Si sa già e da tempo che il giudizio della Commissione europea e di molti Paesi membri sull’Italia è negativo. Il debito pubblico è troppo alto. Continua ad aumentare e non sono stati rispettati gli impegni. Nonostante Padoan rivendichi un’inversione di tendenza, il rischio che si arrivi ad una procedura per debito eccessivo è alto ma non immediato. Le decisioni su eventuali misure contro l’Italia arriveranno dopo: infatti ad aggravare la situazione italiana contribuirà l’aumento dei tassi di interesse. I rendimenti sui titoli di stato italiani sono in crescita a causa dell’instabilità dello scenario internazionale. Le ricadute economiche delle vicende politiche internazionali potrebbero essere dei fattori rilevanti per giustificare l’aumento continuo del debito pubblico italiano. L’unica speranza per l’Italia è che a Bruxelles si facciano delle valutazioni politiche e ci venga concesso un trattamento di favore. Uno dei timori maggiori nella Commissione europea e tra gli Stati membri in queste ore è che l’Italia diventi politicamente inaffidabile e l’esecutivo europeo non vorrebbe incentivare l’instabilità.
Purtroppo ci si rende conto, e non solo da oggi, che Enrico Letta tre anni fa lasciò il campanello ad un presuntuoso avventurista che in soli mille giorni è riuscito a lacerare il tessuto sociale italiano, aumentando a dismisura le divisioni non solo a livello politico ma — cosa ben più grave — tra la gente meno abbiente, costretta a pagare le ricadute sociali di gravi errori sul fronte economico e delle politiche per il contenimento e la gestione dell’immigrazione.
Non solo. Renzi è riuscito a perdere sonoramente il referendum su cui aveva scommesso, mettendo in gioco il suo futuro politico se la parola data avesse un valore. E’ riuscito a farsi bocciare quella che lui chiamava una “bellissima” legge elettorale perché incostituzionale, mai utilizzata. Ha disperso milioni di elettori. Ha allontanato migliaia di iscritti. Ha mortificato e vilipeso una parte consistente del suo partito. Ha perso due capitali d’Italia: Roma e Torino. Cos’altro deve fare per far capire al mondo di essere inadeguato ed inaffidabile? Eppure si crede ancora Re Mida. E pretende “rispetto”.
Ma prima ancora che i tre tenori Emiliano, Rossi e Speranza saranno i rappresentanti della Troika che rimetteranno Matteo Renzi con i piedi per terra. Pur di non assumersi la responsabilità di una legge di bilancio per il 2018 lacrime e sangue il segretario fintamente dimissionario del Pd obbligherà il paese a correre alle urne anticipate con una legge elettorale che non potrà avere vincitori. A quel punto per evitare il caos saremo costretti a dare addio alla nostra residua sovranità.
Con tanti saluti alla retorica dell’Italia renziana che in Europa batte i pugni sul tavolo. E la figura di Renzi si staglierà nella storia non come quella di uno statista, ma come quella di un bambino che, non volendo rinunciare a nessuno dei cioccolatini di cui sta facendo una scorpacciata, pur di non cedere alle giuste insistenze di sua madre, finisce con stringere l’ultimo nella mano fino a farlo sciogliere. A pagare sarà l’Italia. E in Italia i più deboli. Perché toccherà a loro ripianare con i propri sacrifici gli sfizi che si sono tolti in questi tre anni Renzi, Boschi, Lotti e gli altri protagonisti della stagione becera della politica smart. Quella politica che confonde la realtà con una partita di play station.