Nel 2012 la spesa delle famiglie ha subito una diminuzione di 35 miliardi (- 4%). La contrazione dei consumi continuerà anche quest’anno, sebbene a ritmo meno sostenuto, segnando una diminuzione di circa 10 miliardi (-1,2%). L’impatto complessivo sul Pil è negativo dello 0,7%. È quanto sostiene Confesercenti in uno studio sullo stato delle piccole e medie imprese. In due anni si verificherà una contrazione della spesa per consumi interni di 45 miliardi di euro (-5,2%), per un totale di 2.000 euro in meno spesi da ogni famiglia. L’impatto stimabile sul Pil, in termini di sottrazione di crescita, è pari a 0,7 punti percentuali.
Nel 2012 hanno chiuso i battenti complessivamente 104.000 imprese, superando del 2,2% il valore già molto elevato dell’anno precedente, ed è stato un anno particolarmente duro. L’agricoltura, per non farci mancare nulla, ha concluso il 2012 “con segni gravi di affanno” e quasi 17.000 aziende agricole che hanno chiuso i battenti. Lo afferma Giuseppe Politi, presidente della Confederazione italiana agricoltori commentando le stime preliminari del Pil nel quarto trimestre 2012 diffuse dall’Istat. Non v’è chi non veda il nesso causale tra la chiusura delle imprese e la diminuzione della spesa operata dalle famiglie.
Sì, perché se io, la mia famiglia, le famiglie degli altri, non spendiamo per consumare quanto prodotto, chi vorrà produrre nuove merci? Verrà a ridursi ancor di più l’occupazione, vi sarà ancor meno reddito per spendere; meno prelievo fiscale da incassare, più debito pubblico da rifinanziare. Ah, beh, allora si va tutti a casa! Così si sta all’oggi, che si fa?
Quelli che si candidano a governare non sembrano avere gran che da dire. Lavoro, crescita, reddito: dicono dei problemi, glissano sulle soluzioni. Dall’altra parte dell’Atlantico, per bocca del Presidente Obama, arriva il suggerimento: “Riaccendere il vero motore della crescita economica, rafforzare la classe media”. Già, la classe media quella che, opportunamente capitalizzata, media appunto tra produzione e consumo. Occorre, insomma, rafforzare con ricostituenti quegli esangui dal portafoglio floscio e il morale sotto la scarpe.
Già ma come? Oh, beh, si deve istituire, che so… una rete di vantaggi comparati. Chi vuol produrre lo farà se vede acquirenti all’orizzonte, così come se vi sarà convenienza a produrre si troverà lavoro. Già, così si incassano redditi che fanno spendere e prelievi fiscali per finanziare l’altra spesa, quella pubblica.
Tocca insomma foraggiare chi spende perché tutto si muova per il vantaggio di tutti. Foraggiare. Già, ma chi foraggia? Può foraggiare chi incassa poco dal lavoro per foraggiare la spesa? Può foraggiare chi dev’esser foraggiato per non andare in bancarotta? Può foraggiare chi ha retribuito poco e fatto lauti profitti, che tiene in cassa, sottraendoli alla ri-produzione? Può foraggiare chi ha più di quanto spende rischiando, con la crisi, di veder ridotto il malloppo tenuto a bagnomaria? Eh già: vantaggi comparati!