Mattarella non vuole Paolo Savona. “Sono molto arrabbiato” ha scritto ieri sera su Facebook Matteo Salvini. Una dichiarazione che è un macigno sulla strada dell’esecutivo M5s-Lega e che preannuncia una possibile rottura. E dire che la giornata era cominciata bene, con l’incontro tra Giuseppe Conte, premier incaricato, Salvini e Di Maio. Conte aveva parlato di “mattinata proficua”, ma che le cose non stessero andando per il verso giusto lo si è capito quando il giurista è salito al Colle, ieri pomeriggio, non per portare la lista dei ministri, ma per parlare degli ostacoli sulla via del governo, anzi dell’ostacolo principale. Il nodo da sciogliere si chiama Paolo Savona, e non è detto che ci si riesca. “La partita si gioca tutta sul nome dell’economista — conferma Fabrizio d’Esposito del Fatto Quotidiano —. E Mattarella non lo vuole”.
E’ per questo che Conte ieri pomeriggio è tornato al Colle?
Sì, e per capire che le cose non stiano andando bene basta vedere la reazione di Salvini. Lo dice anche il fatto che il Quirinale si è chiuso nel più stretto riserbo, facendo capire che se avesse detto sì a Savona, domattina (oggi, ndr) Conte sarebbe tornato con la lista dei ministri e il governo avrebbe giurato nel pomeriggio.
Le conseguenze di questo veto?
La prima, la più scontata, è che Salvini faccia saltare il banco.
Secondo fonti leghiste, pare che il Colle abbia chiesto di parlare con Salvini, ma il capo del Carroccio ha detto no ed è ripartito per Milano.
E dato che anche lui sarebbe un ministro che deve giurare, questo la dice lunga e fa capire che il clima non è dei migliori.
La Lega ha un piano B?
Sulla Lega circolano varie tesi. Una è che nel Carroccio non ci sia una visione uniforme sul governo, e che il gioco sia sfuggito di mano. E’ possibile in effetti che i leghisti non si siano resi conto della strada stretta, sempre più obbligata, in cui si sono infilati, e che quindi strumentalizzino Savona per fare un passo indietro.
E se ne sarebbero accorti solo adesso?
Parliamoci chiaro, sia M5s che la Lega sono due movimenti che si sono ingrassati mediante l’opposizione. Ora che la prospettiva del governo è divenuta concreta, forse qualcuno può avere avuto un ripensamento.
Di Maio ha parlato di totale sintonia con Salvini. E’ vera o è solo strumentale?
Secondo me i 5 Stelle non si possono impiccare per Savona. Il problema è Salvini. Finora l’ha sempre spuntata su tutto.
Tranne che sul premier terzo.
Ha messo il veto su Di Maio premier, più di questo che cosa doveva ottenere?
La rottura è realmente possibile?
Sì. Non penso che Salvini faccia partire un governo senza Savona. Con Savona è il suo governo, senza di lui non lo è più. L’unica mediazione possibile è mettere Giorgetti all’Economia al posto del professore.
Una via d’uscita a portata di mano.
Sì ma Salvini non la vuole.
Cosa prevedi?
Siamo alla stretta finale, entro domenica sapremo tutto. O Salvini cede e il governo parte con Giorgetti all’Economia, oppure, se non cede, l’unica via è il governo tecnico di minoranza.
E quindi il voto. Nel 2019?
No, prima, questo autunno.
(Federico Ferraù)