“Faccio come Renzi: premierò i Comuni che rifiutano di prendere clandestini. Così vediamo se qualcuno ha qualcosa da dire”. Sono le parole di Roberto Maroni, presidente della Regione Lombardia che è tornato così, intervistato da Radio 1, sulla polemica innescata dallo stesso Pirellone nei confronti del premier Renzi sul caso immigrati. “I prefetti cercano casa per migliaia di clandestini? Facciamogli sentire cosa ne pensiamo!”, ha invece scritto su Twitter il segretario della Lega nord, Matteo Salvini, allegando anche i numeri di telefono delle prefetture. Abbiamo chiesto un commento a Calogero Mannino, siciliano, ex ministro dei Trasporti, dell’Agricoltura, della Marina mercantile e degli Interventi straordinari per il Mezzogiorno.
Secondo lei chi ha ragione tra Renzi e Maroni?
Ha decisamente ragione Renzi. Il governatore della Lombardia asseconda soltanto il voto di pancia di una parte degli italiani. Maroni non si carica delle valenze politiche di questo problema la cui portata è epocale. L’esodo dall’Africa era stato profetizzato già alla fine degli anni 70-primi anni 80. Ciò in ragione della decadenza demografica dell’Europa, e soprattutto dell’irresistibile spinta dei poveri e dei miseri verso le zone ricche.
Come si spiega quanto sta avvenendo?
L’intero continente africano è caduto nelle mani di alcuni tiranni che sfruttano popolo e risorse. L’Europa si propone di chiudere le porte, ma come farà? Avremo un’estate in cui arriverà il doppio delle persone che si sono mosse lo scorso anno. Si fanno quote che poi non sono accettate non soltanto da alcuni Paesi Ue, ma nemmeno dallo stesso Nord Italia…
Maroni sta solo facendo delle boutade post-elezioni?
Maroni si illude di governare la Lombardia, ma nella realtà non governa nulla. La leadership di Maroni, annunciata per quasi 20 anni, si è risolta in una dimensione regionale. Salvini intanto gioca a fare il partito della pancia profonda degli italiani, dividendosi la scena con l’M5S. Entrambi prendono un po’ di voti, ma non risolvono il problema immigrazione.
Come ritiene che vada affrontato?
L’unica via d’uscita possibile è che l’Italia prenda in Europa una grande iniziativa di politica internazionale, in grado di affrontare la crisi libica. L’ex Paese di Gheddafi rischia infatti di essere la voragine nella quale finiscono risucchiate Tunisia e Algeria.
Quali sono le responsabilità dell’Italia nella crisi libica?
Avere seguito le scemenze di Sarkozy e del filosofo francese Bernard-Henry Levy è stata la cosa più assurda di questo mondo. La politica che l’Italia deve seguire in Nord Africa e Medio Oriente è quella che per comodità può essere definita andreottiana, e che si basa sull’amicizia con Israele, Turchia e Palestina come capisaldi per la pacificazione dell’intera regione.
Qualcuno ha obiettato a Maroni che il sistema delle quote, che oggi vige in Italia, fu voluto da lui stesso quando era ministro dell’Interno…
E’ il sommo della contraddizione. E’ un fatto che si spiega con il decadimento della leadership nazionale dello stesso Maroni, che non è in condizioni di replicare più nemmeno alle cose che ha fatto quando era ministro degli Interni. La vera questione è l’abbrivio che ha preso la Lega nord con Salvini.
In che senso?
Maroni si trova in una situazione così paradossale perché non può andare contro Salvini. La stessa soluzione delle quote sarà travolta dalle dimensioni del fenomeno migratorio nel corso di quest’estate. Se l’anno scorso sono stati 54mila, quest’anno è ragionevole immaginarne il doppio. Ai tempi dell’accordo Berlusconi-Gheddafi il flusso si era ridimensionato. Ora bisogna tornare a operare con la leva politica europea, con l’obiettivo di trovare una soluzione alla crisi libica.
Dopo i continui sbarchi la Sicilia sta scoppiando?
La Sicilia sta scoppiando perché è “sgovernata”, nel senso che è stata abbandonata dal Paese. Negli ultimi 70 anni non c’è mai stato un episodio di simile “sgoverno”, un fenomeno di gran lunga peggiore del malgoverno. E soprattutto non c’è mai stata tanta distanza tra le politiche del sistema nazionale e quello isolano. La Sicilia ormai è soltanto un fenomeno di colore, un’antimafia di maniera. La nota dominante della politica siciliana è il folclore.
Com’è il clima nella Regione?
Bisognerebbe vedere gli atteggiamenti della popolazione di Lampedusa, di Pantelleria, di Catania, di Porto Empedocle nei confronti degli immigrati. Lo stesso volontariato cattolico, le persone che portano ciascuna qualcosa per aiutare. La Sicilia scoppia per i suoi problemi, non certo per questi immigrati, e i barconi che arrivano per chi vive nell’isola non sono altro che un problema in più.
(Pietro Vernizzi)