Conte ha rimesso l’incarico a Mattarella, che ha convocato Cottarelli per lunedì mattina. Questi gli sviluppi di una giornata politica senza precedenti. Dopo 85 giorni di stallo e tentativi infruttuosi di dare un governo al Paese, l’impasse si trasforma in un duro scontro istituzionale. Il no del Quirinale su Savona scatena l’ira di Salvini e Di Maio. E verso il capo dello Stato si materializza lo spettro dell’impeachment, la messa in stato d’accusa del Presidente per alto tradimento. L’economista che non dispiaceva né al M5S né alla Lega per il lavoro svolto sulla spending review è il piano B di Mattarella. Stando a quanto riportato da Tgcom24, chi ha sentito Cottarelli lo descrive sorpreso. Si starebbe preparando per raggiungere da Milano la Capitale. Per lui potrebbe profilarsi un incarico per un governo del Presidente che se dovesse essere bocciato dal Parlamento, porterebbe il Paese a nuove elezioni. Probabilmente ad ottobre. «Questa scelta è incomprensibile», il commento di Di Maio. «Mai servi, mai schiavi», avverte Salvini. (agg. di Silvana Palazzo)
MATTARELLA “DECIDERÒ SU ELEZIONI ANTICIPATE”
È saltato tutto e Mattarella non lo abbiamo mai visto così scuro in volto: nel giro di qualche ora, davanti alla convinzione di Salvini, Di Maio e Conte convocati dal Colle in momenti separati sulla nomina di Paolo Savona all’Economia, è stato scelto di non accettare la lista dei ministri del Governo Lega-M5s, con Giuseppe Conte che così rimette l’incarico facendo saltare tutto il banco. «dopo aver sperimentato tutte le possibili soluzioni, si è manifestata maggioranza parlamentare Lega-M5s che hanno raggiunto intesa dopo ampio lavoro programmatico. Abbiamo agevolato in ogni modo il tentativo di dar vita ad un governo, ho atteso i loro tempi per farlo approvare anche ai loro militanti pur consapevole che questo mi avrebbe attirato affermazioni critiche. Ho accolto la proposta di un premier non eletto in Parlamento come Giuseppe Conte e ne ho accompagnato con piena attenzione il lavoro per formare il governo: nessuno può sostenere che io abbia ostacolato la formazione del governo definito del cambiamento, al contrario ho accompagnato con grande collaborazione questo tentativo come del resto è mio dovere nel rispetto delle regole della Costruzione».
Mattarella poi ha fatto presente di aver chiesto espressamente ai leader che avrebbe preso posizioni attente su determinati ministeri: «Il professore Conte mi ha presentato la lista dei ministri: io avrei dovuto firmarli per responsabilità ma in questo caso il Capo dello Stato svolge ruolo di garanzia che non ha mai subito ne può subire delle imposizioni. Ho accettato tutto tranne per Ministro Economia: designazione di un messaggio immediato di fiducia o di allarme per operatori economici e finanziari, ho chiesto di un autorevole esponente politico della maggioranza coerente con il programma scelto. Ma con la loro nomina si rischiava l’uscita di Italia dall’Euro: a fronte di questa mia sollecitazione ho registrato impossibilità al cambiamento e il premier ha rimesso il mandato». Incertezza Euro, spread che sale, risparmi italiani a rischio: Mattarella per questi motivi addetti ha rifiutato quel ministero facendo saltare l’intero banco. «Mio dovere essere attento alla tutela dei risparmi degli italiani. Ho fatto tutto il possibile per far nascere un Governo Politico: adesione all’Euro è scelta di importanza fondamentale per futuro dei nostri giovani, è tema che si può discutere ma non in questo momento. Mi riservo di decidere su elezioni anticipate nelle prossime ore dopo passaggio in Parlamento». (agg. di Niccolò Magnani)
