La manovra approvata dal Consiglio dei ministri nella seduta dell’altro ieri si compone di un decreto legge e di un disegno di legge tra loro coerenti, che dovrebbero permettere di semplificare l’iter parlamentare e la conseguente conversione in legge. A ciò si aggiunge un disegno di legge delega per la riforma del pubblico impiego. Le misure previste sono finalizzate a ridurre il grado di intromissione dello Stato nell’economia, a perseguire obiettivi di perequazione tributaria, a semplificare il rapporto con i cittadini e a promuovere lo sviluppo delle piccole e medie imprese.
Il piano triennale si pone l’obiettivo di centrare il pareggio nel 2011 privilegiando i tagli di spesa alle maggiori entrate che riguarderanno un maggior prelievo fiscale per banche, assicurazioni e aziende petrolifere e una lotta più incisiva all’evasione fiscale. Al di là di un giudizio estremamente positivo sulle intenzioni manifestate dall’esecutivo con i provvedimenti, preme sottolineare che sarà opportuno introdurre adeguati meccanismi di salvaguardia al fine di evitare che le cosiddette imposte di congiuntura siano trasferite ai consumatori sotto forma di maggiori oneri per servizi bancari e assicurativi e costo del carburante. Per quanto concerne la razionalizzazione della pubblica amministrazione e la semplificazione dei rapporti con le imprese e con i cittadini, su cui i Ministri Tremonti e Brunetta sembrano avere le idee piuttosto chiare, il contemporaneo miglioramento della qualità dei servizi e lo sviluppo economico saranno possibili solo se le azioni che si intendono intraprendere saranno coordinate con l’attuazione del federalismo fiscale secondo concreti principi di sussidiarietà, responsabilità e solidarietà che incentivino gli Enti locali meno virtuosi ad evitare comportamenti free rider.
Risulta estremamente importante la previsione del disegno di legge che intende dare esecuzione alle disposizioni sui distretti produttivi previsti dalla legge 266/2005 (ultima finanziaria targata Tremonti). È noto che il tessuto produttivo del nostro Paese si caratterizza per la presenza del maggior numero di imprese rispetto ai paesi dell’area UE. Tale caratteristica, che indica una spiccata vocazione all’imprenditorialità, è però accompagnata a dimensioni delle imprese piuttosto limitate, il che presenta vantaggi in termini di flessibilità e creatività ma svantaggi nel reperimento delle risorse finanziarie necessarie a finanziarie la crescita e le spese di ricerca e sviluppo. Riconoscere alle reti di impresa una personalità giuridica ai fini della fiscalità, degli adempimenti burocratici e amministrativi e, soprattutto, nei rapporti con gli intermediari finanziari potrebbe liberare risorse e generare un circolo virtuoso che permetterebbe di risolvere le difficoltà delle piccole e medie imprese nel reperimento delle risorse finanziarie necessarie allo sviluppo. I dati economici recentemente pubblicati da Banca d’Italia evidenziano una crescita sostenuta dell’esportazione dei prodotti made in Italy e quindi evidenziano una forte vitalità dell’industria nazionale. Se questa vitalità fosse accompagnata da misure ad hoc per filiere produttive e reti di impresa il sistema produttivo del nostro paese beneficerebbe di un essenziale motore per lo sviluppo.