Ciò che in modo netto contraddistingue la prima dalla seconda Repubblica, è la capacità – e la statura – dei più alti dirigenti di partito di trovare quelle mediazioni necessarie per non far mancare al Paese le risposte senza le quali esso si ferma e la politica perde la sua missione. Ovviamente è persino inutile dire a quale delle due repubbliche appartiene questa caratteristica, al di là del fatto che – quest’ultima legislatura – segna un possibile ritorno al dialogo tra le forze politiche prima completamente assente: fino al 2013, infatti, l’unica preoccupazione della sinistra è stata quella di abbattere Berlusconi, cosa peraltro evidenziata – come storico errore – dallo stesso Matteo Renzi.
Che nella nuova legislatura alle porte ci sarà bisogno di una grande mediazione è piuttosto certo, perché pare difficile che ci sia chi, dalle urne del 4 marzo, uscirà vincitore assoluto. A tal proposito, lo scenario descritto ieri su queste pagine – nell’intervista al Prof. Gianfranco Pasquino – pare lucido sul piano dell’analisi e interessante laddove azzardata una previsione: il centrodestra vince le elezioni, pur senza una maggioranza assoluta, e Marchionne è il nome segreto di Berlusconi per palazzo Chigi.
Al di là del vantaggio del centrodestra sugli altri schieramenti, cosa piuttosto affermata anche da altri ambienti, è sicuro che Berlusconi stia cercando l’uomo che indicherà come “federatore” non solo della sua coalizione, ma del Parlamento stesso, per una banale questione di numeri. E il nome di Marchionne è interessante non solo sul piano della politica spiccia, legata all’immagine e al consenso che riesce a creare, ma anche sul piano di quella che inevitabilmente sarà la priorità dell’agenda di governo: l’industria 4.0. Naturalmente, il termine industria 4.0 non deve ingannare: si tratta di qualcosa che l’intera Europa mutua dalla Germania – Paese di grandi industrie -, ma che per noi riguarda l’industria, l’impresa più in generale, la Pmi, il lavoro e l’economia tutta, chiamata oggi a quel salto d’innovazione che possa crescere la competitività delle nostre imprese e, anche, l’occupazione: un sistema che si rafforza sul piano della competitività è un sistema che genera delle ricadute occupazionali positive.
Marchionne è uno dei più importanti uomini d’industria del mondo. E, naturalmente, un governo a guida Marchionne sarebbe certamente appoggiato sul piano programmatico anche esternamente alla maggioranza. Cosa può mancare a Sergio Marchionne, che si dice deluso da Renzi e che tuttavia smentisce quest’ipotesi, per completare una carriera come la sua? Dall’impresa e dall’industria ha avuto tutto, l’ultima sfida potrebbe essere proprio la politica. E chi in squadra con lui? Carlo Calenda non si candida, ma sicuramente farà parte della nuova compagine di governo. Ha fatto un grande lavoro, mai l’Italia ha avuto un piano organico di sviluppo economico come quello che porta il suo nome. E il manifesto per l’industria e per “l’Italia delle competenze” pubblicato insieme a Marco Bentivogli sulle pagine del Sole 24Ore è un punto di partenza imprescindibile, al di là di cosa ne pensino Michele Emiliano e Francesco Boccia (che due giorni dopo trovano immeritatamente spazio sul medesimo giornale). Marco Bentivogli… altro nome importante e altro grande interprete dell’industria 4.0 e del lavoro che cambia.
Marchionne, Calenda e Bentivogli: può darsi che siano solo idee, ma sono questi gli uomini di cui oggi abbiamo bisogno per guidare la grande trasformazione.
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