Si è appena svolto il congresso repubblicano negli USA. Quali questioni ci pone ? Osservando la crisi attuale, non ragionando con la centralità dell’economia e delle sue logiche, possiamo vedere che si tratta anche di crisi della democrazia, ovvero crisi della partecipazione popolare alle azioni del potere, dello Stato e dei Governi.
Il Paese che ha fondato la democrazia: gli Stati Uniti d’America, ha uno scontro politico che non mette in campo i problemi della crisi. Il Presidente Obama, democratico, ha introdotto una svolta storica nell’aprire i servizi sanitari alle persone prive di assicurazione. I repubblicani costruiscono la loro campagna elettorale con un attacco frontale fondato sul ritorno alla tradizione. Ora, ancora più degli anni scorsi, gli elettori si troveranno demotivati davanti alla falsificazione delle ragioni delle parti, e dunque voteranno ancor meno , in questa democrazia che si è abituata ad avere poco più del 50% di elettori.
Nella vita della società americana hanno avuto grande peso le associazioni. Ma nel confronto politico attuale le associazioni non hanno spazio. Tra i diritti garantiti dallo Stato , come vogliono i democratici, e i valori non negoziabile dei conservatori, non sono considerate le azioni comunitarie, dove diritti e doveri prendono corpo ed anche i valori si commisurano con la coscienza delle comunità. Ovvero la democrazia si svuota.
Quello che accade negli USA è pur sempre il meglio della democrazia esistente. In Europa sembra ormai prevalere l’antipolitica, con la soluzione tedesca della grande coalizione si è tolto ai cittadini la libertà di scelta. Così è oggi in Grecia e in Italia. Tutto sembra dire che il governo saggio dei tempi moderni è un governo delle minoranze intellettuali, è un potere senza consenso, ovvero senza politica.
All’orizzonte il modello cinese, il paternalismo del partito unico, che fa funzionare bene tutto.
Intanto patiscono in modo atroce i paesi arabi, investiti da una rivoluzione che chiedeva democrazia ma che si risolve con l’ integralismo religioso, con la dipendenza dei governi dalla dirigenze dei movimenti religiosi.
Ecco perché ritengo utile riesaminare i fondamentali della democrazia.
In tutta la cultura dello stato si è introdotta la figura del Leviatano, il corpo cosciente che esercita il potere per il bene del popolo. Ma il percorso prodotto dall’idealismo è precipitato nelle ideologie, nello schematismo che impoverisce l’intelligenza, per questo non ha fatto passi in avanti il realismo cristiano, cioè l’insegnamento che la coscienza è il prodotto del rapporto con la realtà, con l’esperienza.
Senza Dio la coscienza moderna non viene dall’esperienza, viene solo dai processi che generano gli strati più acculturati della popolazione, minoranze intellettuali incapaci di trovare la dinamica della vita comune degli uomini. Queste “classi dirigenti” sono nel potere del Leviatano, che però oggi si può solo definire “ corpaccione con il cervello piccolo”
Ecco la questione: il potere ha il cervello piccolo. La vera natura dei fallimenti della grande finanza è questa. Cervello piccolo di quelli che hanno spinto a spendere per indebitarsi e sostenere i progetti della finanza senza curarsi di avere i mezzi per pagare il debito. Cervello piccolo dei governi che hanno lasciato indebitare tutta la nazione.
Ora noi dobbiamo comprendere che la democrazia è la sfida al cervello piccolo del potere. Con una ripresa del confronto sulle proposte, sui contenuti, con la partecipazione popolare alle scelte di classe dirigente, si riapre lo stimolo all’ emersione di parti di classe dirigente che siano toccate dall’allargamento della ragione.
Dal basso viene l’intelligenza, perché si è più vicini all’esperienza.
Ma le attuali minoranze intellettuali hanno in odio il populismo, sono convinte che dal basso viene il cervello piccolo della maggioranza, messa insieme dai demagoghi. Ovviamente c’è del vero, ma per colpa dei demagoghi. Mentre occorre credere che le comunità umane sono luogo di esperienza e di intelligenza delle soluzioni. O perlomeno delle domande.
Dal basso famiglie, associazioni, imprese, movimenti, si porgono alla produzione consapevole del bene comune, ovvero a quell’ insieme di esigenze che ha un popolo in azione.
Certo si tratta sempre di espressioni di punta della esperienza, nella comunità ci sono sempre i punto di esempio da seguire, per questo dal basso non vuol dire comportamento medio comune, ma vuol dire pulsante struttura della esperienza, che mette in moto le energie migliori, le quali chiedono di essere riconosciute da rappresentanti del popolo che le valorizzano, rappresentanti che hanno davvero un consenso che viene dal basso.
Per cui la democrazia oggi riprende se risolviamo la questione di come si genera la rappresentanza delle energie vere della società.
Le primarie all’americana, come le abbiamo viste in questi giorni nella Convenzione dei repubblicani , sono interessanti se naturalmente il confronto delle proposte sarà più vicino alle esperienze di popolo.
In Italia, oggi, abbiamo circoli di base dove si possa discutere di questo ? Non ci sono, bisogna crearli. Cari militanti politici, fate questo.