GIUSEPPE CONTE HA RIMESSO IL MANDATO
Il Quirinale con l’annuncio del segretario Ugo Zampetti ha dato l’ufficialità di quanto si temeva nelle ultime ore: «Il presidente della Repubblica ha ricevuto oggi pomeriggio il professor Giuseppe Conte, il quale sciogliendo la riserva formulata ha rimesso l’incarico di formare il governo, conferitogli il 23 maggio scorso. Il presidente della Repubblica lo ha ringraziato per l’impegno posto per l’adempimento del suo mandato». Nel giro di pochi minuti è uscito anche l’ormai ex premier incaricato Giuseppe Conte che da stasera ritorna ad essere un “normale” professore di diritto: «Ringrazio tutti per avermi concesso la possibilità di formare il governo: abbiamo fatto il massimo sforzo e massima attenzione per adempiere a questo compito e lo abbiamo realizzato in un clima di piena collaborazione con gli esponenti delle forze politiche che mi hanno sostenuto e nominato». La nota di Conte ufficiale mette fine al suo incarico durato 5 giorni e lasciando l’Italia in una situazione ancora più fragile e grave rispetto alle scorse settimane. (agg. di Niccolò Magnani)
SALVINI: “SE VETI SU MINISTRI, NOI TORNIAMO AL VOTO”
Matteo Salvini da Terni lancia un avviso molto chiaro che conferma i timori nati in queste ultime ore prima dell’arrivo di Conte da Mattarella (colloquio ancora in corso): «Cancellare la legge Fornero; tagliare le tasse, che l’Europa non lo vuole; fermare invasione in corso dei migranti che nel frattempo è ripresa e non è vero che si è fermata come ci raccontavano, ci hanno preso in giro». Ecco, tutte queste cose sono ribadite come una nuova campagna elettorale, «sono tutte cose, eravamo riusciti a mettere nella lista dei ministri nomi e cognomi di gente che da domani vorrebbe o avrebbe voluto trasformare in realtà quella che è la speranza di milioni di italiani. Ma abbiamo un principio che per gli italiani decidono gli italiani, e non decidono gli altri europei». In pratica Salvini dall’Umbria spiega senza citarlo direttamente che dal Colle e dall’Ue ci sono i veti per non avere Paolo Savona al Ministero dell’Economia. «Per il governo che ha in mano il futuro dell’Italia decidono gli italiani, se siamo in democrazia. Ma se siamo in un recinto per cui non possiamo mettere un ministro che sta antipatico a Berlino: quello vuol dire che è il ministro giusto. Se ci sono ministri che si impegnano a difendere gli italiani allora parte il Governo, ma se dobbiamo partire condizionati dall’Europa allora non si parte e si richiede la parola agli italiani per ricevere mandato pieno per poter fare le cose che servono a loro».
Chiarissimo Salvini che sembra portare, dopo il niet del Colle, il Paese a nuove elezioni: «Mai andremo al governo con la sinistra e il Pd che ha rovinato l’Italia: le abbiamo provate tutte!! Siamo stati al tavolo del M5s dopo che Berlusconi mi ha detto “prova”. Ma dire che quesa Europa e l’Euro non funzionano, e quindi voler cambiare qualcosa, sembra che non si può: se lo fai, si alza lo spread. Dobbiamo essere liberi senza ricevere minacce dall’Ue, non mi sono mai sognato di discutere i ministri francesi e tedeschi. Non siamo un Paese libero ma siamo tenuti da Bruxelles», conclude uno scatenato segretario della Lega. Si attende ora la conferma delle dimissioni di Conte dal Quirinale, con a questo punto la più probabile formazione di un Governo tecnico per portare questo Paese a nuove urne: non è ancora ufficiale ma pare sempre di più che si vada in questa direzione. (agg. di Niccolò Magnani) QUI LA DIRETTA LIVE DELLE CONSULTAZIONI AL QUIRINALE
SALVINI-DI MAIO DA MATTARELLA NEL POMERIGGIO: SALTA TUTTO?
