“L’invito rivolto a Berlusconi per fare insieme le riforme nasce dal fatto che nei progetti di Napolitano c’è quello che definirei come un ‘centrodestra decente’. Un’area politica che nel medio-lungo periodo si identificherà sempre di più con i valori ideali e le qualità umane di Alfano, ma i cui consensi per il momento sono ancora in mano al Cavaliere”. Lo afferma Gianfranco Pasquino, politologo ed ex deputato di Pci e Pds, commentando le parole del Capo dello Stato, Giorgio Napolitano. Rivolgendosi esplicitamente a Forza Italia, il presidente ha detto: “Oggi vorrei rivolgere uno schietto appello al partito che il 2 ottobre scorso si è distaccato dalla maggioranza originaria guidata da Letta, perché quella rottura non comporti l’abbandono del disegno di riforme costituzionali”. Mentre Renzi aveva lanciato una sfida a Grillo, invitandolo a un patto su legge elettorale e costi della politica.
Napolitano sta cercando di spostare l’asse delle riforme dal M5S a Forza Italia?
Napolitano sta cercando di coinvolgere quel che rimane di Forza Italia, e credo anche che il presidente abbia un’antipatia naturale per Beppe Grillo. L’obiettivo del capo dello Stato è però di fare le riforme, e quindi se si facessero anche con Grillo non sarebbero un problema. A contare è piuttosto la qualità e il contenuto del risultato finale.
Ci sono le premesse per fare le riforme insieme a Grillo?
Grillo in realtà non vuole le riforme. E’convinto che se si andasse a votare con il Porcellum riuscirebbe a ottenere il premio di maggioranza, e poi distruggerebbe tutti i partiti. Il dato di fatto è che il leader del M5S ha paura di votare con qualsiasi altra legge elettorale. Da un lato perché non conosce e non comprende dei dettagli tecnici importanti sulle diverse opzioni sul tavolo, dall’altra perché una modifica gli imporrebbe di ripensare la sua strategia, cosa che in questo momento non è capace e forse non ha voglia di fare.
Il M5S potrebbe partecipare alle altre riforme istituzionali?
L’abolizione del Senato vorrebbe dire meno posti in Parlamento anche per gli esponenti del M5S, e la soppressione delle Province è un terreno sul quale Grillo può combattere e ottenere delle cariche. E’ dunque paradossalmente il mantenimento dello status quo è la soluzione che giova di più a Grillo.
Napolitano riuscirà a coinvolgere Forza Italia?
Napolitano pensa che sia necessario un partito di centrodestra decente. Per ora Berlusconi è fuori solo dal Parlamento, ma tra un po’ lo sarà anche dalla politica, e forse con una legge elettorale adeguata Alfano può acquisire il potere necessario per fare questo partito di centrodestra. Questa è l’opzione di fondo di Napolitano, anche se poi dobbiamo chiederci se Alfano può mettere in campo questa forza organizzata sul territorio. In questo momento non ce l’ha ancora, ma non è impossibile costruirla nel prossimo anno-anno e mezzo.
Quanto conta Berlusconi come interlocutore istituzionale?
I sondaggi dicono che Berlusconi mantiene un consenso tra il 15 e il 20%. E’ quindi inevitabilmente un interlocutore, anche per la presenza di quei parlamentari che debbono la loro elezione al Cavaliere e che pensano e sperano che sia in grado di farli rieleggere. Trattare con loro è dunque una necessità se si vogliono fare le riforme.
Lei che cosa intende quando dice che nei progetti di Napolitano c’è un “centrodestra decente”?
Il centrodestra decente è innanzitutto quello che sa che l’Italia può sopravvivere e forse anche prosperare solo in Europa. Questa posizione Berlusconi ce l’ha un giorno sì, ma un giorno no. Bisogna quindi che cambi e che questa sia la sua posizione di tutti i giorni. Un centrodestra decente è un partito che non ha un proprietario ma un minimo di organizzazione, di presenza, di organismi dirigenti, di congressi e di cariche elettive. E’ un centrodestra che risolve il conflitto d’interessi e che non attacca la magistratura in continuazione.
Quali sono le altre caratteristiche di questo centrodestra vagheggiato da Napolitano?
C’è anche il fatto di rappresentare i suoi elettori in modo adeguato, senza aizzarli sempre contro la sinistra. E il senso di una competizione con degli avversari politici, ma non con dei nemici o qualcuno che deve essere delegittimato. Alfano ha ben chiari tutti questi valori, che invece sono estranei all’”incultura politica di Berlusconi”.
Che cosa ne pensa invece dell’atteggiamento di Berlusconi nei confronti delle proteste dei forconi?
Berlusconi pensa di poter cavalcare questa protesta, che ha alcune ragioni legate a ovvie difficoltà economiche, mentre altre motivazioni sono di natura politica. In quella protesta è entrata pesantemente una destra eversiva. Purtroppo in un Paese che vive oramai da quattro o cinque anni in crisi il disagio c’è, anche se strumentalizzato. A mobilitarsi non sono infatti i più disagiati, bensì quanti hanno determinate risorse e che controllano anche soltanto la risorsa strategica dei trasporti.
(Pietro Vernizzi)