Matteo Renzi non si ferma e ribadisce che lo scontro con l’Ue “è un film già visto”. “Nei fatti questa operazione è il secondo tempo della battaglia sulla flessibilità”, che si è conclusa positivamente, ha scritto il Segretario del Pd su Facebook. Ma secondo Rino Formica, l’ex Premier più che una “guerra” in favore dell’Italia e della sua economia sta giocando una propria partita personale, una campagna elettorale volta alla vendetta persino contro chi nel suo partito non ha appoggiato la sua volontà di andare al voto anticipato.
Che idea si è fatto di questo nuovo scontro tra Renzi e l’Ue?
L’obiettivo di Renzi era una campagna elettorale breve per andare a votare a ottobre. Non avendolo ottenuto, ora ha scelto di fare una lunga campagna elettorale, con toni per forza di cose accentuati sia sulla politica interna che su quella estera. Il risultato è che viene messo in difficoltà il Governo.
Tutto questo non è controproducente?
Ormai Renzi ha deciso di abbandonare il Governo al suo destino. Sui provvedimenti che gli interessano impone a Gentiloni il voto di fiducia, mentre se qualche misura non gli sta particolarmente a cuore lascia che sia preda della normale dialettica parlamentare in uno stato pre-elettorale, quindi di grande incertezza. L’ex Premier in questo momento si comporta come chi fa terra bruciata dietro di sé, creando dei problemi per la prossima legislatura.
In che senso?
Siamo in presenza di un sistema elettorale a prevalenza proporzionale. Questo vuol dire che nessun partito può assumere degli impegni come possibile forza dominante di governo. In sostanza, questi dieci mesi saranno la gioia e il trionfo delle balle che volano, anche perché ognuno sa benissimo che non è obbligato a mantenere fede a ciò che promette. Siccome nessuno sarà in condizioni di avere una maggioranza assoluta, ci troveremo in una legislatura dove, complici i toni della campagna elettorale, il discredito in Europa sarà totale e le difficoltà del Paese potrebbero anche diventare drammatiche.
Perché Renzi sta facendo tutto questo?
È una sua vendetta contro il Quirinale, contro il Governo, contro la maggioranza del suo partito che non gli ha consentito di fare blocco per le elezioni anticipate, contro i piccoli alleati che non lo hanno assecondato in questa sua proposta di accelerazione. Gentiloni a questo punto ha quindi una sola possibilità.
Quale?
Fare un’attività di governo molto intensificata chiedendo al Parlamento di porre la questione di fiducia tutti i giorni. Su tutti i suoi provvedimenti, anche quelli che non sono funzionali o di gradimento a questa campagna elettorale distruttiva di Renzi. A quel punto Renzi che fa? Ritira l’appoggio e sfiducia il Governo?
Dieci mesi sono tanti e in mezzo c’è anche la Legge di bilancio. Gli italiani non capiranno che questa vendetta potrebbe costare cara anche a loro?
Un popolo lo si può ingannare nel breve periodo, nel lungo no. Dieci mesi sono tanti perché il Paese non si accorga che ormai siamo in un gioco di vendette interne di partito. Quindi è probabile che tutto questo sia talmente percepito nell’interno del Pd che entro la fine dell’anno ci potrebbe essere un altro convento delle Dorotee come quello che diede il nome alla corrente della Dc che rovesciò Fanfani.
L’ultima direzione del Pd non è stata trasmessa in diretta streaming: un segnale di queste divisioni all’interno del partito di cui sta parlando?
Quella è stata non tanto una prova generale, ma di certo già una prova. Il dissenso all’interno del partito era palese, ma Renzi ha risposto a questo dissenso dicendo che aveva intenzione di fare una campagna elettorale lunga dieci mesi: quindi un’aperta sfida ai suoi oppositori interni. Lui ormai non avendo più sfidanti né in Europa, né nel sistema politico italiano, sfida i suoi. Si è trasformato in uno sfidante di palazzo. Siccome, però, poi tutti “hanno famiglia”, il palazzo si rivolterà.
(Lorenzo Torrisi)