Il premier Giuseppe Conte è giunto in questo momento al Quirinale con la lista dei ministri da sottoporre al Presidente Mattarella e dunque si dovrebbe profilare la nascita del Governo M5s-Lega. Con un “ma” che resta ancora attivo: nel pomeriggio, senza che le telecamere li inquadrassero, Matteo Salvini e Luigi Di Maio hanno avuto un colloquio informale e “separato” con il Capo dello Stato. Dalle fonti quirinalizie, si vocifera che i due leader abbiano cercato di trattare fino all’ultimo con Mattarella per rimuovere lo stallo e l’ostacolo tra maggioranza e Quirinale sul nome di Paolo Savona e sul ruolo dello stesso Giuseppe Conte. Dal punto di vista dell’immagine politica e pubblica, vedere qualche ora prima dell’arrivo di Conte la presenza degli azionisti di maggioranza a colloquio, privato e in solitaria, non è certo un buon viatico per un premier incaricato e tecnicamente “delegittimato” nel ruolo che gli compete. Non è dunque detto che l’unica soluzione questa sera sia la nascita di un Governo: l’ipotesi, reale, di una dimissione di Conte clamorosa e di un governo che dunque salta tutto resta ancora nel novero delle possibilità da non scartare. (agg. di Niccolò Magnani)
PADOAN: “PROBLEMA NON È SAVONA MA LEGA-M5S ANTI-UE”
Alle ore 19 il premier incaricato Giuseppe Conte salirà al Quirinale ma ancora non si hanno conferme se ne uscirà da premier ufficiale o se invece il Colle avrà ancora da ridire sulla lista di ministri che il professore consegnerà al Capo dello Stato. Il nodo resta come sempre il nome di Paolo Savona che non convince Mattarella ma che nelle ultime ore sembra in via di “superamento” come ostacolo. In serata la soluzione, che sia rottura o giuramento Governo, verrà resa nota dal Quirinale forse proprio dal premier Conte in presa diretta. Intanto sul “caso” Savona interviene l’ultimo ministro dell’Economia che da qualche giorno ha fatto gli scatoloni da Via XX Settembre, Pier Carlo Padoan: «Il dibattito vero non ha che fare con la figura di Savona, ma con la politica economica strategica fondamentale quale combinato disposto del contratto di programma, chiaramente insostenibile sulla politica di bilancio, e con il fatto che esponenti della maggioranza non escludano un piano B, e cioè che di fronte alle pressioni dell’Europa si debba uscire dall’Europa», che comunque ha concluso affermando come «il nodo va sciolto per il bene degli italiani». (agg. di Niccolò Magnani)
SAVONA: “VOGLIO EUROPA PIÙ FORTE, CREDO IN UE”
Le ultime parole di Paolo Savona potrebbero essere un assist “calcolato” per il premier Conte e per la definitiva formazione del Governo Lega-M5s: alle ore 13.20 un comunicato ufficiale del professore ed economista appare sul sito ScenariEconomici.it e invita ad una Europa più forte, più equa e giusta, senza “strappi” e con un intento di fortificare la missione dell’Unione Europa (cambiando decisamente rispetto al passato) ma senza strappare con la minaccia di una uscita dall’Euro. Insomma, un modo per provare a convincere Mattarella e il Quirinale che la figura di Savona, come quella di Conte a Palazzo Chigi, sono una garanzia per l’Europa e non una minaccia. «Per chiarire quali sono le mie posizioni sul tema dibattuto e quelle del governo che si va costituendo interpretando correttamente la volontà del Paese, sintetizzo dicendo: voglio una Europa diversa, più forte, ma più equa». In particolare, tra i tanti punti toccati l’economista in lizza per la poltrona di Via XX Settembre (e sul quale si è formato lo stallo dell’ultima settimana imposto dal Quirinale) decisivo quello sul dibattito tra debito pubblico e deficit: «Sulle preoccupazioni espresse nel dibattito sul debito pubblico e il deficit, l’azione del governo sarà mirata a un programma di riduzione non già per mezzo di interventi basati su tasse e austerità – politiche che si sono rivelate errate ad ottenere tale obiettivo – bensì per il tramite della crescita del Pil, da ottenersi con un rilancio della domanda interna sia della domanda estera, creando condizioni favorevoli alle esportazioni», conclude Savona citando il programma di Governo Lega-M5s. (agg. di Niccolò Magnani)
CONTE “SCORPORA” MINISTERO ECONOMIA?
