La convergenza d’interessi tra Grillo e Berlusconi non è un fatto di puro folklore ma nasce da ragioni strategiche profonde che non vanno sottovalutate. Lo afferma Paolo Franchi, editorialista del Corriere della Sera e autore del libro “Giorgio Napolitano. La traversata da Botteghe Oscure al Quirinale”. Per Franchi, “lo stesso spostarsi di Berlusconi su un terreno anti-europeista può produrre effetti imprevedibili alle Europee del 2014”, cementando ancora di più l’alleanza tra Forza Italia e il Movimento 5 Stelle. Il voto dei deputati di Berlusconi a favore di un emendamento alla legge di stabilità presentato dai grillini, e il fatto che da tempo il blog di Beppe Grillo non attacchi più il Cavaliere danno la cifra del nuovo clima che si respira in politica.
Franchi, quali risultati possono ottenere Grillo e Berlusconi spalleggiandosi a vicenda?
Tra Grillo e Berlusconi c’è una convergenza d’interessi legata dall’opposizione a Letta e rafforzata e facilitata almeno in parte dalla vittoria di Renzi alle Primarie del Pd. Ci troviamo di fronte a un arco di forze dagli interessi comuni, che sono innanzitutto mandare via l’attuale governo e quindi votare quanto prima. Anche lo scontro sui tempi della riforma elettorale, al di là del balletto tra Senato e Camera, è legato a questa convergenza tra Forza Italia e M5S.
Che cosa ne pensa del fatto che ultimamente Grillo non abbia più polemizzato con Berlusconi?
Grillo ha sempre sparato a 360 gradi e non è mai stato uno che anche in campagna elettorale abbia fatto del solo anti-berlusconismo. In particolare dopo le elezioni Grillo ha cominciato a considerare Berlusconi come il capo di una forza tuttora consistente, il cui declino politico è però segnato e che quindi in questa situazione può tornare utile come sponda per le battaglie contro il governo.
Fino a che punto la convergenza tra Berlusconi e Grillo è un fatto effimero e non destinato a durare?
Il fuoco di fila di Forza Italia e M5S incrocia sulla sua strada in prima battuta Alfano, e quindi il governo, il capo dello Stato e il Parlamento contro cui è diretta una battaglia che mira a definirlo come delegittimato. C’è quindi ampio spazio per avere una convergenza d’interessi. Ho ritenuto significativa la battuta di Renzi, il quale per tagliare corto ha detto: “Qui va a finire che faccio una telefonata a Berlusconi e a Grillo perché sono gli unici a volere davvero la riforma elettorale subito”. Anche nelle battutacce, questa è l’aria che si respira in questo momento.
L’opposizione riuscirà a fare fallire le riforme costituzionali?
Desta grandi perplessità il fatto che i partiti pensino di imbarcarsi nei tempi lunghi delle riforme istituzionali. Soprattutto dopo che dalle ultime elezioni è emerso un Parlamento così frammentato e dopo il voto sulla decadenza di Berlusconi, con un governo che ha una maggioranza di “larghe intese ristrette” comunque ancora così traballante.
Quanto incide il clima sociale che sta attraversando l’Italia?
Non vorrei sopravvalutare le manifestazioni dei forconi, ma la situazione in cui versa il Paese è segnata dal brodo di cultura, che non abbiamo mai visto in Italia, di una protesta insieme politica e sociale.
Si dice che Berlusconi abbia scelto come consulenti un team di professori euroscettici. Quanto conta questa componente nell’attuale scenario politico?
Conta moltissimo. Quello a favore o contro l’euro sarà uno dei temi in assoluto più importanti nella campagna elettorale per le elezioni europee e probabilmente anche nelle elezioni che seguiranno. Lo sarà in tutti i Paesi d’Europa con la sola eccezione della Germania, e in particolare nelle elezioni europee in Francia non c’è sondaggio che non dia il Fronte nazionale di Marine Le Pen come primo partito.
Lei che cosa si aspetta dalle prossime Europee?
C’è la forte possibilità di avere un Parlamento Ue in cui la maggioranza sia fondata da forze esplicitamente anti-europeiste o veementemente euro-scettiche. Berlusconi non ha mai avuto un rapporto entusiastico con l’Europa, ma il suo ruolo nel Partito Popolare Europeo gli dava una collocazione sia pur tiepidamente europeista. Se il Cavaliere si sposta sul terreno dell’anti-euro, gli effetti elettorali potrebbero essere imprevedibili in quanto Forza Italia si troverebbe a pescare in un bacino di consensi molto vasto.
(Pietro Vernizzi)