nicolò Zanon.
Nella maggioranza si è tornati a parlare dell’ipotesi di uno scudo costituzionale da far marciare in parallelo a una rivisitazione del processo breve. Dobbiamo aspettarci qualcosa di positivo secondo lei?
Premessa: un intervento generale sui processi la cui occasio legis fossero i processi a Berlusconi forse non è stata la cosa migliore. Ma se l’obiettivo è quello di consentire al presidente del Consiglio di fare il suo lavoro per il tempo necessario, è più sensato fare uno scudo costituzionale, ripresentando con legge costituzionale il lodo Alfano, oppure introducendolo con un ddl costituzionale.
Cosa comporta un’operazione così tratteggiata?
L’approvazione contestuale, o la marcia in parallelo, di una norma transitoria fatta con legge ordinaria, da approvare velocemente, che blocchi i procedimenti a carico delle quattro alte cariche dello Stato. Fatta nelle more dell’approvazione dello scudo costituzionale potrebbe addirittura superare i vizi di incostituzionalità. Rimarrebbe il problema politico.
Il consenso dell’opposizione, vien da pensare.
Sì. Non ci sarebbe da stupirsi se di fronte ad un progetto di questo tipo l’opposizione rispondesse che non può essere lei a risolvere i problemi di Berlusconi. Dunque addio ai due terzi che servono per la legge costituzionale, e via dritti al referendum. Ma il centrodestra non può permettersi di non prendere in considerazione uno scenario che contempla il referendum e la “battaglia” civile che esso richiede.
L’ipotesi di un nuovo lodo Alfano via legge costituzionale avrebbe il vantaggio di essere di ampio respiro e potrebbe incontrare il favore anche dell’altra parte politica, o no?
Credo di no. Probabilmente l’unica possibilità per ottenere i due terzi è inserire questo scudo costituzionale all’interno di un progetto di riforma che tenga conto della “bozza Violante”, cioè di un disegno di riforma complessivo ben congegnato nelle sue parti.
Può riassumerne i tratti essenziali, per capirci?
CONTINUA LA LETTURA DELL’INTERVISTA SULLA RIFORMA DELLA GIUSTIZIA, CLICCA SUL PULSANTE >> QUI SOTTO
Si tratta di un progetto di revisione costituzionale della seconda parte della Carta, uscito dalla Commissione Affari costituzionali della Camera con un accordo abbastanza ampio, che interveniva sul bicameralismo perfetto e sul procedimento di formazione delle leggi, delineava la riduzione del numero dei parlamentari, istituiva un Senato delle regioni eletto con molti componenti designati dagli organi delle autonomie locali, modificava la forma di governo, dando qualche potere in più al presidente del Consiglio.
E la bozza Violante, lei dice, incontrerebbe qualche difficoltà a far da base ad un nuovo accordo preliminare.
Non credo che il centrodestra sia disponibile ad accettarlo in toto, perché ha altre idee sulla forma di governo, preferendo l’elezione diretta del presidente della Repubblica, nel quadro di un semipresidenzialismo alla francese. In ogni caso quello che voglio dire e che lo scudo potrebbe avere un appoggio dell’opposizione (Pd e Udc) solo se venisse inserito all’interno di una riforma costituzionale che tocchi alcuni di questi nodi; il che implicherebbe una difficilissima fase di compromesso, per la quale non so, francamente, se ci sono i margini reali di manovra.
Tutti i tentativi di riforma cui assistiamo presuppongono di intervenire soltanto sulla base dell’ingegneria istituzionale. Lei, proponendo di reintrodurre l’immunità, faceva appello a una funzione terza della Consulta. Anche Violante di recente ammette che l’autodisciplina del Csm si è rivelata fallimentare e propone di affidare il compito agli ex presidenti della Corte. Ma i meccanismi basterebbero a garantire una giustizia migliore?
No. Io stesso mi rendo conto che la mia ipotesi può incontrare obiezioni. Questa fuga verso organi terzi è essa stessa emblematica ed è la conseguenza di una giustizia interna e corporativa. Come il Parlamento abusava dell’istituto dell’autorizzazione a procedere negandola quasi sempre, così il Csm ha mostrato atteggiamenti fortemente autoassolutori. Allora si dubita del prestigio delle istituzioni e si cerca l’organo neutrale. Ma è il sintomo di un disagio molto grave e sottintende una speranza utopica, perché ogni organo sarà inevitabilmente composto di uomini, aventi ciascuno appartenenze, storie, orientamenti personali.
L’unica soluzione dunque è politica?
CONTINUA LA LETTURA DELL’INTERVISTA, CLICCA SUL PULSANTE >> QUI SOTTO
Probabilmente ci vorrebbe un rinnovato patto politico tra uomini di buona volontà che abbiano a cuore il bene del Paese e il futuro delle istituzioni e che cerchino saggi accomodamenti. Allo stato attuale però nessuno è disposto a riconoscere all’avversario una disponibilità totale. Il centrosinistra dice giustamente: Berlusconi è il vostro leader, trovate voi la quadra, noi siamo disponibili se le riforme vengono fatte in generale e non ad personam.
Cosa consiglierebbe a Berlusconi?
Essendo molto improbabile un accordo ampio su troppi elementi, da qui a qualche mese proverei la strada del ddl costituzionale sul lodo, accompagnato da una norma transitoria in modo da avere un arco temporale in cui l’immunità è garantita. Dopodiché resteremmo sempre in attesa di ampie riforme. La politica dovrebbe abbandonare il piccolo cabotaggio per lasciare un traccia anche nella Carta fondamentale.