Il passato di Alessandro Profumo a Mps continua a essere un problema non solo per il nuovo amministratore delegato di Leonardo, ma anche per Pier Carlo Padoan. Infatti non si può nascondere che la scelta dell’ex numero uno di Unicredit sia stata fatta dal Governo e che sia il Tesoro il maggior azionista dell’ex Finmeccanica. Oggi quindi Il Giornale prende di mira il ministro dell’Economia, che mercoledì ha tenuto un’audizione alla Camera in cui ha parlato anche delle nomine dei vertici delle partecipate dallo Stato. Nell’articolo Camilla Conti fa riferimento al fatto che Padoan ha citato la diretta del 16 marzo scorso con cui è stata eliminata, tra i criteri per le candidature, “l’ineleggibilità per chi fosse rinviato a giudizio tra l’altro per reati finanziari o per corruzione e la decadenza in caso di condanna anche non definitiva”. Dunque, visto che Profumo è stato rinviato a giudizio per usura bancaria a inizio marzo, è riuscito ad avere la nomina solo grazie al cambiamento della normativa, altrimenti sarebbe stato ineleggibile.
Come noto, il Senato ha approvato il ddl per istituire la commissione d’inchiesta parlamentare sulle banche, che si occuperà anche della vicenda Mps. Non verrà però stilata e resa pubblica alcuna lista dei principali debitori insolventi delle banche in crisi come si era inizialmente chiesto. Gli emendamenti a tale proposito non sono stati infatti approvati. Tuttavia c’è chi ricorda che il fatto di rendere pubblici i nomi dei debitori potrebbe avere delle controindicazioni. Vincenzo Imperatore, su Lettera43, ricorda infatti che “si rischia di affossare ancora di più una impresa in difficoltà che potrebbe ancora risollevarsi. Si rischia una gogna, anche mediatica, che può essere eccessiva rispetto alle responsabilità del fallimento di un progetto. Si mette in atto un’arma potenzialmente ricattatoria alle banche che può essere usata in modo scorretto”.
Nel processo contro gli ex vertici di Mps accusati di falso in bilancio, aggiotaggio, ostacolo agli organismi di vigilanza e falso in prospetto, la banca toscana non potrà costituirsi parte civile. Il Tribunale di Milano ha respinto infatti la richiesta, così come quella di Adusbef, Movimento Consumatori, Unione nazionale consumatori, Federconsumatori Toscana e di circa 500 piccoli risparmiatori. Al contrario, 2500 di loro sono stati ammessi come parti civili. Al centro dell’inchiesta ci sono le operazioni sui derivati Santorini e Alexandria, il prestito ibrido Fresh e la cartolarizzazione Chianti Classico. Tra gli imputati figurano Giuseppe Mussari, Antonio Vigni e Gianluca Baldassarri, oltre che alcune banche d’affari come Nomura e Deutsche Bank. Mps, come ricorda l’Ansa, ha già patteggiato una sanzione pecuniaria di 600 mila euro e una confisca di 10 milioni di euro.
Le vicende che hanno portato Mps fino all’orlo del baratro sono oggetto di un libro dal titolo “Mps, i 300 protagonisti”, edito dal Gruppo editoriale italiano. Il volume “curato dalla redazione di Aziende Top, vuole fotografare la vicenda da un punto di vista super partes ricostruendo storicamente, passo dopo passo, le cause che hanno portato Montepaschi sull’orlo del baratro e dando voce ai veri protagonisti”, si legge su Agenpress. All’interno vi si possono trovare i nomi e cognomi, insieme a dichiarazioni e cv, dei vertici di Rocca Salimbeni degli ultimi sette anni; gli interventi dei politici e dei top influencer sulla situazione di Montepaschi; l’analisi di un private banker e anche una soluzione per un possibile rilancio della banca toscana.
Con 167 voti favorevoli e 4 contrari il Senato ha approvato il disegno di legge sull’istituzione di una commissione di inchiesta parlamentare sulle banche, tra cui, ovviamente, Monte dei Paschi di Siena. Si tratta di un organo bicamerale, composto da 20 deputati e 20 senatori. Non verrà listata alcuna lista relativa ai principali debitori insolventi delle banche in stato di crisi, come invece era stato richiesto subito dopo l’annuncio dei 20 miliardi stanziati per mettere in sicurezza sia Monte dei Paschi di Siena che l’intero sistema bancario. Il provvedimento dovrà essere approvato ora dalla Camera, probabilmente in tempi brevi, anche perché è stato inserito un emendamento nel testo che prevede che la commissione concluda il suo lavoro entro la fine della legislatura. Bisognerà appurare i criteri di remunerazione dei manager, la correttezza del collocamento presso il pubblico dei prodotti finanziari e l’efficacia dell’attività di vigilanza sul sistema. La commissione non si occuperà della riforma delle banche popolari, nonostante due proposte in tale direzione. Il Presidente di Assopopolari Corrado Sforza Fogliani non ha potuto fare a meno di notare che mentre Matteo Renzi dice di non avere scheletri nell’armadio da nascondere, dall’altra il suo partito ha votato contro l’inserimento della riforma delle popolari nei temi di cui la commissione si dovrà occupare. Il Movimento 5 Stelle è molto duro nel giudizio sul testo approvato e parla della creazione di una commissione “farsa”.