Non è cattivo Matteo Renzi. E’ un gatto. Se vede un topo se lo mangia. Tutto qui.
Le primarie del Pd saranno il 9 aprile. L’ha deciso lui ma lo ha fatto comunicare dalla fantomatica commissione elettorale che controlla solo al 95 per cento. Lui è in America. Delitto perfetto. Di quelli dove i mandanti hanno un alibi di ferro. Per poter votare a giugno ed evitare al Partito democratico di dover mettere mano ad una legge di bilancio che rivelerebbe i bluff di questi tre anni. Ma soprattutto per impedire ad Emiliano ed Orlando di organizzarsi per il congresso. Un trucco da quattro soldi. Da guappo di periferia. Prevedibile. Scontato se si pensa a Letta, e al Prodi dei 101 voti spariti. Ma di fronte ad un mentitore seriale è maggiore la responsabilità di chi inganna o di chi gli crede?
Non è cattivo Matteo Renzi. Ma è inaffidabile. La parola data per lui è propedeutica allo sberleffo che seguirà all’ennesimo inganno. “Se perdo il referendum lascio la politica”. Marameo! “Il futuro prima o poi torna”. Tradotto per gli ingenui: non vi libererete di me o se preferite “Non avete il diritto di eliminarci”.
Ma quale destino attende il Napoleone di Rignano sull’Arno?
Una volta riconfermato segretario del Pd metterà finalmente mano alle tanto agognate liste nelle quali dovrebbero essere rappresentate le residue correnti dei dem: dai franceschiniani ai giovani turchi di Orlando e Orfini, dagli ex bersaniani di Martina agli ex dalemiani di Latorre e Minniti, per non parlare degli uomini di Emiliano. Di tutti coloro insomma che sono rimasti nel Pd convinti di essere alleati del segretario o avversari riconosciuti e rispettati. Ma la notte prima di rendere note le liste un gatto si aggirerà per i corridoi del Nazareno. Ed il giorno dopo non ci saranno più topi.
Nel frattempo non la barca del Pd ma quella dell’Italia sarà già affondata: in un “mare di futuro ed innovazione”.