Il Quirinale, si potrebbe dire, è sbottato; dopo mesi di millanterie, illazioni e episodi finora solo ipotizzati narrati quasi fossero fatti conclamati, ieri, Panorama, ha pubblicato una ricostruzione della famose intercettazioni tra Napolitano e il Senatore Mancino. Un riassunto senza virgolette, ove si evince che il capo dello Stato, in un una confidenza privata, avrebbe osservato che: Berlusconi ha sottratto prestigio internazionale all’Italia; Di Pietro è un giustizialista che ha impedito l’instaurarsi di una cultura giuridica garantista; la Procura di Palermo, da cui provengono le intercettazioni, ha al suo interno pm inopportuni che godono del fiancheggiamento di un apparato mediatico. Non sembrano, a dire il vero, chissà quali rivelazioni. Ma il Quirinale, cui Mario Monti ha espresso, in serata, la propria solidarietà denunciando l’attacco strumentale, ha ritenuto che fosse stata oltrepassata la misura. «La campagna di insinuazioni e sospetti nei confronti del Presidente della Repubblica ha raggiunto un nuovo apice», comunicava, ieri, la presidenza della Repubblica ricordando come Napolitano abbia deciso di «ricorrere alla Corte costituzionale a tutela non della sua persona ma delle prerogative proprie dell’istituzione». Abbiamo chiesto a Massimo Cacciari cosa ne pensa di tutta la vicenda.
Come valuta la reazione del Colle?
Napolitano ha pienamente ragione. Dal punto di vista del rispetto delle istituzioni, nella declinazione di tutte le sue forme, siamo alle barbarie. Mi pare una vicenda inaudita. Siamo al punto in cui, senza virgolettare alcunché, mediante semplici allusioni, si arriva a riportare le conversazioni di un presidente della Repubblica.
Il Quirinale parla di parla di campagna di insinuazioni e sospetti. Chi la starebbe conducendo?
La situazione italiana è estremamente delicata e, attualmente, non sappiamo come potrebbe evolvere; sia sul fronte politico che su quello economico. E’ chiaro, quindi, che ci siano delle forze che hanno interesse a destabilizzare ulteriormente il Paese. Quali siano queste forze, tuttavia, è la vera domanda politica cui si dovrebbe dare risposta.
Napolitano farebbe bene a rinunciare al conflitto di attribuzioni o, addirittura, consentire la pubblicazione delle sue intercettazione, allo scopo di essere sollevato da ogni sospetto, come chiede Di Pietro?
Ma neanche per sogno! Si immagini un qualunque cittadino che veda pubblicate le proprie conversazioni private: come crede che reagirebbe? D’altro canto, io stesso penso a come la prenderei se uscisse sui giornali il fatto che, nell’ambito di un colloquio personale, ho parlato male di qualche mio collega.
Al di là della pubblicazione, la produzione stessa di tali intercettazioni appare piuttosto controversa
Non c’è dubbio, rappresenta un fatto vergognoso, come è vergognoso il fatto che ci sia stata una fuga di notizie tale per cui tutti siamo a conoscenza della loro produzione. Ma non perché riguarda Napolitano. Non è accettabile che telefonate private di qualunque cittadino che non hanno alcun rilievo penale facciano questa fine.
Ingroia parla di ricatto. Forse, non ricorda che è stato lui stesso a disporre le intercettazioni e che queste sono uscite dalla sua Procura?
Guardi, è la stessa domanda che gli farei io…
Crede che il ruolo di Napolitano ne risulti danneggiato?
Di sicuro, non ne risulta rafforzato. Queste operazioni di esposizione al pubblico ludibrio mediante sospetti e allusioni, sono tanto più gravi quanto più si considera il ruolo delicatissimo che sta ricoprendo, in questo momento, il capo dello Stato; sia nel gestire la fase di transizione in vista delle elezioni, sia laddove decidesse lo scioglimento anticipato delle Camere.
Nel frattempo, i partiti, che fanno?
Assolutamente nulla. Non riescono ad accordarsi sulla riforma elettorale, non fanno niente, e potrebbero, sul tema delle intercettazioni, pur discutendone da anni. Un bel problema se si considera che non esiste al mondodemocrazia funzionante con partiti sfasciati come i nostri. Da ormai vent’anni, invece, non esistono più. Poi, per forza la magistratura svolge un ruolo suppletivo. E’ fisiologico. Uno Stato, infatti, non resiste senza poteri che lo governino. Se quelli legittimi cessano di esistere, qualcuno – può essere la finanza, la magistratura, come l’esercito – colma il vuoto.
A questa situazione, non pensa che abbiamo contribuito gli stessi giornali che oggi difendono Napolitano ma che, fino a ieri, pubblicavano tonnellate di intercettazioni su Berlusconi?
Sicuramente. Chi è senza peccato scagli la prima pietra. Chi di tempesta colpisce, di tempesta ferisce.
Realisticamente, c’è modo di uscirne?
L’unico, è quello di definire un quadro politico relativamente chiaro prima delle prossime elezioni; ove gli impegni, le alleanze, e il progetto di ciascuno siano trasparenti e precise. Questo, rassicurerebbe gli italiani sul fatto che se adesso i partiti non ci sono, dopo il 2013 torneranno a esistere.