Stamattina Mario Monti era protagonista in prima pagina: del “Wall Street Journal”. Intervistato sa ben tre “editor” del quotidiano finanziario statunitens alla vigilia del suo viaggio negli Usa (Washington “ma anche Wall Street), il premier italiano invoca a caratteri cubitali «politiche di crescita per evitare la recessione in Europa». Traduzione: la Germania deve mollare (almeno un po’) sul salvataggio della Grecia e imitare (almeno un po’) gli Stati Uniti (Fed e amministrazione Obama in campagna elettorale) con politiche monetarie e di bilancio espansive, “di stimolo”. Nulla (o quasi) di tutto questo c’era sulle prime pagine dei quotidiani italiani, salco uno striminzito richiamo sulla cover del Sole 24 Ore («L’euro è solido»; ma all’interno diventa: «Le banche devono comprare BTP»).
Stamattina Mario Draghi campeggiava sul “front” del «Financial Times» con un titolo così-così: soavemente ironico e lievemente sfuggente come l’inconfondibile espressione “à la Buster Keaton” del banchiere centrale italiano. «The italian job – I cento giorni di Draghi alla Bce». Titolo della sontuosa paginona interna: «Una via abile per guadagnare tempo». Sommario: «Con la sua decisa offerta di liquidità illimitata a tre anni alle banche “strangolate” il capo della Bce ha aiutato a tenere lontano il razionamento del credito e vinto gli scetticismi di Berlino, ma rimagono profondi problemi economici e politici. Traduzione: come sopra. Sulla Grecia, sull’europa “tedesca” e sulle politiche anti-recessione. Sui giornali italiani? Meno ancora che sopra.
Delle due l’una: o i grandi “media” italiani – storici supporter dei due “Big Mario” – non distinguono più le priorità, dando spazio al Monti “locale” in azione sull’emergenza-neve e dimenticando il Draghi “globale”; oppure la pericolante democrazia italiana è davvero commissariata dalla Goldman Sachs. (G.C.)