Le scelte della politica avranno un effetto determinante sugli andamenti economici come mai successo finora. Gli scenari che sto elaborando variano da un caso migliore di ripresa verso l’autunno a uno peggiore in cui nello stesso periodo l’Italia sarà in spirale depressiva e a rischio crescente insolvenza. La differenza tra i due esiti dipende anche da fattori esterni, ma in prevalenza da scelte nazionali. Quali le più destabilizzanti e stabilizzanti?
Prima di rispondere dobbiamo capire cosa significa esattamente stabilizzazione, nelle contingenze. Il problema principale in Italia riguarda la contrazione del credito. Parte di questo fenomeno è dovuto alla crisi delle imprese che aumenta i crediti inesigibili delle banche. Ma la parte più rilevante dipende dal fatto che le banche hanno “in pancia” tonnellate di titoli di debito italiano, impiegati come capitale obbligatorio di garanzia. Se i titoli perdono valore per mancanza di fiducia, allora gli istituti devono ripristinare il capitale di garanzia con denari che vengono tolti agli impieghi nel mercato. Per questo motivo c’è una relazione tra spread e credito.
Quindi la priorità è avere un governo che riassicuri il mercato al riguardo dell’affidabilità del debito italiano affinché lo spread diventi minimo e le banche possano usare più capitale per il credito così avviando la ripresa dei consumi e degli investimenti. L’unica soluzione politica che può rassicurare i mercati è quella di un accordo tra Pd, Pdl e Monti che sia credibile almeno su un punto fondamentale: il raggiungimento e mantenimento prospettico del pareggio di bilancio. Un governo Pd di minoranza sostenuto da accordi selettivi con il Movimento 5 Stelle di Beppe Grillo non avrebbe questa credibilità e quindi va scartato.
Tale strada è segnata sia per interesse nazionale, sia per quello europeo e, pur non ancora prevedibili i dettagli, così succederà anche per le fortissime pressioni esterne di America e Germania, preoccupate che la crisi italiana porti all’implosione dell’euro e del mercato globale. Chiarita questa parte dello scenario, restano due problemi.
Il mercato non ha ancora scontato il caos italiano perché ha visto le pressioni stabilizzanti, ma non aspetterà molto tempo prima di farlo e quindi bisogna accelerare la formula politica detta sopra. Napolitano sta cercando di farlo. L’accordo Pd-Pdl-Monti eviterà il caso peggiore, ma non produrrà una ripresa forte. Quindi, appena fatta la stabilizzazione, la priorità sarà quella di renderla produttiva di crescita, in qualche modo ancora da trovare.