IPSOS (18 MAGGIO): LE ULTIME INTENZIONI DI VOTO
Secondo i sondaggi distribuiti da Ipsos lo scorso 18 maggio, le intenzioni di voto qualora l’Italia si ritrovasse domani alle urne – ipotesi da non scartare nei prossimi mesi data la fragilità e i numeri in Parlamento che dovrebbe avere il Governo Lega-M5s – vedrebbero una crescita netta della Lega di Salvini che in pochi mesi passa dal 17% addirittura al 25% dei consensi, mentre tutti gli altri partiti sono in calo o comunque non crescita. Il Movimento 5 Stelle resta allo stesso punto del 4 marzo scorso, con il 32,2% dei favori, mentre il Partito Democratico cala fino al 18,1%, vittima delle oscure situazioni tra Congresso, crisi, Renzi Sì/Renzi No e leadership. Non va meglio Forza Italia che scende dal 14% al 12% attuale, mentre Giorgia Meloni scende addirittura al 3,4% rischiando ad oggi di entrare in Parlamento. Per le altre liste minori, +Europa non va oltre all’1,8%, Noi con l’Italia si ferma allo 0,6% e Liberi e Uguali non sfonda con il 2,9% in calo rispetto al voto delle Politiche.
EMG (11 MAGGIO): IL PRIMO PROVVEDIMENTO DEL NUOVO GOVERNO
Quando è stato effettuato il sondaggio di Emg Acqua ancora non era stato deciso e incarico Giuseppe Conte come nuovo premier del Governo Lega-M5s, eppure gli elettori si sono comunque espressi su quali sarebbero stati per loro i primissimi provvedimento che il nuovo esecutivo “anomalo” dovrà affrontare per iniziare a risolvere i tanti problemi del nostro Paese. I dati raccolti nel sondaggio danno al 27,1% la revisione delle norme sul lavoro, ovvero una rivoluzione sul Jobs Act, e subito dopo (al 25% dei consensi) la riduzione della pressione fiscale con la possibile Flat tax promessa dal Centrodestra prima delle Elezioni e immessa come perno del contratto di Governo Lega-M5s. Più indietro come “scelta” la messa in modifica della Leggero Fornero sulle pensioni (16,7%), mentre al 14,6% troviamo il tentativo di una maggiore regolamentazione dei flussi sull’immigrazione clandestina nel nostro Paese. Al 10,4%, dunque molto basso, la scelta di mettere mano al progetto di reddito di cittadinanza, caposaldo invece del Movimento 5 Stelle e voluto a tutti i costi da Luigi Di Maio nel contratto per il Governo del cambiamento di Giuseppe Conte.