«Era da tempo che non si vedeva una scena simile: ministri chiusi per ore in una stanza, tavoli tecnici a interrompere i lavori, provvedimenti che compaiono e scompaiono e politici vari che a turno corrono a spifferare tutto per intestarsene il merito. È il segno che l’era delle cambiali in bianco a Tremonti è chiusa e che si torna ai suk della Prima Repubblica». Antonio Polito inizia così la sua analisi del Consiglio dei Ministri di ieri e il via libera finale del governo alla manovra. «Nella forma Tremonti ha perso perché gli è stato imposto un nuovo metodo, con risultati a mio parere poco brillanti. Nella sostanza però ha vinto, perché il governo ha fatto esattamente ciò che lui aveva deciso. Certo, ora non è più l’uomo della Lega nel Pdl, ma un ministro “tecnico” dal grande prestigio internazionale, consapevole del fatto che né il governo, né il Paese possono permettersi le sue dimissioni».
Il compromesso che ha portato a questa manovra avvicina secondo lei la fine della legislatura?
Non necessariamente. L’esercizio dell’anno prossimo è abbastanza leggero, come aveva chiesto Berlusconi. D’altronde l’intenzione del premier di arrivare fino alla scadenza naturale è abbastanza evidente e andare al voto nel mezzo di una grave crisi di consenso sarebbe pura follia.
Secondo molti opinionisti dipenderà comunque dalle decisioni che prenderà la Lega nei prossimi mesi. Lei è d’accordo?
Il Carroccio ha lasciato intendere che accrescerà il suo carattere rivendicativo e sindacale nella speranza di recuperare consenso. Lo dimostra la vicenda delle quote latte, sulla quale si sta comportando come un vero e proprio sindacato di categoria che si batte per un piccolo gruppo sociale responsabile di truffa. Ed è abbastanza sgradevole che questo avvenga mentre si oppone, con motivazioni punitive, al decreto per risolvere l’emergenza rifiuti di Napoli. Ovviamente i leghisti sapevano che sarebbe passato comunque…
De Magistris dovrà comunque rivedere la sua impostazione se non vuole offrire facili argomenti allo schieramento avversario.
Direi di sì. L’immondizia non sparisce senza discariche e inceneritori ed è pura demagogia immaginarsi di vedere Napoli in breve tempo con una raccolta differenziata al 70%. Al di là delle scelte del nuovo sindaco, comunque, il capoluogo campano non può più permettersi di chiedere al Paese di pensare ai suoi rifiuti. Deve trovare una soluzione, come fanno tutti i comuni del mondo.
Tornando alle decisioni di ieri, come giudica i tagli ai costi della politica presentati da Berlusconi e Tremonti?
Intanto occorre dire che l’intera questione è sopravvalutata dal punto di vista numerico. Si tratta infatti di misure “moralizzatrici” che producono risparmi modesti. Detto questo, il livellamento degli stipendi agli standard europei attraverso una commissione di studio mi sembra una proposta molto velleitaria. Le buste paga di deputati, senatori e consiglieri regionali possono infatti essere modificate soltanto da deliberazioni della Camera, del Senato e dei singoli consigli regionali. E dubito che l’abbacchio muoia dalla voglia di fare Capodanno…
L’imponente macchina dello Stato non è stata perciò alleggerita?
Basta pensare all’eliminazione delle provincie: era nel programma del Pdl, ma il centrodestra non ne parla più per volere della Lega.
La realtà è che non vengono toccati gli enti inutili e le loro consulenze, dove spesso si annidano sprechi e clientelismo.
Come giudica invece le proposte sul piano fiscale?
Penso che il principio secondo il quale si sposta la tassazione dal reddito al consumo sia giusto, così come la semplificazione delle tre aliquote e la razionalizzazione della giungla delle deduzioni e delle detrazioni. Ora non resta che vedere su che scaglioni si sta ragionando. Solo allora si potrà capirà se saranno premiati i ceti medio alti o quelli medio bassi.
Sulla carta poi è apprezzabile la proposta di una nuova assistenza sul “modello trentino” che valorizzi il Terzo settore e la sussidiarietà.
Se la maggioranza in qualche modo ha superato questo delicato passaggio come si assestano i due schieramenti? Nel Pdl oggi è il giorno di Angelino Alfano…
Penso che costruire un profilo indipendente tra il “monarca” e le mille correnti che nel tempo si sono create all’interno del Pdl sia un compito estremamente arduo anche per Alfano. Per questo sono convinto che il destino del centrodestra dipenderà più da ciò che riuscirà a fare il governo che dall’operato del nuovo segretario del Pdl.
Il centrosinistra, invece, ci ricorda che non è saggio puntare troppo presto sulla sua vittoria, grazie all’innata capacità di dividersi che dimostra dopo ogni trionfo.
In questo campo l’unica novità è data dal pragmatismo e dal cinismo politico di Di Pietro che, in uno schieramento sempre più a sinistra, ha capito che si stava liberando uno spazio al centro e forse era addirittura possibile intercettare anche il voto di destra di qualche deluso del Pdl. Per il resto, nulla di nuovo all’orizzonte…
(Carlo Melato)