Se questa sera non usciranno i ministri del Governo Conte sul tavolo del Colle e se non saranno accettati da Mattarella si rischia seriamente di tornare alle urne_ è questo l’ultimatum dato al Quirinale dalla Lega e dal Movimento 5 Stelle, ancora impelagati sul caso Savona che sta di nuovo tenendo fermo la formazione del Governo dopo 83 giorni di lunghissima attesa dopo le Elezioni. Stamattina poi l’ennesimo attacco dall’estero contro i due gruppi “populisti” hanno di nuovo fatto infuriare Salvini e Di Maio e cercato di dare un’altra “botta” di fiducia tra l’establishment e il possibile ma non più certo futuro governo gialloverde. «Cure miracolose ed eurofobia: le strane origini dei nuovi governanti d’Italia», così titola il Guardian dal Regno Unito mettendo in discussione la capacità del premier Conte e degli azionisti di maggioranza dediti (specie in casa Cinque Stelle) alle cause del Metodo Stamina oppure in casa leghista alle teorie anti-Ue di Paolo Savona. Secondo poi il quotidiano tedesco Fas, a rischio sono tutti i rapporti tra i servizi segreti di Roma e Berlino qualora partisse un Governo con Savona all’Economia e Conte a Palazzo Chigi. Insomma, l’Europa dei poteri forti si oppone, i mercati pure e lo spread si alza: una situazione tutt’altro che “serena” nella quale il premier incaricato tenta di mediare finora con scarsi successi. Un’idea emersa nelle scorse ore, ma non particolarmente gradita a Salvini, sarebbe quella di scorporare il Ministero dell’Economia in due parti: da un lato le Finanze e dall’altro il Bilancio. Conte vuole in questo modo riuscire a convincere Mattarella e la sua maggioranza per poter finalmente far partire il Governo con la lista ministri che in realtà è pronta da almeno una settimana. Ora non resta che capire quali e quante mosse faranno i due giovani leader di M5s e Lega per capire se vi sono margini per un accordo col Colle oppure l’intero banca salta tutto e si torna alle urne.. (agg. di Niccolò Magnani)
SALVINI PUNTA AL VOTO
Torna dirompente lo spettro del voto in Italia. Se non si sblocca la questione Savona, indicato da Lega e Movimento 5 Stelle per il ruolo di ministro dell’Economica, ma mal digerito dal Colle, a quel punto, si potrebbe tornare seriamente a votare. Del resto, sono passati 83 giorni dal fatidico quattro marzo, e la nostra Repubblica è ancora senza governo, un record negativo. Oggi il Premier Giuseppe Conte dovrebbe nuovamente vedere il presidente Sergio Mattarella per provare una nuova mediazione, ma in caso di nuovo strappo, é molto probabile che gli italiani siano chiamati nuovamente alle urne. A spingere fortemente per il professore Savona (considerato dal Quirinale anti-europeista, per questo non visto in maniera positiva) è in particolare Salvini, che nel contempo è convinto che in caso di nuove elezioni, gli italiani gli garantirebbero la maggioranza per governare il paese, grazie anche al rinato rapporto con i Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni. Ecco perché le prossime ore andranno vissute con estrema attenzione, visto che tutto potrebbe accadere. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)
SALVINI STIZZITO
Si preannuncia una domenica di tensione quella iniziata poche ore fa, in tema di governo. Il nuovo esecutivo composto da Movimento 5 Stelle e Lega è pronto a dare il via alle danze, ma resta la questione dei ministri da scegliere, a cominciare dall’economista Savona, che non sarebbe ben accetto dal presidente della Repubblica Mattarella. Passano le ore, e i giorni, ma la situazione non si sblocca, visto che M5S e il Carroccio corrono uniti verso la candidatura del suddetto, e nel contempo, dal Colle non arrivano segnali di apertura. Una situazione che sta iniziando a spazientire Matteo Salvini, che nelle scorse ore è uscito nuovamente allo scoperto, invocando il ritorno al voto se non si dovesse arrivare ad una soluzione in tempi brevi: «O il governo parte nelle prossime ore e si inizia a lavorare o – ha spiegato a Martinengo, per la festa del partito, come riporta Il Fatto Quotidiano – tanto vale tornare a votare e prendere la maggioranza assoluta. Anche se mi sembrerebbe irrispettoso per gli italiani che questo governo non parta perché è sgradito a qualcuno a Berlino o Bruxelles».
E’ TUTTO PRONTO, MANCA SOLO L’ULTIMO NODO…
«Un rischio di frattura con il Quirinale? L’unico rischio che vedo – ha aggiunto – è un’ulteriore frattura tra i palazzi del potere e gli italiani. Se qualcuno rallentasse ancora questo processo di cambiamento facendo saltare 15 giorni di lavoro e sacrificio, sarei ancora arrabbiato». Per Salvini è tutto pronto, i nomi ci sono, così come il programma, ma… «Mi rifiuto di andare avanti ancora per giorni a trattare, disfare, discutere. O siamo in condizioni di lavorare o qualcuno se ne prenderà la responsabilità». La sensazione circolante è che qualcosa possa seriamente accadere in queste ore, e la giornata di oggi potrebbe essere decisiva in tal senso: o dentro, o fuori, e ciò significa ritorno alle urne. Grande responsabilità l’avrà il Premier in pectore, Giuseppe Conte, trovatosi a mediare fra due fuochi.