Una storia che ritorna e un caso mai chiuso del tutto: Rosa Capuozzo, sindaco ex M5s di Quarto, oggi è tornata sul “trattamento” ricevuto dal Movimento 5 Stelle e ha senza mezzi termini attaccato Luigi Di Maio. Tutto nasce dalle dichiarazioni del vicepresidente della Camera a L’aria che tira su La7, quando chiede scusa al consigliere regionale del Pd, Stefano Graziano, dopo l’archiviazione dell’accusa di corruzione elettorale. «Mi fa piacere che sia stato prosciolto del tutto da quell’accusa, ma mi aspetto anche le sue scuse per quell’accusa ricevuta dai suoi colleghi del Pd su Quarto quando di certo non c’entravamo nulla nè io nè i miei colleghi del Movimento», ha detto oggi Di Maio. Apriti cielo, per la sindaca di Quarto espulsa dal M5s arriva piccata la replica: «Di Maio, Quarto non la deve nemmeno nominare. Se c’è qualcuno a cui il direttorio deve chiedere scusa, questi sono i cittadini quartesi per averli abbandonati, per aver abbandonato il loro sindaco espellendolo senza che fosse nemmeno indagato. Io non voglio le scuse del Pd, loro non hanno fatto altro che cavalcare un’onda mediatica che vedeva i vertici del M5s incapaci di gestire la questione politica, ma soprattutto disinteressati nei confronti di una città, anche grazie a loro, ha sperato in un riscatto dopo vent’anni di sofferenze». Il caso di Quarto è chiuso, i problemi di espulsioni e codice etico all’interno del Movimento 5 Stelle non tanto…
Perché Rosa Capuozzo è stata espulsa dal Movimento? Sono passati circa 12 mesi ed è utile rinfrescare un po’ la memoria… La donna, sindaco del comune da due anni, sarebbe stata oggetto di minacce ripetute e di estorsioni che non avrebbe immediatamente denunciato. E’ proprio questa l’accusa che il suo partito, il Movimento 5 stelle di Grillo, le ha rivolto, scegliendo poi di espellerla dal partito ad inizio 2016. Lei si dimise in un primo tempo, poi ritornò in sella dimostrando di non essere indagata e che l’espulsione dal M5s fu un vero atto “intimidatorio voluto da Beppe Grillo”, raccontò all’epoca Rosa Capuozzo. Qualche mese fa, in piena querelle per il caso Virginia Raggi, il Movimento votò e approvò il nuovo codice etico interno che non obbliga più all’espulsione davanti a presunte indagini a carico. Il nuovo codice di comportamento segna la svolta verso posizioni più flessibili su eventuali avvisi di garanzia ricevuti da esponenti del M5s e sul ruolo del Garante (lo stesso Beppe Grillo) nelle decisioni relative. Dalla situazione di Roma fino alle firme false a Palermo, passando per Parma, Livorno, Gela e Quarto, i casi limite saranno d’ora in poi gestiti con una nuova misura più “garantista”. Le polemiche scoppiano però, con il passo del codice degli eletti che fa discutere è: “La ricezione, da parte del portavoce, di ‘informazioni di garanzia’ o di un ‘avviso di conclusione delle indagini’ non comporta alcuna automatica valutazione di gravità”. Tuonava in una intervista al Qn Rosa Capuozzo, l’ex sindaco di Quarto espulsa dal Movimento 5 Stelle e dal garante Beppe Grillo: «quel testo Grillo più che per il caso-Roma lo ha scritto su misura per la storia delle firme false a Palermo. Questo codice etico con valore retroattivo è non solo illegale, ma paradossale. Lo ritengo eticamente ingiusto e aberrante. Un codice in cui si giustifica ‘ora’ l’avviso di garanzia è assurdo. Le regole si fanno prima e si fanno rispettare, non si adattano alle situazioni». (Niccolò Magnani)