Non sarà un provvedimento epocale, né risolutivo. Per lo meno, ha il pregio di esistere. E, considerando l’assoluta inerzia della politica, il fatto che qualcosa si muova rappresenta già di per sé una piccola rivoluzione. In pratica, il decreto carceri approvato dal Consiglio dei ministri produrrà un calo della popolazione carceraria pari a circa 3mila detenuti. Lo sconto per buona condotta, inoltre, salirà da un massimo di 45 giorni a un massimo di 75 ogni 6 mesi di detenzione, previa ovviamente la decisione del giudice. Tale misura avrà valore retroattivo dal gennaio 2010. Il provvedimento, poi, potenzia le possibilità di affidamento terapeutico per i detenuti tossicodipendenti, che potranno usufruire delle comunità di recupero anche nel caso di recidiva per reati minori. Altra fondamentale novità è l’introduzione del Garante nazionale dei detenuti. Si tratterà di un organismo indipendente volto a dare tutela extra-giudiziale a quanti si trovano in galera. Massimo Bordin, per 20 anni direttore di Radio radicale, ci spiega la portata effettiva dell’intervento del governo.
Cosa ne pensa del decreto?
Di per sé, evidentemente, non si tratta di una misura negativa. Stiamo parlando pur sempre di persone che escono da una situazione umana intollerabile che, se fosse risparmiata anche a un solo detenuto, ci sarebbe da rallegrarsi. Detto questo, siamo ben lontani dall’avvicinarci alla soluzione definitiva del problema.
Ci spieghi.
I detenuti in Italia sono 67mila, a fronte di una capienza di 47 mila posti. I 3mila che vengono liberati grazie al decreto sono ben poca cosa rispetto all’ammontare complessivo. Come se non bastasse, i numeri ipotizzati dal governo rappresentano una semplice stima. Purtroppo, sappiamo che provvedimenti analoghi assunti in precedenza da questo stesso governo includevano dei calcoli che si sono rivelati approssimati per eccesso.
Cosa dobbiamo aspettarci, invece, dall’istituzione del Garante dei detenuti?
Beh, devo dire che sono fiducioso. Questa figura, in alcune Regioni, già esiste e funziona bene. In Lombardia e nel Lazio, per esempio. E, nel Lazio, la carica è stata ricoperta da un radicale, Gianfranco Spadaccia. Oltretutto, non dovrebbe esserci il rischio che si crei l’ennesimo carrozzone parastatale. La sua istituzione non necessita di particolari apparati, strutture o risorse, infatti, ma semplicemente di qualche persona esperta in materia.
Crede che potrà realmente rivelarsi utile?
Il garante, in molti casi, in seguito a delle segnalazioni potrebbe denunciare la situazione e attivarsi affinché a loro volta le amministrazioni competenti possano agire. Resta il fatto che, spesso, le carceri italiane sono gironi infernali a causa del sovraffollamento. Quando l’eccedenza supera certi limiti di guardia, neppure le amminsitrazioni hanno idea di come intervenire.
Quindi, qual è la soluzione?
Non c’è alternativa all’amnistia, per la quale noi radicali marceremo, a Roma, il giorno di Natale. Oltretutto, si tratterebbe dell’unico provvedimento in grado di evitarci le salatissime multe dell’Unione Europa. Non dobbiamo dimenticare, infatti, che la Corte europea dei diritti dell’uomo ha condannato l’Italia per le condizioni disumane del regime penitenziario, imponendo di risolvere la questione entro maggio 2014. Ovviamente, l’amnistia non si può fare per decreto.
Ci riuscirà, il Parlamento, entro la data stabilita?
Non credo proprio. Ci prenderemo la multa. Va dato atto, però, al ministro Cancellieri di avere una sensibilità in materia che i predecessori non avevano. Non escludo che questo provvedimento rappresenti, almeno, il segnale che la questione delle carceri sia stata posta, finalmente, all’ordine del giorno dell’agenda politica.
(Paolo Nessi)