Il referendum sulle trivelle è “una bufala”. A sostenerlo è il premier Matteo Renzi che è intervenuto oggi, nella sua Enews, anche sulla consultazione in programma il prossimo 17 aprile: gli elettori saranno chiamati a decidere se consentire o meno agli impianti già esistenti entro la fascia costiera di 12 miglia di continuare la coltivazione di petrolio e metano fino all’esaurimento del giacimento, anche oltre la scadenza della concessioni. Secondo quanto riporta l’Occidentale, il premier afferma: “La spiegazione di quell’emendamento era che le trivelle offshore andavano fatte oltre le 12 miglia per ragioni di sicurezza. Ma anche questa rischia di rivelarsi una bufala. L’emendamento si è ispirato infatti a una decisione presa dall’ex ministro Prestigiacomo durante il governo Berlusconi, sull’onda della commozione internazionale per il grave incidente petrolifero di Macondo, nel Golfo del Messico. Ma le piattaforme in Adriatico possono essere paragonate a quelle nell’Oceano Atlantico? No, né per pressione, né per profondità. Il rischio di un incidente nell’Adriatico, per quanto possibile, è assai remoto”.
-Grande mobilitazione da parte degli “oil” men di Greenpeace, protagonisti di flashmob in 21 città italiane tra cui Catania e Genova per dire “sì” al blocco delle trivelle nei mari italiani nel referendum del prossimo 17 aprile 2016. Gli attivisti, come riporta l’Ansa, si sono radunati in Piazza San Lorenzo a Genova indossando un look completamente nero, facendo mostra sulle mani di una sostanza oleosa simile al petrolio e di uno striscione in “zeinese” nel quale si leggeva:”o ma no se pertuza“, il mare non si buca. Discorso pressoché identico anche a Catania dove però gli attivisti di Greenpeace hanno fatto capolino in piazza Stesicoro e sulla spiaggia dalla Plaia sfoggiando striscioni con su scritto:”U mari ‘nsi sputtusa“, traduzione sicula de “il mare non si buca“.
Inizia a farsi più acceso il dibattito sul referendum per l’utilizzo delle trivelle nei mari italiani che si terrà il prossimo 17 aprile 2016: ultimo ad esprimersi in merito è stato Romano Prodi. L’ex Presidente del Consiglio, come riportato da “Affaritaliani.it“, ha affermato che, nel caso dovesse votare, esprimerebbe il proprio punto di vista sfavorevole al blocco delle trivellazioni stipulate in passato:”Se dovessi votare voterei certamente per mantenere gli investimenti fatti, su questo non ho alcun dubbio anche perché è un suicidio nazionale quello che stiamo facendo. Quindi se voto al referendum voto no“. Le motivazioni di questa scelta sono frutto di un ragionamento ben articolato:”E’ un tema importantissimo. Ci ho riflettuto bene e devo dire che mi sono sempre schierato sull’assoluta necessità di avere, ovviamente nella massima sicurezza, una produzione nazionale, come hanno tutti i Paesi. E’ assolutamente necessario anche attrarre gli investimenti esteri, come accade in tutte le nazioni del mondo, certamente, come detto, garantendo la massima sicurezza. E comunque se non lo facciamo noi nello stesso mare lo fanno altri“.
Un nuovo punto di vista sulla questione delle trivelle e del referendum del 17 aprile 2016, è quello offerto dai vescovi italiani nel Consiglio Episcopale Permanente, che così si sono espressi: “Sulla questione ambientale e, in particolare, sulla tematica delle trivelle, ossia se consentire o meno agli impianti già esistenti entro la fascia costiera di continuare la coltivazione di petrolio e metano fino all’esaurimento del giacimento, anche oltre la scadenza della concessioni l’importanza è che essa sia dibattuta nelle comunità per favorirne una soluzione appropriata alla luce dell’Enciclica Laudato Si’ di papa Francesco”. Mons. Galantino ha poi sottolineato come dalle loro discussioni i vescovi non abbiano estratto il classico verdetto di Si o No sul referendum del 17 aprile sulle trivelle: “Il punto non è dichiararsi pro o contro alle trivelle, ma l’invito a creare spazi di incontro, di confronto. E non si tratta del solo problema delle trivelle, domani ci sarà quello del nucleare, poi altri ancora. Manca piuttosto l’approccio culturale, il ragionare sulle cose”. Ironico il commento di Pippo Civati: “Non era semplice farsi sorpassare a sinistra dai vescovi”.