Napoli. Nicola Cosentino obbedisce, ma non ci sta. Ha chetato di farsi da parte, non si presenterà alle prossime elezioni politiche ponendo fine a uno scontro interno al Pdl che durava ormai da tempo. L’ex coordinatore del Pdl in Campania parla di accanimento politico nei suoi confronti, un caso montato dalla sinistra per distruggerne la carriera: “Sono considerato una sorta di impresentabile per una montatura che comincia guarda caso nel 2008 quando ho preso in mano questa regione completamente rossa con un risultato elettorale straordinario” ha detto in conferenza stampa annunciando che non si candiderà più. Per Gigi Di Fiore, redattore del quotidiano napoletano Il Mattino sentito da ilsussidiario.net, “l’attacco politico che Cosentino denuncia nei suoi confronti appare francamente qualcosa che non ha sostanza”. Esistono atti giudiziari precisi, spiega Di Fiore, a suo carico molti dei quali risalgono a ben prima del 2008. Bene ha fatto Alfano, dice, a chieder che non si candidasse: “Senza voler essere giustiziasti a tutti i costi, in un momento così difficile per l’Italia è davvero ora che le forze politiche di qualunque parte, di desta e di sinistra, presentino candidati su cui non pesi alcun tipo di sospetto: è l’auspicio di tutti”.
Come giudica la difesa di Cosentino? C’è davvero una strategia politica dietro la richiesta a non candidarsi, come dice lui?
Diciamo che ci sono molti atti giudiziari a suo carico così come ci sono diversi pentiti, mi sembra più di cinque, che parlano dei suoi rapporti con la criminalità organizzata. Cosentino ha costruito la sua carriera politica dal basso, partendo dagli enti locali prima in altri partiti poi in Forza Italia. Esiste una parentela molto discussa del fratello e poi accuse sui suoi interessamenti rispetto a certi affari. Gli atti giudiziari sono quelli e sono atti su cui hanno lavorato diversi pm e su cui si sono espressi gip e giudici del riesame.
C’è anche il sospetto di rapporti con il clan dei Casalesi.
Quella è l’accusa fondamentale, sarebbe uno dei referenti politici dei Casalesi. In casi come questo la dimostrazione di un vantaggio elettorale è sempre diabolica, molto difficile da dimostrare, ma come dicevo ci sono più ipotesi negli atti sui suoi contatti. Ma si tratta di aspetti di carattere giudiziario, che lui ne faccia una interpretazione di tipo politico sinceramente mi sembra evadere il nocciolo del problema, che è penale.
Per Cosentino è il suo ruolo di coordinatore regionale del Pld che ha scatenato questa guerra contro di lui.
Ma stiamo parlando del 2008 e Cosentino era già discusso e già coinvolto in inchieste giudiziarie. Ci sono state campagne elettorali decisamente portate avanti contro di lui, citando le accuse, negli ultimi anni: Cosentino fa politica da tanto tempo e gestisce un pacchetto di voti personali enorme.
Secondo lei come reagiranno i napoletani alla notizia che non si candida? Positivamente?
Credo di sì, ormai a destra come a sinistra è veramente un impresentabile. Di questi caso se n’è parlato tanto e chiunque abbia fatto una campagna contro il Pdl ha citato il caso Cosentino. Non so davvero come il Pdl potesse pensare di inserirlo in lista con tutti i rischi per i problemi che ne derivano. A livello di opinione pubblica il suo nome non è difendibile. Negli ultimi anni si è anche assistito a una forte polemica interna al suo partito sulla sua presenza: diciamo che Cosentino è uno che si è mosso parecchio.
Alfano è stato il dirigente del Pdl che di più lo ha contrastato.
Ha fatto bene. La sua è certamente la politica che devono seguire oggi tutti i partiti per essere credibili. In un momento così difficile è fondamentale sapere a chi ci si affida. Anche un sospetto su qualcuno, e lo dico non per fare il giustizialista a ogni costo, può pesare: questa ansia di moralità della gente è ormai è datata nel tempo. Non può proseguire l’assuefazione ad avere persone in politica macchiate da comportamenti negativi, come cio hanno abituati tanti esempi negli ultimi vent’anni che era meglio non avere. Adesso bisogna sperare di voltare pagina in tutte le formazioni politiche e penso sia attualmente il sentire di tutti.
Esiste ancora oggi in Campania il cosiddetto voto di scambio? Anche diversi politici di sinistra vi sono rimasti coinvolti.
Non siamo più davanti a campagne elettorali come quella famosa del comandante Achille Lauro negli anni ’50 che regalava una scarpa, promettendo: “Se vinco, ti regalo anche la seconda”. Però i sospetti che ci siano blocchi di potere sociale che si spostano da una parte all’altra in maniera disinvolta per ottenere agevolazioni in base agli interessi del momento esistono tutt’oggi. E non si tratta di un problema solo legato ad un basso livello sociale, la famosa plebe di cui si parla sempre a Napoli, perché anche la media borghesia ha di queste responsabilità. E’ proprio la borghesia quella che negli studi sull’analisi del voto è dimostrato si sia è spostata in maniera disinvolta da una parte e dall’altra.
In definitiva?
Oggi il Bassolino, che era un potente, quando va alla presentazione di un libro non ha più nessuna corte ad ossequiarlo. Fino a qualche anno fa veniva assalito da gente che chiedeva favori, che lo osannava. Certo è un costume diffuso in tutta Italia, ma è anche una analisi di tipo socio-politico dire che i consensi elettorali si spostano con disinvoltura e hanno ben poco di adesione ideologica. Si passa da un entusiasmo all’altro con molta facilità.