Il famigerato aumento dell’Iva, alla fine, ci sarà. Benché, ancora a poche ore dalla ultime modifiche alla manovra, l’ipotesi veniva smentita categoricamente dai ministri direttamente interessati. «Un aumento che rischia di pesare sulle famiglie ben più di quell’un per cento di rialzo», spiega, interpellato da ilSussidiario.net Antonio Di Majo, professore di Scienza delle Finanze. Un tale aumento il Codacons lo ha quantificato in 290 euro all’anno, per famiglia, che sale a 385 per un nucleo di 4 componenti. «Il rialzo – dice il presidente dell’associazione di consumatori, Carlo Rienzi – porterà a un aumento di tutti i prodotti indistintamente perché l’Iva viene scaricata sui consumatori. Saremo destinati a veder salire anche l’inflazione». E’ realmente questo il futuro che ci attende? Secondo Di Majo, le proiezioni del Codacons non distano particolarmente dalla realtà. «Si tratta – afferma – di calcoli effettuati su medie statistiche, vanno bene per farsi un’idea. Ma il problema è sempre quello del pollo di Trilussa», dice, riferendosi al componimento satirico di Trilussa – poeta romanesco – “La Statistica”; nella poesia, in sostanza, si affermava che se una persona mangia due polli, e un’altra no, è come se avessero mangiato un pollo a testa. «In ogni caso – continua – l’aggravio è innegabile, il +1 di aumento esiste sul serio ed è inevitabile che sarà avvertito». I prezzi, maggiorati dal carico fiscale superiore, potrebbero ulteriormente appesantirsi. «Non è escluso che in settori oligopolistici, dove la concorrenza è bassa, i venditori possano accordarsi; e cogliere al volo l’occasione per ritoccare i prezzi di una percentuale superiore all’aumento dell’Iva. Basta pensare ai detersivi. I produttori sono pochi, e potrebbero decidere un rincaro maggiore dell’1%». In fondo, sanno che la gente avrà sempre bisogno di certi prodotti, e non può fare a meno di comprarli da loro. Ma non solo. Il ragionamento è più sofisticato. «La gente, da un lato, ha necessità di certi prodotti. Dall’altro, anche se nel breve periodo le vendite dovessero lievemente decrescere, l’incremento di entrata derivata dalla rendita da tassazione supererebbe tale diminuzione».
In sostanza, ci guadagnerebbero egualmente. «L’elasticità della domanda al variare del prezzo, per questi prodotti, consente ai produttori di fare simili calcoli. Soprattutto in Italia, dove storicamente la concorrenza è debole». In molti paventano il rischio di un aumento dell’evasione fiscale. Professionisti d’ogni sorta, al momento di emettere la fattura, potrebbero domandare retoricamente al cliente se intende pagare o meno l’Iva e avere lo sconto oppure no. Di Majo non ne è così convinto. «Il livello di evasione fiscale è talmente alto che è difficile aumentarlo ulteriormente con solamente il +1% di Iva. Certo, non rappresenta un incentivo a diminuirla. Ma non ci saranno, da questo punto di vista, variazioni significative».